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Grossi rischi aleggiano sull’economia mondiale

Philipp Hildebrand, Eveline Widmer-Schlumpf e Johann Schneider-Ammann (da sin. a destra) a Washington hanno rassicurato sul futuro della Svizzera nell'FMI swissinfo.ch

I "rischi significativi" che gravano sulla ripresa dell'economia mondiale preoccupano i ministri delle finanze dei 187 Stati membri del Fondo monetario internazionale (FMI), fra cui la Svizzera. Berna lancia un appello ai paesi sviluppati più indebitati.

Pur rafforzandosi, la ripresa globale rimane vulnerabile, sottolinea il Comitato monetario e finanziario dell’FMI. I pericoli vengono dai disavanzi pubblici e dal debito sovrano, temi che hanno dominato le discussioni nelle assemblee di primavera dell’FMI e della Banca mondiale, svoltesi nel fine settimana a Washington.

“Occorrono misure credibili per accelerare i progressi nel superare le sfide legate alla stabilità finanziaria e per garantire il consolidamento fiscale nei Paesi avanzati”, scrive l’organo politico dell’FMI, composto dei ministri delle finanze degli Stati membri.

Nel suo discorso dinanzi alla commissione, la ministra elvetica Eveline Widmer-Schlumpf ha sottolineato che “benché le prospettive di ripresa globale si siano consolidate, prevalgono ancora i rischi che potrebbero farla deragliare”.

L’instabilità nella zona euro

Per la ministra svizzera, “l’instabilità dell’area euro periferica” è “il rischio chiave”. Eveline Widmer-Schlumpf si è infatti interrogata sulla “sostenibilità dei livelli di debito pubblico in alcune economie”.

La consigliera federale ha aggiunto di “vedere un grande bisogno, da parte di paesi più progrediti, di proseguire strategie credibili di risanamento dei conti pubblici”. Ha quindi avvertito che “non basterà semplicemente tornare alle posizioni dei conti precedenti la crisi ed eliminare i deficit strutturali”.

Le affermazioni della Widmer-Schlumpf sembravano includere anche gli Stati Uniti. Del resto, l’FMI ha esortato gli Stati Uniti ad agire rapidamente per ridurre il loro debito, calcolando che il deficit raggiungerà il 10,8% del prodotto interno lordo (PIL) USA entro la fine dell’anno. Insieme all’Irlanda, gli Stati Uniti si troveranno nella poco invidiabile posizione di avere il rapporto disavanzo/PIL più alto del mondo industrializzato.

Il segretario americano Timothy Geithner ha risposto che gli Stati Uniti hanno intrapreso riforme. Ma ha cercato di deviare le critiche, chiedendo che altri paesi seguano la stessa via riformatrice. Senza nominare la Cina e la sua protezione dello yuan, ha biasimato “i paesi i cui elementi fondamentali richiedono maggior flessibilità dei tassi di cambio”.

Una bolla immobiliare

Eveline Widmer-Schlumpf ha esortato i paesi più industrializzati a un consolidamento “credibile” dei conti pubblici. La ministra e gli altri membri della delegazione elvetica hanno riconosciuto che le grandi banche e il surriscaldamento del mercato immobiliare costituiscono delle sfide alla ripresa in Svizzera.

Anche se la Svizzera si è ripresa dalla crisi meglio di altri paesi industrializzati, i problemi restano. L’FMI avverte che “le pratiche lassiste nei mutui immobiliari” richiedono “misure preventive” da parte delle autorità svizzere.

L’organismo internazionale esprime inoltre preoccupazione per “i rischi riguardanti le due grandi banche”, UBS e Credit Suisse. E chiede “la rapida adozione” da parte del parlamento elvetico del disegno di legge che mira a ridurre l’impatto delle banche di importanza sistemica sull’economia nazionale.

A una conferenza stampa congiunta, a margine delle assemblee, il ministro elvetico dell’economia Johann Schneider-Ammann e il presidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Philipp Hildebrand hanno fornito analisi un po’ diverse sul rischio di “bolla” immobiliare nella Confederazione.

Se per Johann Schneider-Ammann, una “bolla immobiliare non è un rischio reale o serio”, date le politiche seguite dalla BNS, proprio il presidente di quest’ultima ha avvertito che “è cruciale non finire in questa situazione”. Nel mercato immobiliare svizzero ci sono dei segmenti “dove i prezzi sono aumentati considerevolmente. Le banche operano in un ambiente altamente competitivo e hanno criteri di erogazione di prestiti relativamente flessibile”, ha lamentato.

“All’inizio della crisi, a differenza di altri paesi, noi non abbiamo avuto una bolla immobiliare e sarebbe una tragedia se ne producessimo una adesso”. Tuttavia, Philipp Hildebrand ha concluso con una nota positiva: le autorità svizzere “sono determinate a seguire attentamente la situazione e, se necessario, ad adottare provvedimenti adeguati”.

Una crescita più equa

Altro tema che ha tenuto banco nelle assemblee di primavera delle istituzioni di Bretton Woods sono state le rivolte popolari in Nord Africa e del Medio Oriente. Mentre nelle regioni in questione proseguono le rivolte, i ministri delle finanze hanno incaricato il Fondo monetario internazionale di analizzare il loro impatto economico. L’FMI deve valutare anche l’aiuto allo sviluppo in queste regioni.

“Insieme possiamo costruire un futuro migliore per questi paesi,” ha dichiarato il direttore generale dell’FMI, Dominique Strauss-Kahn, riferendosi a Egitto e Tunisia.

Da parte sua, Johann Schneider-Ammann ha rilevato che le insurrezioni nel Nord Africa e nel Medio Oriente dimostrano che la crescita economica deve andare di pari passo con “un coinvolgimento maggiore”.

“È essenziale che le tendenze positive registrate in numerose zone del mondo in via di sviluppo siano sostenute da una crescita più equa e più inclusiva, tramite l’accesso ai servizi di base e il miglioramento della governance”, ha detto il ministro svizzero dell’economia.

La Svizzera ha buone possibilità di mantenere il proprio seggio nel Consiglio esecutivo del Fondo monetario internazionale (FMI), anche qualora questo organismo dovesse essere rimaneggiato per far posto ai paesi emergenti e in via di sviluppo.

Lo ha dichiarato al termine delle assemblee primaverili dell’FMI e della Banca mondiale a Washington, la ministra elvetica delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf, precisando di poter contare sul sostegno degli altri sette Stati del gruppo di voto che la Svizzera rappresenta in seno al Consiglio esecutivo.

La Svizzera ha aderito all’FMI nel 1992. Presiede un gruppo di voto, denominato Helvetistan, di cui fanno parte paesi che formano un ponte importante tra Asia ed Europa: Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Polonia e Serbia.

In una conferenza stampa a margine dei lavori assembleari, al termine dell’incontro con i rappresentanti del gruppo Helvetistan, la ministra svizzera ha dichiarato che “tutti hanno espresso soddisfazione quanto alla posizione di Berna”.

“La Svizzera sta anche valutando la possibilità di una doppia presidenza del gruppo di voto, che Berna assumerebbe assieme ad un altro paese, ad esempio la Polonia”, ha proseguito.

Secondo la ministra, “oltre al sostegno di questi Paesi, la Confederazione può mettere sul piatto della bilancia due atout: la quinta moneta per importanza al mondo e la sua forte piazza finanziaria”.

Fonte: Ats

(Traduzione dal francese)

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