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Fallisce di misura l’assalto di nazionalisti e pacifisti

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Il campo dei vincitori deplora la confusione che gli avversari della revisione hanno coltivato durante tutta la campagna e che ha contribuito a determinare una così profonda divisione del Paese. I nazionalisti mettono in guardia il governo da un'adesione alla NATO, mentre i pacifisti sono soddisfatti per avere portato in piazza il dibattito sulla solidarietà internazionale della Svizzera.

Raramente in passato l’incertezza è regnata così a lungo dopo la chiusura delle urne. Si è dovuto attendere il risultato di Berna, quattro ore dopo la chiusura dei seggi, per ribaltare di strettissima misura la maggioranza fino allora favorevole ai no. Il risultato di Zurigo, favorevole nella misura di oltre il 53%, ha finito per ribaltare definitivamente la situazione. I fautori della revisione approfittano così del fatto che non era necessaria la doppia maggioranza del popolo e dei cantoni.

Una prima analisi dimostra come la Svizzera questa volta non si sia spaccata sul filo di un fossato linguistico. I confini della spaccatura coincidono da un lato con i cantoni svizzero-tedeschi periferici e agricoli, insieme a gran parte del Ticino, contrari all’apertura verso l’estero. D’altro lato troviamo i cantoni della Svizzera romanda, tradizionalmente più pacifisti e critici per tutto quanto tocca l’esercito. L’alleanza contro natura di questi due campi ha fallito di poco nel suo tentativo di affossare la riforma. La spunta dunque di misura un terzo campo, che comprende i centri urbani dell’Altipiano.

Tra le prime reazioni giunte quella di Hans Fehr, che ha condotto la controversa virulenta campagna per il referendum a nome dell’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente ASNI. “Prendiamo ora alla lettera il Consiglio federale, ha ammonito Fehr, che ha promesso di vegliare alla neutralità della Svizzera.” L’ASNI si riserva di lanciare altri referendum se non gradirà la direzione presa per la riforma Esercito XXI. Per il presidente dell’UDC Uli Maurer, il risultato così serrato non permetterà al Consiglio federale un grande margine di manovra nell’interpretare la nuova legge e “non sarà possibile dirigersi verso un’adesione alla NATO.”

Per il comitato pacifista “Solidarietà invece di soldati” nonostante la sconfitta l’opposizione alla revisione si è rivelata pagante, perché ora il Consiglio federale dovrà mantenere le promesse fatte durante la campagna. Per Nico Lutz, del GSsE, il governo ha dovuto adattare il progetto iniziale e durante la campagna ha dovuto concedere altre garanzie. Oggi è chiaro che l’armamento dovrà servire esclusivamente alla protezione dei soldati. Il concetto di impegno civile non potrà essere esteso a piacimento.

La consigliera nazionale UDC grigionese Brigitta Gadient, per il comitato in favore della revisione, ha detto che questo risultato è dovuto probabilmente anche alla confusione della campagna che per finire ha destabilizzato gli elettori: “Non sapevano più se, accettando la revisione, avrebbero nel contempo anche detto sì alla Nato.”

Per il presidente dei popolari democratici Philippe Staehlin, il risultato nella Svizzera centrale e orientale, dove il PDC è molto presente, dimostra come molta gente sia ancora ferma a un concetto di esercito tradizionale. Il PPD saluta il risultato, che interpreta come un segnale favorevole a una maggiora apertura. Il risultato così serrato deve però incitare a una certa prudenza in questo campo.

Il presidente del partito radicale democratico Gerold Bührer ha sottolineato come per tanta gente la neutralità resti un concetto molto importante. Per Bührer, anche il sistema di milizia e un concetto di sicurezza di tipo classico devono restare centrali. Bührer ha anche deplorato la disinformazione fatta dagli avversari della revisione, che hanno seminato la confusione sulla portata della revisione.

Per la consigliera nazionale socialista Barbara Haering, il risultato non costituisce un assegno in bianco per il Dipartimento militare. La Svizzera parteciperà a un sistema di solidarietà sulla base dei mandati dell’ONU e dell’OSCE per contribuire a stabilizzare regioni dove regna il caos.

A Ginevra, l’ONU ha reagito favorevolmente al risultato. Una portavoce si è rallegrata per “il gesto di solidarietà del popolo svizzero con la comunità internazionale in favore della pace.”

Mariano Masserini

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