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Consiglieri d’amministrazione dalle tasche piene

Essere membro di un consiglio d'amministrazione elvetico è un buon affare Keystone

Lavorare per le grandi società svizzere quotate in borsa rende bene. Nel 2006, i membri dei consigli d'amministrazione elvetici hanno guadagnato in media 230'000 franchi (140'000 euro).

Si tratta di un compenso che è quasi il doppio di quello percepito nel resto d’Europa (72’000 euro). È quanto emerge da uno studio dalla società di consulenza Heidrick & Struggles.

I membri dei consigli d’amministrazione (Cda) delle grandi imprese svizzere sono i meglio retribuiti d’Europa. Nel 2006 hanno percepito in media 140’000 euro (230’000 franchi).

Anche gli onorari per seduta sono molto più elevati: un membro di un Cda in Svizzera guadagna mediamente 6’381 euro, mentre in Svezia l’importo non supera i 1’907 euro. La media europea si situa a 3’267 euro.

Ad ogni modo vi è una tendenza all’aumento in tutti i paesi; nel corso degli ultimi otto anni è stato constatato un raddoppio delle retribuzioni. Il fenomeno si spiega sia con la volontà di ingaggiare personalità di spicco, sia con le accresciute responsabilità, rileva lo studio condotto presso 294 grandi imprese di dieci paesi.

Tanti stranieri, poche donne

La Svizzera si distingue anche per il tasso più elevato di membri dei Cda stranieri, quasi il 45%, contro una media europea del 18% appena. Secondo l’analisi, ciò riflette l’implicazione internazionale dell’economia elvetica. I più rappresentati negli organi di sorveglianza delle imprese svizzere sono gli statunitensi (27%), seguiti dai tedeschi (22%), dai britannici (15%) e dai francesi (11%). Lo studio indica che il numero dei russi, indiani e cinesi dovrebbe aumentare in futuro, riflettendo la crescita dei rispettivi mercati.

Le donne sono sempre sottorappresentate nei Cda elvetici: occupano infatti soltanto il 7,2% dei seggi, contro una media europea dell’8,4%. Quanto all’età, indipendentemente, dal sesso, la media in Svizzera si attesta a 59,4 anni. Solo altri due paesi hanno Cda più anziani.

Trasparenza in aumento

In materia di trasparenza, in Svizzera lo studio rileva progressi a partire dal 2002, anno di introduzione del codice della Corporate Governance. La Confederazione si situa al terzo posto dopo la Gran Bretagna e i Paesi Bassi.

Sono tuttavia ancora possibili miglioramenti per quanto riguarda le informazioni sull’ammontare dei salari e sui metodi usati per calcolarli. Inoltre c’è ancora una generale reticenza nel dichiarare quante azioni sono in possesso dei membri del Cda: solo un quinto delle imprese informa a riguardo.

Altro deficit, quello legato all’assenza di «pagelle»: solo il 20% dei grandi gruppi elvetici fa valutare l’operato dei membri del Cda. D’altronde, dall’analisi emerge che gli organi di sorveglianza svizzeri contano meno membri rispetto alla media europea (9,8 contro 12,8) e si riuniscono meno sovente (7,3 volte all’anno contro 8,7).

swissinfo e agenzie

Il sistema di autoregolazione introdotto nel luglio 2002 dalla Borsa svizzera chiedeva alle società soltanto la pubblicazione del montante globale delle remunerazioni dei membri del consiglio d’amministrazione.

Nel 2007 è entrata in vigore una nuova legge che obbliga le 300 società quotate in borsa a comunicare nel dettaglio i salari e le indennità ricevute direttamente o indirettamente dagli amministratori o dai loro famigliari.

Con queste disposizioni, le autorità federali vogliono permettere agli azionisti di esercitare in modo più efficace la loro funzione di controllo.

Ma il processo non è ancora terminato: oltre alla revisione del diritto azionario, che sfocerà in un messaggio al parlamento entro fine anno, è in atto la raccolta di firme per un’iniziativa popolare contro le “retribuzioni abusive”.

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