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Rotto il muro del silenzio al processo Swissair

Thomas Schmidheiny ha fatto parte del cda del gruppo Swissair dal 1980 al 2001 Keystone

A differenza degli altri cinque ex membri del consiglio di amministrazione di Swissair che in precedenza sono comparsi davanti alla giustizia, Thomas Schmidheiny ha deciso giovedì di parlare.

L’industriale ha difeso la strategia adottata dall’aviolinea elvetica, sottolineando che la sospensione dei finanziamenti alla belga Sabena avrebbe compromesso le relazioni tra Svizzera e Unione europea.

Il muro di silenzio al processo per il fallimento di Swissair è stato rotto giovedì pomeriggio dall’industriale del cemento Thomas Schmidheiny, il quale ha difeso le decisioni del consiglio d’amministrazione (cda) sostenendo che nulla lasciava presagire il fallimento della compagnia di bandiera.

«Abbiamo agito in buona fede, con le conoscenze che detenevamo all’epoca. Sono ad ogni modo dispiaciuto per tutti gli impiegati che hanno subito le conseguenze della fine di Swissair», ha dichiarato.

Prima di lui, gli ex membri del cda di SAirGroup Vreni Spoerri, Andres Leuenberger, Antoine Höfliger, Gerhard Fischer e Bénédict Hentsch si erano avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del presidente del Tribunale distrettuale di Bülach (canton Zurigo).

Strategia del «cacciatore»

Thomas Schmidheiny, 61 anni, ha fatto parte del cda del gruppo Swissair dal 1980 al 2001. Come gli altri ex amministratori in carica negli ultimi due anni di vita di Swissair è accusato di amministrazione infedele e diminuzione dell’attivo ai danni dei creditori.

Di fronte ad un pubblico per la prima volta numeroso, l’industriale – che si è dichiarato non colpevole – ha difeso il rilevamento di partecipazioni in varie compagnie aeree europee, affermando che queste corrispondevano alla strategia «Hunter», o del «cacciatore»

Quest’ultima fu decisa dopo il rifiuto popolare del 1992 di partecipare allo Spazio economico europeo, come via d’uscita all’isolamento di Swissair dal cielo comunitario.

Swissair in vendita

Stando alle dichiarazioni di Schmidheiny, il cda di Swissair esaminò anche la possibilità di vendere la compagnia aerea. Ma ciò risultò impossibile «sia perché i diritti di atterraggio appartenevano allo Stato, sia per motivi politici», ha affermato.

Secondo l’imputato, il cda esaminò a fondo i rischi legati alla strategia dei rilevamenti, il cui obiettivo era di portare a Zurigo passeggeri in transito, per farli salire sui voli intercontinentali di Swissair.

Nel 1998, Swissair realizzò un eccellente risultato, che in seguito si deteriorò. La decisione di continuare con la strategia «Hunter» anche nel 2000, nonostante i problemi finanziari, fu dovuta al fatto «che si era già andati molto avanti nella copertura dei vari mercati», ha sottolineato Schmidheiny.

In caso di necessità SAirGroup era pronto a vendere società redditizie come Nuance o Gate Gourmet. La loro cessione, che fu oggetto di negoziati alla metà del 2000, avrebbe permesso di liberare 3 miliardi di franchi. «In una simile situazione – ha aggiunto Schmidheiny – nessuno pensa di dover risanare una società».

Le pressioni del Belgio

In relazione ai 150 milioni di euro versati all’inizio del 2001 alla compagnia belga Sabena – di cui SAirGroup deteneva una partecipazione del 49,5% – Schmidheiny ha sostenuto che il finanziamento fu deciso in seguito alle pressioni del Belgio, che minacciava di far fallire gli accordi bilaterali fra la Svizzera e l’Unione europea.

«Lo Stato belga segnalò che gli accordi bilaterali sarebbero stati in pericolo», ha dichiarato testualmente l’industriale, ricordando che «un fallimento dei bilaterali avrebbe avuto conseguenze nefaste per l’economia svizzera».

swissinfo e agenzie

Swissair era la compagnia aerea nazionale. A lungo considerata una “cassaforte volante”, è tuttavia rimasta inchiodata al suolo nell’ottobre del 2001 (grounding) a causa di una mancanza di liquidità.

In seguito al fallimento, Swissair è stata rimpiazzata (grazie al sostegno della Confederazione) da una nuova compagnia battezzata Swiss.

Swiss è stata ripresa dalla tedesca Lufthansa nel marzo 2005.

Il processo penale di Bülach, dal 16 gennaio al 9 marzo, intende fare luce sul crollo di Swissair e determinarne le responsabilità.

L’atto di accusa conta 100 pagine e 19 ex dirigenti della compagnia si trovano ora sul banco degli imputati.

Il Ministero pubblico sta preparando una seconda procedura, questa volta civile, che tratterà dei conti dell’aviolinea prima del fallimento.

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