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Energia: la Svizzera e l’Europa

Le autostrade dell'elettricità attraversano la Svizzera Keystone

Bruxelles ha appena licenziato un "libro verde" sull'energia. La Svizzera, pur non essendo membro dell'Ue, ha un ruolo importante per l'elettricità.

Crisi del gas tra Russia ed Ucraina, petrolio sempre più caro e scetticismo sulla sostenibilità ambientale dei combustibili fossili infondono nuovo slancio a una politica europea dell’energia.

A Bruxelles e a Berna c’è molto interesse ad approfondire il tema dell’energia elettrica, anche se, per ora, ci si rifiuta di usare il termine “Bilaterali tris”. I primi negoziati, nella migliore delle ipotesi, partiranno in autunno. “Stiamo lavorando ai rispettivi mandati negoziali” ci spiega la titolare del dossier energia alla Missione svizzera presso l’Unione europea, Elisabeth Guyer.

Transito, accesso ai mercati e riconoscimento delle attestazioni di origine per l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili sono i principali temi che dovranno essere affrontati nelle intese tra Svizzera ed Unione Europea.

Sul lato elvetico molto dipende anche dall’evoluzione della legislazione, in particolare dalla modifica della legge federale sulle installazioni elettriche e la nuova legge federale sull’approvvigionamento d’energia. Quest’ultima è passata alla Camera bassa lo scorso autunno e si trova ora sul tavolo della commissione energia della Camera dei cantoni. Se ne discuterà al più presto in giugno.

Snodo elettrico europeo

La Svizzera è un tassello chiave nell’interconnessione delle reti europee: l’elettricità che transita attraverso le frontiere della Confederazione è il triplo quella destinata al consumo interno.

Tuttavia, non essendo membro dell’Unione, la Svizzera non è giuridicamente tenuta a seguirne le regole. Le autorità elvetiche non partecipano al dibattito politico generale in corso in Europa e in maniera minima alle concertazioni tecniche. Il dialogo è soprattutto bilaterale, con i paesi confinanti, e non sempre è facile: il black-out del settembre 2003 in Italia ha messo chiaramente in luce la necessità di migliorare lo scambio rapido d’informazioni.

Per i “grossisti” dell’elettricità europea sulla griglia svizzera c’è poca concorrenza e quasi tutta tra compagnie elvetiche. “Manca un accesso trasparente, oggettivo e non discriminatorio”, afferma Peter Styles, esperto di Svizzera nel direttivo della EFET, la lobby europea dei traders energetici. “E’ difficile anche solo sapere quanta capacità di trasporto sarà disponibile e in quali momenti”.

Il nodo è strategico, politico, ma nell’attesa i responsabili della rete elvetica hanno cominciato ad affrontarne il lato più “semplice”: quello tecnico. Una maggiore euro-compatibilità dovrebbe, oltre ad aumentare le occasioni di business, ridurre i rischi per la Svizzera in caso di imprevisti.

Un’Europa unita liberalizzata solo sulla carta

La liberalizzazione definitiva del mercato europeo dell’elettricità e del gas è prevista, sulla carta, per luglio 2007. Nella pratica gli ex monopoli nazionali continueranno ad esercitare tutto il loro peso: il caso recente della fusione in Francia tra Suez e Gaz-de-France che ha sbarrato la strada all’arrivo concorrenza italiana dimostra come la maggioranza dei governi consideri questo settore parte dell’ argenteria di famiglia.

L’apertura dei mercati europei può rappresentare un’opportunità per i produttori elvetici, ma Bruxelles l’ accetterà solo a patto che vi sia reciprocità. “Non tutti i nostri produttori vedono di buon occhio la prospettiva di aprire il mercato svizzero agli stranieri, ma se si vuole partecipare al mercato europeo sarà inevitabile”, confida un funzionario svizzero che gestisce il dossier.

La sovranità elettrica

Se sul piano tecnico la materia non presenta grandi problemi, su quello giuridico-politico il terreno potrebbe diventare scivoloso. E’ probabile che Bruxelles chieda alla Svizzera di impegnarsi a riprendere nel proprio diritto l’evoluzione futura della legislazione europea in materia. Per Berna potrebbe porsi un problema di diminuzione della propria sovranità elettrica.

D’altro canto certe regole europee, come quelle sulla congestione delle reti, potrebbero essere più vantaggiose per la Svizzera di quanto è in vigore adesso bilateralmente. Urs Näf, responsabile energia di Economiesuisse (l’associazione padronale), attira la nostra attenzione sulla frontiera meridionale: “La divisione della capacità di trasporto al 50% tra noi e l’Italia penalizza le nostre imprese e non sarebbe accettabile secondo le regole europee”.

Il mondo economico è in linea di principio favorevole alla Svizzera nel mercato elettrico europeo. La questione semmai è il come, ma per ogni potenziale problema delle soluzioni possono essere trovate; lo si è visto su altri delicati temi, come la partecipazione al sistema Schengen/Dublino. Negoziare, dopotutto, serve proprio a questo.

swissinfo, Tomas Miglierina, Bruxelles

Nel suo “libro verde” sulle sfide energetiche, la Commissione europea analizza sei settori prioritari e presenta una ventina di proposte concrete.

L’Ue si appresta a liberalizzare il mercato dell’elettricità nel 2007. Anche in Svizzera la discussione sull’apertura di questo mercato è in corso, con la discussione in parlamento di una nuova legge federale.

Il black out avvenuto il 28 settembre 2003, quando una larga parte dell’Italia è rimasta al buio per un guasto in territorio svizzero, ha dimostrato quanto urgente sia il miglioramento della coordinazione fra le varie reti elettriche europee.

Nei prossimi 20 anni, in Europa si investiranno 1000 miliardi di euro per soddisfare la domanda energetica e per sostituire le infrastrutture superate.
L’Ue importa oggi il 50% dell’energia necessaria.
Entro il 2030, la domanda globale di energia sarà del 60% superiore ai livelli attuali.

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