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Gli Usa avrebbero escluso le banche svizzere

Madeleine Albright non stava dalla parte della Svizzera nel 1996 Keystone

No comment delle banche svizzere sulla loro esclusione da un ruolo di supervisione nel programma "petrolio in cambio di cibo" in Iraq.

Il rapporto ad interim sul programma delle Nazioni Unite rivela che l’ex segretaria di stato, Madeleine Albright, sarebbe intervenuta personalmente per bloccare UBS e Credit Suisse.

Secondo il testo, redatto dalla commissione d’inchiesta indipendente, Madeleine Albright, allora segretaria di stato americana, si sarebbe opposta nel 1996 all’assegnazione di un contratto all’UBS e al Credit Suisse (CS) per la gestione dei conti del programma “petrolio in cambio di cibo” in Iraq.

L’inchiesta sulla sottrazione di fondi nell’ambito del programma è uno dei maggiori scandali della storia delle Nazioni Unite.

Il CS era peraltro l’istituto bancario più qualificato, secondo i criteri Onu. Ma la Albright ritenne invece che le leggi svizzere relative al segreto bancario non fossero abbastanza trasparenti.

Altro motivo per escludere la Svizzera: non faceva ancora parte dell’Onu, all’epoca. Il che rendeva difficile l’applicazione legale di una risoluzione Onu. Senza contare il fatto che Saddam Hussein e la sua famiglia possedevano dei conti privati in Svizzera.

L’oro nazista

Nel 1996 le banche svizzere cominciavano inoltre ad essere sempre più coinvolte nella controversia riguardante i fondi ebraici in giacenza e il loro ruolo durante il nazismo.

Solo nel 1998 gli istituti bancari elvetici si accordarono per un pagamento globale di 1,25 miliardi di franchi, per risarcire i sopravvissuti all’Olocausto o i loro eredi.

Una scelta politica

Dal rapporto intermedio sullo scandalo riguardante la sottrazione di fondi dal programma “Oil-for-food” per l’Iraq è emerso che l’attribuzione dei contratti bancari fu alla fine decisa dall’allora segretario generale Onu: l’egiziano Boutros Boutros-Ghali.

In una lettera alla commissione d’inchiesta quest’ultimo spiega che la scelta della Banca nazionale di Parigi (BNP) era stata presa “in accordo con le delegazioni americana ed irachena. Si trattò di una decisione politica”.

La società ginevrina d’ispezione, Société Générale des Surveillance (SGS) fu ugualmente messa da parte, indica il rapporto e al suo posto si preferì l’olandese Sayboot.

Membro della commissione d’inchiesta, il professore di diritto penale Mark Pieth si è detto sorpreso dalla portata che hanno avuto le considerazioni politiche sul programma. Secondo il professore di Basilea i responsabili dell’Onu hanno piegato le regole decidendo fra di loro a chi assegnare i contratti.

swissinfo e agenzie

La commissione di esperti indipendenti conduce un’inchiesta sui miliardi di dollari fatti sparire dal dittatore iracheno Saddam Hussein durante il programma Onu “petrolio in cambio di cibo”.

Il programma durò dal 1996 al 2003.

Numerosi privati e ditte di una cinquantina di paesi sono sospettati di essere coinvolti nello scandalo.

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