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Nonostante tutto, la Svizzera rimane competitiva

Nonostante il lusinghiero ottavo posto, la Svizzera soffre di troppa burocrazia swissinfo.ch

Nella classifica mondiale della competitività, la Svizzera retrocede di un posto, ma rimane tra i primi dieci, grazie soprattutto alla sua piazza finanziaria.

Secondo il rapporto del Forum economico mondiale di Davos (WEF), la Finlandia batte gli Stati Uniti e rimane in testa alla classifica.

Nel «Global Competitiveness Report 2004-2005», stilato dall’organizzazione del Forum Economico Mondiale di Davos (WEF), la Finlandia batte tutti. Il paese scandinavo si conferma anche per il 2004 saldamente al primo posto, davanti agli Stati Uniti e alla Svezia.

La Svizzera, che perde una posizione rispetto al precedente rilevamento, si situa ora all’ottavo rango, davanti al Giappone che nel 2001 era ancora classificato 21esimo.

Lusinghiero e inquietante

Sebbene in perdita di velocità, la Svizzera si conferma dunque nelle prime dieci posizioni di una classifica che ne conta 104. «Un risultato piuttosto lusinghiero», commenta Beat Kappeler, editorialista del settimanale NZZ am Sonntag e del quotidiano Le Temps, «anche se il passo indietro è inquietante».

Una delle ragioni è che in Svizzera, sostiene Kappeler, si è persa l’abitudine di fare le cose in fretta. «Tutte le procedure, sia sul piano politico, che amministrativo e decisionale, risultano lunghe. E così cominciano ad accumularsi i ritardi.»

Per esempio, nel settore delle costruzioni, afferma Kappeler, bisogna aspettare tre mesi, o a volte anche sei, per ottenere i permessi necessari. E per di più il sistema dei ricorsi ritarda la realizzazione di importanti opere.

Per Rudolf Walser, capo economista di economiesuisse (l’associazione degli imprenditori svizzeri), non bisogna però nemmeno dare troppa importanza alla classifica stilata dal WEF, «anche se rimane un punto di riferimento per la politica economica».

Ancora troppa burocrazia

Nel rapporto, la Confederazione ottiene buoni voti sul fronte del rating. La competitività elvetica si illustra soprattutto attraverso l’efficacia nelle attività finanziarie e tecnologiche, l’equipaggiamento informatico degli Svizzeri e l’importanza attribuita alla formazione. E la Svizzera è pure prima secondo i criteri della solvibilità.

Ma tra gli imprenditori intervistati dal WEF, il 17 per cento ha lamentato la scarsa efficienza della burocrazia e il 14 per cento le regole restrittive delle leggi sul lavoro.

«In Svizzera, è di nuovo scoppiata la frenesia dei regolamenti», commenta Kappeler, «le belle promesse degli ambienti politici di ridurre la burocrazia non sono che fumo negli occhi».

D’altro canto, il 16 per cento degli intervistati ha denunciato le difficoltà di accedere al mercato dei capitali e il 10 per cento ha definito problematiche la pressione fiscale e il livello di formazione della mano d’opera.

Ma quello della fiscalità, ritiene Kappeler, è un problema che va messo in altri termini: «Non è che sia aumentata l’imposizione in Svizzera, ma è invece migliorata in altri paesi, come l’Irlanda e i paesi dell’est».

Nel rapporto del WEF, la Svizzera viene lodata per l’assenza di corruzione e criminalità, la stabilità politica e il basso livello dell’inflazione.

Scandinavi in testa

Nei primi sei posti vi sono quattro paesi scandinavi, ha commentato il capo economista del WEF, Augusto Lopez-Claros, che guida l’elaborazione del programma sulla competitività: la Finlandia è infatti seguita da Svezia, Danimarca e Norvegia.

«I paesi scandinavi», dice Lopez-Claros, «sono caratterizzati, in generale, da un’eccellente gestione macro-economica, registrano livelli di corruzione estremamente bassi, le loro imprese operano in un quadro giuridico in cui regna diffusamente il rispetto dei contratti e delle norme di legge e i loro settori privati sono all’avanguardia dell’innovazione tecnologica».

Questi paesi, secondo Lopez-Claros, «sono la riprova del fatto che accrescere la competitività, e incrementare la capacità delle economie di operare efficacemente sulla piattaforma economica mondiale, costituisce una sfida plurima che richiede azioni concertate su vari fronti».

L’Italia regredisce

Nella classifica del WEF, l’Italia è solo 47esima, mentre nel precedente rapporto occupava il 26esimo posto. Un regresso che, secondo Lopez-Claros, non può essere liquidato come un riflesso del peggioramento dello stato d’animo che regna all’interno delle imprese.

Per Lopez-Claros, in Italia bisogna «procedere con le riforme economiche e istituzionali, soprattutto in quelle aree che si troveranno ad affrontare vistose debolezze in termini di qualità delle istituzioni pubbliche e impiego delle risorse pubbliche».

Per l’Italia, il freno maggiore alla competitività è rappresentato dal livello di regolamentazione pubblica e dal carico fiscale.

swissinfo e agenzie

Finlandia, prima nella classifica Global Competitiveness 2004/5 del WEF, davanti a
Stati Uniti
Svezia
Taiwan
Danimarca
Norvegia
Singapore
Svizzera
Giappone
Islanda

Il World Economic Forum (WEF) ha stabilito la sua classifica (World competitveness) consultando 8700 imprese in 104 paesi.

In Europa, la Gran Bretagna avanza di quattro ranghi all’11esimo posto, la Germania rimane al 13esimo, la Francia retrocede di uno al 27esimo, mentre l’Italia precipita dal 26esimo al 47esimo posto della graduatoria.

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