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Nei negozi dell’Europa

Quanto shopping permettere? Paesi diversi, soluzioni diverse Keystone Archive

Regimi restrittivi o liberali, gli orari d'apertura la domenica variano molto.

Stati Uniti, Canada, Cechia, Ungheria e Irlanda figurano tra gli Stati più liberali. Germania, Austria, Norvegia e Svizzera sono invece tra i più restrittivi.

In vista della votazione del 27 novembre, il Segretariato di Stato dell’economia ha incaricato lo studio econcept di Zurigo di descrivere il contesto internazionale che fa da sfondo al dibattito in Svizzera sull’apertura domenicale dei servizi commerciali nei centri di trasporto pubblico.

Il rapporto, intitolato “Effetti macroeconomici degli orari d’apertura flessibili dei negozi”, è stato pubblicato lo scorso mese di agosto. Il quadro internazionale che ne risulta è confermato pure dai sindacati.

Secondo lo studio, negli ultimi anni la maggior parte degli Stati europei è stata contraddistinta da un prolungamento più o meno marcato degli orari d’apertura dei negozi.

Una tendenza che si spiega con gli sviluppi sociali nelle diverse società, ad esempio nuove strutture famigliari o maggior tasso d’attività delle donne, e con il diffuso ricorso ad orari di lavoro flessibili o parziali.

La Svezia che non t’aspetti

Le regole sull’apertura domenicale adottate dai diversi paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sono molto diverse. Non esistono direttive comuni neppure a livello di Unione europea.

Secondo le legislazioni nazionali, negli Stati Uniti, in Canada, Irlanda, Cechia e Ungheria i negozi possono restare aperti la domenica 24 su 24. In alcuni di questi Stati esistono tuttavia delle norme più restrittive a livello locale o di provincia.

Tra gli Stati più liberali figurano pure la Finlandia (apertura domenicale permessa dalle 9 alle 20), la Gran Bretagna (24 ore su 24 ma soltanto per i negozi piccoli), ed il Portogallo (dalle 6 alle 24, ma con restrizioni legate alle dimensioni dei negozi).

Da parte sua la Svezia è in pratica la pioniera di questo tipo di liberalizzazione in Europa: sin dal 1972 i negozi del paese scandinavo possono infatti restare aperti tutti i giorni, domenica compresa, dalle 5 alle 24 (le indennità supplementari per questo tipo d’impiego raggiungono però addirittura il 100%).

Divieto con eccezioni

Il divieto di apertura domenicale continua invece a figurare nelle legislazioni di altri paesi. Tra questi, oltre alla Svizzera, Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Francia, Italia, Olanda, Norvegia, Austria, Slovenia e Spagna.

Tranne la Norvegia, tutti gli altri Stati prevedono tuttavia delle eccezioni. Ad esempio la Spagna accetta 18 domeniche lavorative all’anno, l’Olanda 12, l’Italia 8 e la Germania 4.

Come la Svizzera, pure Germania ed Italia permettono inoltre l’apertura domenicale dei servizi commerciali destinati ai viaggiatori nelle stazioni, negli aeroporti o nelle zone turistiche.

Da parte sua, l’Austria concede la domenica ai negozi di superficie inferiore agli 80 m2 situati nelle stazioni o negli aeroporti mentre la Francia ai negozi di alimentari o agli esercizi famigliari.

Le norme svizzere

Gli orari d’apertura in Svizzera sono definiti a livello cantonale o comunale. La legge federale sul lavoro proibisce tuttavia il lavoro notturno e quello domenicale.

In generale, i punti vendita svizzeri possono esercitare dalle 5/6 alle 18.30/20 in settimana, con la possibilità di un’apertura serale per settimana fino alle 21.

Il sabato i negozi chiudono tra le 16 e le 18 mentre la domenica e nei giorni festivi restano di regola chiusi. Le eccezioni riguardano i negozi nelle zone turistiche, i ristori autostradali ed i servizi ai viaggiatori nelle stazioni o negli aeroporti.

swissinfo, Marzio Pescia

Oggi, il 10% dei lavoratori svizzeri (circa 360’000 persone) lavorano regolarmente di domenica.
La gran parte di loro è impiegata nel settore sanitario e nelle imprese di trasporto pubblico.

L’Assemblea federale propone di modificare la legge federale sul lavoro come segue:

“Nei punti di vendita e nelle aziende di prestazione di servizi situati nelle stazioni che, in ragione del grosso traffico viaggiatori, sono centri di trasporto pubblico, nonché negli aeroporti i lavoratori possono essere occupati la domenica”.

I sindacati, sostenuti dalle organizzazioni ecclesiastiche e da molti dettaglianti, hanno lanciato il referendum contro quello che hanno definito un nuovo tentativo di smantellamento sociale.

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