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Sciopero di portata storica in Svizzera

Manifestazione in un cantiere di Lucerna Keystone

Centinaia di cantieri sono rimasti fermi nell'ambito del primo sciopero nazionale degli ultimi 55 anni.

Oltre 15’000 lavoratori hanno aderito allo sciopero indetto per rivendicare il pensionamento a 60 anni. Un’agitazione definita illegale dai datori di lavoro.

La giornata di sciopero nazionale, seguita in quasi tutte le regioni del paese, è stata contraddistinta da cantieri chiusi, marce, manifestazioni, raduni in piazza e blocchi stradali. In questo modo, i lavoratori del settore edile hanno voluto far pressione per ottenere una rapida e progressiva riduzione dell’età di pensionamento.

In base alle indicazioni dei sindacati, almeno 15’000 persone hanno incrociato le braccia in tutta la Svizzera. Un grande successo, secondo il SEI (Sindacato edilizia e industria) e il Syna che avevano promosso l’agitazione sociale e si attendevano l’adesione di circa 10’000 lavoratori.

“La mobilitazione ha superato le nostre più ambiziose previsioni” ha dichiarato soddisfatto Vasco Pedrina, presidente del SEI. In diversi cantoni, oltre l’80 percento dei cantieri sono rimasti fermi.

La partecipazione allo sciopero è stata giudicata invece debole dalla Società svizzera degli impresari costruttori, che aveva manifestato da tempo la sua opposizione. I rappresentanti degli imprenditori edili ritengono che la maggioranza degli operai preferiscono negoziare.

In ogni caso, l’azione di protesta può essere considerata storica: è infatti da oltre mezzo secolo che in Svizzera non si registrava più uno sciopero su scala nazionale. Concordato nel 1937 da padronato e sindacati, il principio della “pace del lavoro” aveva permesso di risolvere con soluzioni di compromesso la maggior parte dei conflitti sociali.

Partecipazione alta nelle regioni latine

La mobilitazione è stata proporzionalmente più forte nelle regione della Svizzera francese e italiana, più toccate nell’ultimo decennio dalla disoccupazione e dalla crisi sociale.

A Ginevra, oltre 3’000 operai sono sfilati per le strade della città. «Quasi tutti i cantieri sono fermi, il 90 % del personale ginevrino attivo nel settore ha incrociato le braccia e ha partecipato alle proteste», ha indicato Jacques Robert, segretario centrale del SEI.

Anche a Losanna, la giornata di agitazione ha avuto un buon seguito: circa 2000 persone hanno partecipato alle manifestazioni. Una notevole adesione si è registrata anche nel Canton Ticino: secondo i sindacati, 4’000 operai hanno preso parte al corteo di protesta organizzato a Bellinzona.

Blocchi nella Svizzera tedesca

A Berna si sono riuniti alla «Reithalle» circa 1000 lavoratori, mentre sono stati bloccati i cantieri per la costruzione del nuovo stadio del Wankdorf e del museo dedicato a Paul Klee. Un blocco del traffico nella città vecchia, cui hanno partecipato 300 persone, ha ostacolato anche il passaggio di ambulanze, mezzi dei pompieri e auto di polizia.

A Zurigo l’enorme cantiere «Boomtown» di Oerlikon è rimasto fermo, mentre 500 dimostranti si sono riuniti alla Casa del popolo (»Volkshaus»). Nei Grigioni, sono stati occupati alcuni cantieri, nel canton Argovia è stata bloccata la galleria del Baregg, sull’A1. Manifestazioni sono state organizzate anche in numerose altre città, fra cui Basilea, Bienne, Friburgo, Losanna, Lucerna e Neuchâtel.

Le richieste

Lavoratori e sindacati esigono che il padronato rispetti e firmi definitivamente l’accordo raggiunto il 25 marzo, dopo nove mesi di aspre trattative, e sottoscritto in aprile dai partner sociali.

Esso prevede di ridurre progressivamente l’età di pensionamento, rendendolo possibile a partire da 60 anni. Già dal 1. gennaio 2003 i lavoratori 63enni e 64enni avrebbero la possibilità di beneficiare di una rendita ponte sino all’età dell’AVS, con un importo pari a circa l’80 per cento dell’ultimo salario lordo percepito.

Tuttavia la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) è nel frattempo tornata sui suoi passi: ha presentato un nuovo modello che dovrebbe entrare in vigore con sei mesi di ritardo, affermando che quello concordato in marzo non è finanziabile.

Il nuovo modello prevede una rendita dal 60 per cento al 70 per cento dell’ultimo salario lordo a seconda dell’età del pensionamento anticipato, oltre a una somma forfettaria di 6mila franchi, nonché contributi AVS e per il Secondo pilastro.

Secondo la SSIC, con i contributi previsti (4 per cento a carico dei datori di lavoro e 1 per cento a carico dei dipendenti) il finanziamento sarebbe assicurato per il prossimo decennio. Quale compensazione per i sacrifici consentiti dai lavoratori, la SSIC offre, oltre al rincaro, un aumento dei salari reali a partire dal 1 gennaio 2003.

Nuovo round il 7 novembre

Un nuovo incontro tra i partner sociali è in agenda il 7 novembre. Ma i sindacati hanno avvertito che «non c’è nulla da rinegoziare»: gli impegni assunti devono essere rispettati. In caso contrario, quello di lunedì sarà solo il primo di una serie di agitazioni. Nella cassa di sciopero il SEI dispone di mezzi sufficienti per finanziare almeno dieci azioni come quella di domani, ha precisato il coordinatore nazionale Hansueli Scheidegger.

L’agitazione gode dell’appoggio delle federazioni sindacali degli altri settori. Venerdì scorso dirigenti sindacali e personalità politiche rosso-verdi hanno pubblicato nei principali quotidiani svizzeri tedeschi un appello a tutta pagina per sostenere gli scioperanti ed esortare i datori di lavoro ad attenersi agli accordi.

«L’età di pensionamento a 60 anni è una necessità per i lavoratori edili, poiché più del 40 per cento (di loro) muoiono o restano invalidi, prima di raggiungere i 65 anni», era scritto nell’appello.

I firmatari – fra cui i consiglieri nazionali ticinesi socialisti Franco Cavalli e Fabio Pedrina – giudicano quindi «legittima» la lotta dei salariati per ottenere il pensionamento anticipato nei termini previsti dall’intesa sottoscritta dai partner sociali in aprile.

swissinfo e agenzie

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