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«Gli economisti sono come i generali»

Universita della Svizzera Italiana

Il decano della facoltà di Scienze economiche dell'Università della Svizzera italiana, Mauro Baranzini, ha ottenuto il Premio Internazionale per le scienze economiche 2009 dell'Accademia Nazionale dei Lincei di Roma. Nostro incontro nella città italiana.

«Non posso dimenticare che la Svizzera italiana ha dato uomini e contributi importanti alle scienze economiche. Penso a Bruno Caizzi e a Pietro Balestra, e ad altri che, per esempio, occuparono le prime cattedre di econometria in Europa e in Svizzera. Una delle persone che più hanno influenzato la mia scelta di imboccare questa strada fu un insegnante al liceo di Bellinzona, il professor Jauch. Poi Friburgo, Zurigo, e le università inglesi, dove ho potuto ascoltare i grandi dell’economia».

Sono i ricordi di Mauro Baranzini, decano della Facoltà di scienze economiche dell’Università della Svizzera italiana (USI) di Lugano, emersi poco prima di ricevere, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, uno dei premi più ambiti: quello dall’Accademia Nazionale dei Lincei.

Si tratta della più antica accademia scientifica del mondo, unanimemente riconosciuta per essere l’istituto di maggior prestigio in Italia. «Una sorpresa totale – ci ha detto un po’ emozionato l’ex docente di Oxford e Cambridge -, visto che oltretutto nemmeno avevo presentato la mia candidatura. Ma credo che questo sia anche un riconoscimento a tutta la squadra di economisti che, faticosamente ma con grande coerenza e impegno, sta facendo la sua parte nella bella crescita dell’USI».

Recita tra l’altro la motivazione ufficiale del premio: «Baranzini ha dato contributi di grande originalità alla teoria della distribuzione del reddito e della ricchezza, dell’accumulazione e della dinamica economica strutturale».

Riforme per superare la crisi

Baranzioni è poi un prolifico scrittore di numerosi saggi, e notoriamente di scuola keynesiana: «Cioè – ha spiegato – quella scuola che mette in primo piano la persona, il benessere generale, e non la finanza e i soldi. E penso che proprio la pesante crisi economico-finanziaria in atto ne dimostri l’assoluta validità».

«Una crisi – ha aggiunto – che ci lascia con le ossa rotte, e che può essere superata solo riformando profondamente il sistema finanziario, come del resto avvenne alla fine della seconda guerra mondiale. Altrimenti, fra pochi anni ci ritroveremo a sbattere la testa contro il muro».

Sostenere la ricerca scientifica

Come ogni anno, è stato il capo dello Stato ad accogliere i premiati. Gli abbiamo chiesto del premio assegnato, oltre che all’economista ticinese, anche ad Adriano Aguzzi, il patologo dell’Università di Zurigo, già affermato a livello mondiale per le sue ricerche sulle malattie da prioni.

«È nella tradizione dell’Accademia dei Lincei quella di segnalare lavori di studiosi all’estero – ci ha detto il presidente della Repubblica -; del resto la ricerca scientifica rimane un motore fondamentale e, come ho ripetuto anche di recente, va fortemente sostenuta».

Nei mesi caldi della contestazione studentesca in Italia, Giorgio Napolitano aveva in effetti lanciato l’allarme su certi tagli alla ricerca considerati troppo pesanti.

Impreparati alle guerre del futuro

Anche il presidente dei Lincei, Giovanni Conso (già ministro della giustizia) ha sottolineato l’intensità dei rapporti tra l’Accademia e il mondo universitario elvetico: «Certo, per la Svizzera italiana c’è in più il cuore che batte», ha affermato congedandosi da Mauro Baranzini.

Al professore ticinese ho poi chiesto a cosa serva la scienza economica, a cosa servono gli economisti, visto che non hanno saputo prevedere il terremoto finanziario e la recessione che stanno ancora colpendo a livello mondiale.

Pronta e simpatica la risposta: «Gli economisti sono come i generali, sempre pronti a spiegare le guerre del passato ma mai quelle del futuro. Del resto l’economia è una “scienza umana”, nel senso più letterale possibile, visto che interessa la vita di tutti, consumatori lavoratori o imprenditori. Dunque, non una scienza esatta; anzi una scienza terribilmente difficile».

E l’assalto al segreto bancario svizzero? «Per quanto concerne la posizione svizzera, credo che occorra tener conto di una questione etica. Se il segreto bancario serve a tutelare capitali che sono stati guadagnati onestamente e dichiarati al fisco bene, ma se deve servire da paravento per nascondere attività non trasparenti o illecite allora c’è un problema».

Un problema, ha sottolineato Baranzini, che la Svizzera deve affrontare, «puntando oltretutto sulla professionalità, sulla competenza e anche sulla discrezione del nostro sistema finanziario».

Aldo Sofia, Roma, swissinfo.ch

Nato il 31 agosto 1944 a Bellinzona, Mauro Baranzini ha conseguito nel 1972 un dottorato in economia presso l’Università di Friburgo.

Dal 1976 al 1987 ha insegnato economia presso l’Università di Oxford. Dal 1987 al 1997 è stato professore ordinario di economia politica all’Università di Verona.

Dal 1997 è decano e professore di economia presso l’Università della Svizzera italiana a Lugano.

L’Accademia Nazionale dei Lincei, fondata nel 1603 dal principe Federico Cesi, è la più antica accademia scientifica del mondo.

Tra i suoi soci annovera Galileo Galilei, Charles Darwin, Albert Einstein e numerosi premi Nobel.

L’obiettivo dell’Accademia è “promuovere, coordinare, integrare e diffondere le conoscenze scientifiche nelle loro più elevate espressioni nel quadro dell’unità e universalità della cultura”.

Tra i riconoscimenti conferiti annualmente dall’Accademia alle più alte personalità del mondo della scienza e dell’arte vi è il Premio del Presidente della Repubblica, i premi del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Premio Linceo.

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