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syngenta si affida alle biotecnologie

Il riso alimenta accese discussioni fra società agrochimiche come Syngenta e le ONG (foto: Syngenta) Syngenta

Il gigante agrochimico elvetico Syngenta è tra i leader mondiali per lo sviluppo della biotecnologia nell'agricoltura.

Il gruppo basilese sostiene che i suoi prodotti contribuiscono alla lotta contro la fame nel mondo e al miglioramento della salute dell’uomo. Non mancano però le contestazioni, anche in Svizzera.

Da quando, cinque anni fa, è nata dalla fusione tra la divisione di chimica agraria di Novartis e la britannica AstraZeneca, Syngenta è diventata protagonista della scena internazionale quale leader mondiale nel settore fitosanitario e numero tre del mercato delle sementi.

Uno dei suoi ultimi prodotti ha conquistato i titoli dei giornali in Svizzera: la super patata resistente alla peronospora, il flagello che ha causato la grande carestia in Irlanda nell’800. La pianta è il risultato di incroci tradizionali tra diverse varietà di patate.

Per Syngenta, le attività nel settore biotecnologico sono sempre più redditizie. Il gruppo agrochimico

svizzero è convinto che gli organismi geneticamente modificati (Ogm) offrano significativi vantaggi ai consumatori, ai coltivatori e all’industria, oltre che rendere l’agricoltura più sostenibile.

Diffidenza

L’operato di Syngenta ha tuttavia suscitato varie opposizioni, anche nel “cortile di casa”. In Svizzera, il ricorso all’ingegneria genetica è stato frenato nel 2005, quando il popolo ha accettato una moratoria sull’utilizzo degli Ogm in agricoltura.

Numerosi ricercatori, gli ambienti economici ed il governo hanno avvertito invano che la moratoria avrebbe significato una perdita

di posti di lavoro. Gli accesi dibattiti attorno agli Ogm hanno pure toccato la loro sperimentazione all’aperto e i consumatori sembrano reticenti a fare uso di prodotti che li contengono.

Anche le asserzioni delle ditte agrochimiche, secondo cui i loro ritrovati contribuiscono a lottare contro la fame nel mondo, sono state accolte con diffidenza.

Il problema dei brevetti

Dal canto loro, le organizzazioni non governative (Ong) come Greenpeace sostengono che la fame nel mondo non si combatte producendo più cibo, bensì facilitando l’accesso agli alimenti e offrendo migliori condizioni sociali

ai Paesi in via di sviluppo.

Un punto di vista difeso dall’esperto agronomo Hans Rudolf Herren, direttore dell’istituto Millennium, con sede a Washington: “Dobbiamo valutare se questi tipi di raccolto sono realmente necessari”, ha detto a swissinfo. “I veri limiti risiedono altrove: nella fertilità o nel sistema agronomico”.

Per le Ong, le società come Syngenta sono unicamente interessate a migliorare i loro benefici, se possibile creando dei monopoli nel mercato delle sementi convenzionali o geneticamente modificate.

Secondo Clement Tolusso di Greenpeace Svizzera non vi è nulla

di male nel fatto che Syngenta voglia fare degli affari. Ma non dovrebbero esserci strozzature di mercato attraverso brevetti su organismi viventi. «Syngenta sta tentando di impossessarsi del più ampio numero possibile di brevetti nel settore», sostiene.

Dal canto suo, la ditta elvetica respinge le accuse. Il suo portavoce Guy Wolff precisa che la ditta «non possiede alcun brevetto suscettibile di attribuirle un qualsivoglia monopolio».

Riso dorato

Da tempo, Syngenta si interessa al riso, principale risorsa alimentare per oltre la metà della popolazione mondiale. In questo settore, ha

voluto dare un’impronta umanitaria alla sua attività, decidendo di sperimentare una varietà di riso sviluppata dai ricercatori del Politecnico federale di Zurigo.

Il cosiddetto «riso dorato» produce beta-carotene (all’origine della vitamina A) e accresce la quantità di ferro nel sangue. In Asia, dove milioni di persone si nutrono principalmente di riso, la vitamina A e la carenza di ferro costituiscono un problema serio.

Queste componenti essenziali della dieta si trovano nei prodotti animali, nella frutta o nella verdura, alimenti che non sempre le famiglie povere possono permettersi. Chi ne assimila quantità troppo esigue rischia di soffrire di anemia, problemi alla

vista o debolezza del sistema immunitario. Un problema che accresce il tasso di mortalità e le malattie soprattutto fra le donne e i bambini.

Prospettive per il futuro

Per Syngenta si tratta di un progetto di sviluppo. Così la pensa pure la commissione umanitaria Golden Rice Humanitarian Board, secondo cui il nuovo tipo di riso permetterà di prevenire la cecità di circa mezzo milione di bambini l’anno.

Questi toni entusiastici sono però smorzati da Tolusso, che afferma: «Secondo gli standard dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e

l’agricoltura (FAO), occorre mangiare nove chili di riso dorato ogni giorno affinché la salute ne risenta positivamente».

Syngenta ribatte che si dovrebbe aspettare prima di criticare: «Solo quando sarà disponibile al pubblico potremo valutare i reali benefici del riso dorato», sottolinea Wolff, «in ogni caso, la ricerca nel settore promette bene».

Nel frattempo, la società cerca nuove vie per promuovere gli Ogm. Con il prezzo del petrolio sempre più alle stelle, il prossimo passo potrebbe riguardare i biocarburanti: l’energia tratta dalle piante.

swissinfo, Scott Capper (traduzione, Anna Passera)

Fatturato di Syngenta nel 2005: 8,1 miliardi di dollari.
Utile netto: 779 milioni.
La ditta ha investito 822 milioni nella ricerca e nello sviluppo.
Syngenta impiega 19’000 persone in tutto il mondo, di cui 4’000 nella ricerca e nello sviluppo.

L’ingegneria genetica è un insieme di tecniche attraverso le quali si cambia l’identità genetica di un organismo (ad esempio una pianta), alterandone così le caratteristiche o il comportamento.

In agricoltura, questo procedimento permette di attribuire al raccolto nuove caratteristiche, come un aumento della produttività, migliori valori nutrizionali o una resistenza maggiore all’attacco degli insetti.

Cotone, mais o soia geneticamente modificate sono già vendute in differenti paesi, quali l’India, la Cina, il Sudafrica e il Brasile. I terreni destinati a queste colture superano i 90 milioni di ettari – circa 22 volte la superficie della Svizzera – e si estendono su 21 Paesi.

Non mancano però i timori riguardo al potenziale impatto degli Ogm sulla salute e sull’ambiente.

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