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Energia idroelettrica a rischio

Per salvare la produzione interna è necessario garantire delle vie di distribuzione privilegiate per l'energia pulita made in Switzerland Keystone Archive

La liberalizzazione del mercato metterebbe fuori gioco la produzione elettrica indigena. Senza misure d'accompagnamento in vent'anni potrebbe sparire il 20 per cento della produzione.

Uno studio, realizzato dal Politecnico federale di Zurigo, mette a nudo le prospettive di sopravvivenza delle centrali idroelettriche nel mercato liberalizzato: senza il sostegno dello Stato, nei prossimi decenni, andrà preso il 20 per cento della produzione odierna.

I risultati sono stati pubblicati in anteprima dal domenicale “SonntagsZeitung” e il dipartimento competente li ha confermati a swissinfo. Attualmente il 60 per cento dell’energia è garantito dalle centrali idroelettriche. Ma la produzione di 7’000 miliardi di chilowatt annui, pari alla produzione del canton Grigioni sono a rischio.

Le cause? Secondo il relatore dello studio, il professor Massimo Filippini, l’abbassamento generale dei prezzi, dovuti alla concorrenza, non permetterà alle medie e piccole aziende di rinnovare gli impianti. La conseguenza sarà la chiusura e la dipendenza dalla produzione estera.

Misure di protezione

“A lungo termine si impongono delle misure protezionistiche, per salvaguardare il beneficio ecologico e sociale della produzione interna”, afferma Pascal Previdoli, dell’Ufficio federale dell’energia. Dunque per difendere l’energia rinnovabile locale, garantendo i posti di lavoro nelle zone di montagna e sostenere un consumo energetico pulito, ci vogliono misure concrete.

“Alla sua entrata in Svizzera l’energia pulita non è distinguibile da quella prodotta dalle centrali a carbone dell’est europeo”, ricorda Previdoli. E per le istanze di controllo è impossibile sapere se l’energia proviene da reattori termici dell’ex blocco sovietico – che hanno il vantaggio innegabile di produrre a basso costo, ma con un inquinamento ambientale enorme – o da energia rispettosa dell’ambiente. “Ma per non infrangere le regole del commercio internazionale, la Svizzera non può tassare semplicemente l’energia d’importazione”.

Nella Legge sul mercato dell’energia elettrica, queste disposizioni sono previste. In particolare l’energia pulita avrebbe il diritto di transito gratuito sulle linee ad alta tensione. Questo le concederebbe un margine di concorrenzialità in più.

Ma la legge aspetta di andare in votazione da oltre un anno. Dopo alcuni rinvii si prospetta un termine alle urne per il 22 settembre.

Chi vuole la liberalizzazione?

Ma negli ultimi tempi l’euforia di privatizzazione e liberalizzazione è scemata. E anche il pacchetto di tasse sull’energia non ha avuto fortuna alle urne nel settembre del 2000. Dunque una situazione scomoda che non favorisce le misure di accompagnamento che trovano il consenso anche degli ambienti ecologisti.

I ritardi sono dovuti al fatto che nessuno ha un vero interesse a sostenere il progetto. Da una parte ci sono i sindacati, autori del referendum, che combattono l’ulteriore passo di apertura del mercato.

E dall’altra il padronato che ha già ottenuto le concessioni più importanti anni fa. “In Svizzera i grandi consumatori di energia, in primo luogo l’industria, possono già scegliere liberamente il proprio fornitore e definiscono i prezzi”, si ricorda all’Ufficio federale dell’energia.

Certo anche i privati potrebbero trarre dei benefici dalla liberalizzazione, potendo scegliere il fornitore e il tipo di produzione dell’energia, ma l’esempio della Germania non sembra sostenere la necessità. Lì solo una minima parte dei consumatori ha scelto una nuova azienda elettrica; il libero mercato non interessa.

Per l’esperto Previdoli la soluzione sta nella bilancia degli interessi: “Dobbiamo cercare una via di mezzo che tenga conto delle necessità dell’industria, dei diritti dei consumatori e degli interessi economici delle regioni produttrici di energia idroelettrica”.

Come tale si ripropongono le soluzioni della legge che non piace a nessuno: favorire il passaggio e la vendita dell’energia pulita prodotta dalle centrali idroelettriche svizzere.

Daniele Papacella

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