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L’accordo MEDIA con l’UE è da rinegoziare

In Svizzera si possono pubblicizzare gli alcolici con dei cartelloni, ma non in televisione Keystone

Il parlamento ha bocciato l'accordo MEDIA con l'Unione europea. Pomo della discordia: le disposizioni sulla pubblicità in tv. Il governo dovrà ridiscutere il testo con Bruxelles.

L’accordo è incentrato sulla promozione del cinema, ma prevede anche che la Svizzera rinunci al divieto degli spot televisivi per alcolici, politica e religione. Il parlamento non ci sta e chiede al governo di difendere questi divieti.

Il parlamento non ha apprezzato le concessioni in materia di pubblicità fatte dal governo elvetico all’Unione europea nell’ambito dell’accordo MEDIA. Dopo il Consiglio degli Stati, anche la camera bassa, con 136 voti contro 45, ha deciso di rinviare il testo dell’accordo al Consiglio federale.

L’accordo MEDIA regola la partecipazione svizzera al programma europeo di promozione cinematografica fino al 2013. Si tratta della riconferma di un precedente accordo che, nella sua sostanza, è contestato solo dall’Unione democratica di centro (destra nazionalconservatrice).

Ma c’è un aspetto che non è stato apprezzato dalla maggioranza dei deputati svizzeri: l’introduzione, dalla porta di servizio, di regole che vanno contro il divieto di diffondere pubblicità per l’alcool, la politica e la religione a cui sottostanno le televisioni in Svizzera.

Pubblicità per la Svizzera, ma con le regole degli altri

Per partecipare a MEDIA, la Svizzera sarebbe infatti tenuta ad applicare, dal novembre 2009, una disposizione della direttiva europea «Televisione senza frontiere». Questo testo sottopone le finestre pubblicitarie speciali diffuse in Svizzera dalle reti televisive straniere unicamente alla legislazione del paese di origine, ha spiegato il socialista Mario Fehr a nome della commissione.

Insomma: gli spot politici o religiosi e la pubblicità per l’alcool – vietate in Svizzera – potrebbero essere diffuse attraverso M6 o SAT 1 senza che Berna possa batter ciglio. Da qui la decisione del parlamento di invitare il governo a rinegoziare l’accordo con Bruxelles. In nome dell’uguaglianza di trattamento, simili inserti pubblicitari dovrebbero infatti essere autorizzati anche nei programmi delle catene televisive elvetiche.

Qualora la Svizzera rinunciasse a modificare la legge sulla radiotelevisione (LRTV), l’accordo MEDIA verrebbe meno. Il parlamento si è sempre opposto agli spot per religione, politica e alcolici; un’eccezione è contemplata per i canali privati, che da aprile possono reclamizzare vino e birra.

Trovare una nuova soluzione

I parlamentari hanno dunque invitato il governo a discutere con l’UE per «cercare soluzioni che rispondano al meglio agli interessi della Svizzera nel settore dell’audiovisivo». Nel contempo si tratterà di vigilare sull’applicazione provvisoria dell’accordo MEDIA.

Entro l’autunno 2009 il Consiglio federale dovrebbe presentare un nuovo progetto. Questo modo di procedere è stato sostenuto dal Partito socialista e dal Partito popolare democratico, ma anche dall’Unione democratica di centro che, sebbene favorevole a una liberalizzazione della pubblicità alla televisione, è refrattaria a qualsiasi «diktat» da parte di Bruxelles e al finanziamento statale del cinema.

«Manovra antiliberale»

Soltanto il gruppo radicale liberale e qualche ecologista non hanno voluto seguire questa strada. Tra due anni – ha criticato Christa Markwalder (PLR) – il governo ci ripresenterà lo stesso progetto. Infatti, secondo la deputata bernese, Bruxelles non farebbe eccezioni per la Svizzera. La maggioranza – ha sottolineato il suo collega di partito Walter Müller – vuole «la botte piena e la moglie ubriaca» e per raggiungere questo obiettivo è disposta ad una «manovra dilatoria antiliberale».

Di fronte all’ampiezza del voto parlamentare, il ministro degli interni e responsabile della cultura Pascal Couchepin ha fatto buon viso a cattivo gioco. «Riusciremo a trovare una soluzione», ha promesso.

swissinfo e agenzie

Il programma MEDIA è dotato di un budget di 755 milioni d’euro, ossia in totale più di 1,2 miliardi di franchi svizzeri.
La Svizzera vi prende parte con una quota annua di circa 10 milioni di franchi.
Circa la metà dei film europei proiettati nelle sale beneficiano di un aiuto di MEDIA.
Grazie a MEDIA, dal 2004 cineasti e distributori svizzeri beneficiano delle medesime misure di promozione e di formazione dei loro omologhi europei.

In Svizzera la pubblicità per i partiti politici o le istituzioni religiose è vietata. Un divieto esteso anche alle bevande alcoliche, al tabacco e, in parte, ai medicamenti.

Quando la Legge sulla radio e la televisione (LRTV) è stata sottoposta a revisione nella primavera del 2006, le camere federali hanno mantenuto tale divieto per ragioni legate alla trasparenza del finanziamento delle campagne e alla salute pubblica.

La direttiva dell’UE sulla regolamentazione della pubblicità è, su questo punto, in aperto contrasto con quanto stabilito dal parlamento elvetico. Per questo, il Consiglio federale ha dovuto sottoporre l’accordo al giudizio delle camere.

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