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“Acqua virtuale” per combattere la fame

Troppa acqua sprecata inutilmente Keystone

Un’utilizzazione cosciente delle risorse idriche nell’agricoltura deve sostituire gli eccessi del passato.

Se ne è parlato nel corso di un simposio internazionale, svoltosi nei pressi di Berna, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione.

Negli anni sessanta e settanta aveva fatto furore la cosiddetta rivoluzione verde che garantiva rendimenti agricoli senza precedenti grazie all’impiego massiccio di acqua.

Un sistema che aveva dato i suoi frutti e che in 20 anni aveva permesso di triplicare la produzione di grano.

Ora però tutti i sistemi di irrigazione concepiti 30 anni fa si stanno trasformando in un boomerang: in Europa molti acquitrini e paludi si sono prosciugati perché la falda freatica è stata sfruttata troppo intensamente.

Numerose riserve d’acqua sono inutilizzabili per l’uomo perché troppo inquinate da pesticidi e acque di scarico. Inoltre i contadini danno troppa acqua ai loro campi, l’acqua stagna ed evapora; i sali minerali restano e su questi sali non cresce più nulla.

Il prezioso liquido è perso per sempre.

Un grido d’allarme

Gli esperti corrono ai ripari e cercano nuove soluzioni. Il ruolo svolto dall’acqua nell’ambito dello sviluppo agricolo e della lotta contro la fame e la povertà è infatti fondamentale.

A Zollikofen, nei pressi di Berna, i partecipanti al simposio organizzato dalla sezione svizzera dell’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), hanno così voluto gettare un ponte fra l’Anno internazionale dell’Acqua e la Giornata mondiale dell’alimentazione.

“Acqua virtuale” come soluzione al problema?

L’acqua è dunque un bene sempre più raro, da cui dipende la sopravvivenza di tutta la specie umana. Per non perderla bisogna saperla utilizzare in modo giudizioso.

A questo proposito potrebbe riuvelarsi interessante un concetto come quello dell’”acqua virtuale”, che potrebbe diventare una nuova unità di misura secondo Christoph Studer, direttore della Scuola universitaria svizzera di agronomia.

L’”acqua virtuale”, un termine creato da uno studioso inglese all’inizio degli anni novanta, è la quantità di acqua utilizzata nella produzione di una derrata alimentare e contenuta in un prodotto.

Un esempio: se per produrre una tonnellata di grano ci vogliono 1’000 m3 di acqua, un Paese che soffre di penuria di acqua può semplicemente importare questa tonnellata di grano, riducendo di 1’000 m3 la pressione esercitata sulle sue risorse idriche limitate.

L’Egitto importa ad esempio 6,6 milioni di tonnellate di grano, ossia 6,6 miliardi di tonnellate di acqua virtuale. Importando il cereale l’Egitto risparmia dunque quasi il 12% della parte di Nilo che per legge può sfruttare.

Se si analizza il fenomeno inverso, cioè l’esportazione di “acqua virtuale”, si constata che se le esportazioni provengono da Paesi come il Canadà o gli Stati Uniti il conto torna.

Se invece l’”acqua virtuale” viene esportata sotto forma di cotone, dalla Siria, o da Paesi come il Kazakistan o il Burkina Faso – che non dispongono di eccedenze di acqua – l’equilibrio viene alterato in modo preoccupante.

La presa di coscienza del consumatore

Il commercio internazionale di “acqua virtuale”, se praticato con il giusto equilibrio, può dunque attenuare la pressione sulle risorse di acqua limitate, sia a livello locale, che globale. Contribuisce inoltre ad una maggiore efficienza nell’ambito dell’utilizzazione di acqua.

In campo agricolo è dunque molto importante che gli organismi decisionali prendano coscienza del significato e dell’importanza dell’”acqua virtuale” .

Il consumatore medio può invece contribuire rinunciando all’acquisto di prodotti “a forte consumo d’acqua”, provenienti da Paesi dove la pressione sulle risorse d’acqua è grande.

In tal modo verrebbe a cadere l’interesse di questi Paesi nei confronti della produzione e dell’esportazione di simili derrate alimentari.

L’acqua: un bene prezioso

Gli esperti presenti a Zollikofen non hanno trovato soluzioni ideali ma le proposte avanzate e discusse nel corso dei workshops hanno lasciato intravvedere qualche spiraglio di speranza nella delicata e vitale questione.

Christoph Studer ha ribadito che è primordiale rendere attenta la popolazione sul quantitativo di “acqua virtuale” contenuto nei vari alimenti.

Solo così l’opinione pubblica si renderà conto che le proprie abitudini alimentari e il proprio comportamento influiscono in modo determinante sul consumo globale di acqua nel mondo.

swissinfo, Elena Altenburger

Ogni sette secondi un bambino muore di fame nel mondo
Nel 2002 le persone sottoalimentate erano 840 milioni; nel 2001 erano 815 milioni
Ogni giorno 100’000 persone muoiono di fame

800 milioni di persone nel mondo non hanno di che sfamarsi e lottano per sopravvivere. 2,5 miliardi di poveri devono sbarcare il lunario con meno di due dollari al giorno.

La Giornata mondiale dell’alimentazione di questo giovedì è un’occasione per dar prova di solidarietà con le persone più sfavorite del globo.

In Svizzera si è cercato di gettare un ponte fra l’Anno internazionale dell’Acqua e la Giornata mondiale dell’alimentazione.

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