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Ticino economico tra luci e ombre

Il Ticino ai primi posti in Svizzera nella creazione di nuove imprese swissinfo.ch

In dieci anni di promozione economica, il Cantone ha immesso nell'economia locale 330 milioni di franchi che hanno favorito un volume di investimenti di 2,6 miliardi.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Oltre le cifre, importanti, del Dipartimento economia e finanze, c’è la realtà delle persone in assistenza, dei giovani disoccupati e dei working poor.

Presentato nei giorni scorsi dal Dipartimento economia e finanze (DFE), il bilancio di dieci anni di promozione economica dal 1996 al 2005, dipinge il ritratto del Ticino economico a tinte chiare e forti attraverso una serie di cifre che quantificano l’intervento dello Stato.

Tra il 1999 e il 2003 sono state create 3’056 imprese che hanno generato in totale 6’660 nuovi posti di lavoro (non si sa, tuttavia, quante di queste imprese sono ancora operative).

E una conferma sul dinamismo del Ticino viene anche dall’Ufficio federale di statistica (UST). In base ai dati rilevati nel 2004 resi noti ad inizio giugno, il Ticino – con la regione del Lemano – si situa infatti ai primi posti nella graduatoria nazionale, che rimane capeggiata dalla regione di Zurigo.

“Al di là del bilancio che si può stilare sul programma economico e i relativi successi evidenziati dal DFE – spiega a swissinfo il professor Rico Maggi, direttore dell’Istituto di ricerche economiche (IRE) – questo rapporto costituisce senz’altro una base per pianificare nuove strategie e nuove opportunità di sviluppo”.

Il punto di partenza negli anni della crisi

Ticino dunque promosso a pieni voti? “Quando si tratta di valutare delle politiche economiche – osserva Rico Maggi – l’esercizio può essere difficile, specialmente quando non si ha un punto di riferimento che permetta di valutare che cosa sarebbe successo senza queste politiche, tanto più in un periodo di grandi cambiamenti”.

Occorre ricordare, evidenzia l’economista, che gli anni in cui sono state elaborate le misure di promozione economica erano particolarmente difficili.

“Come altre realtà, anche il Ticino ha dovuto misurarsi con cicli congiunturali e tendenze strutturali determinati a livello internazionale. E quanto ha saputo fare in questo contesto mi pare interessante, anche se si deve constatare che lo sviluppo economico del Ticino in questo periodo è sotto la media nazionale”.

Secondo il direttore dell’IRE la promozione economica fin qui proposta presenta aspetti originali. “Affermare che tutto quanto fatto è stato tutto giusto, è onestamente difficile. Ma credo, altrettanto onestamente, che il giudizio complessivo possa essere positivo”.

Per essere più competitivo

Le misure di promozione economica hanno, secondo il DFE, contribuito al rilancio del cantone. Insieme al pacchetto di sgravi fiscali, hanno permesso di contenere le conseguenze della recessione economica degli anni scorsi e di rafforzare i requisiti competitivi del Ticino. La prova? Dal 1997 al 2005 sono state attirate dall’estero più di 100 aziende.

Tutto a gonfie vele allora? “Valutare la forza economica di un cantone in base alle aziende create –sottolinea Rico Maggi – è un criterio relativamente problematico. Tendenzialmente, se lo Stato decide di aiutare le imprese, dovrebbe puntare su aziende competitive”.

“Con la sua strategia di promozione economica, il Ticino ha sicuramente accettato il gioco del rischio. E’ pertanto naturale – osserva il professore – che non tutte le aziende beneficiarie di aiuti statali sopravvivano”.

Per una valutazione più approfondita occorrerebbe prestare attenzione alla percentuale di successo e valutare attentamente se si situa perlomeno nella media. “In secondo luogo – aggiunge il direttore dell’IRE – si dovrebbe verificare se le aziende tuttora attive sono davvero di qualità”.

Nel concedere aiuti statali il criterio preponderante di ogni strategia di promozione economica “dovrebbe sempre essere il valore innovativo di un progetto, la forza competitiva dell’azienda e le sue possibilità di durare nel tempo”.

“E in questo senso – precisa il direttore dell’IRE – il giudizio sui sussidi andati nel settore turistico e nella politica regionale non è sicuramente positivo”.

Il rovescio della medaglia

A livello federale il Ticino ha raggiunto il “club” dei sette cantoni finanziariamente più forti. Secondo gli ultimi dati della Nuova perequazione finanziaria divulgati i giorni scorsi, diventa infatti un cantone “a forte potenziale di risorse” come Zurigo, Ginevra, Zugo, Svitto, Basilea Città, Basilea Campagna e Nidwaldo.

Eppure il Ticino è composto anche di altre cifre, molto meno rosee: le persone in assistenza sono circa 4 mila e il loro numero continua a crescere. Il tasso di lavoratori poveri (working poor) è inoltre decisamente più elevato (quasi il doppio) rispetto al resto della Svizzera.

E sul fronte della disoccupazione altre pungenti spine: il tasso di disoccupazione giovanile (20-24 anni) si situa attorno al 10% e dal 2000 ad oggi è quasi triplicato. “E’ vero – annota Rico Maggi – la disoccupazione giovanile desta sicuramente grande preoccupazione e l’inserimento nel mercato del lavoro è più problematico”.

“Tuttavia un paese per poter creare opportunità di lavoro e continuare a garantire una buona protezione sociale – continua il direttore dell’IRE – deve essere competitivo. Bisogna inoltre accettare che il mondo del lavoro è radicalmente cambiato. Accettare non significa rassegnarsi, ma esserne consapevoli. E pensare a nuovi modelli di sviluppo”.

swissinfo, Françoise Gehring

Proprio nel momento in cui i dati sull’economia svizzera illustrano una netta crescita (+ 3,5% nel primo trimestre), il Dipartimento economia e finanze del Canton Ticino ha illustrato il proprio bilancio di dieci anni di promozione economica.

Secondo il DFE le misure hanno permesso di arginare le conseguenze della crisi economica degli scorsi anni e di rendere il Ticino più competitivo.

Ma non ci sono rose senza spine: il Ticino vive infatti anche un’altra, preoccupante, realtà: quella dei lavoratori poveri, dei giovani disoccupati o dei beneficiari dell’assistenza pubblica, che non cessano di aumentare. Rimangono anche alte, secondo le forze sindacali, le condizioni di precarietà di molti lavoratori.

In Svizzera sono state create quasi 11.800 nuove imprese con oltre 24 mila complessivi posti di lavoro (rilevamenti 2004, UST)
In Ticino tra il 1999 e il 2003 sono state create oltre 3 mila nuove imprese
Sono stati erogati 55 milioni di franchi a sostegno di 225 aziende, 95 delle quali nuove e create attraverso il programma di marketing territoriale “Copernico”.
Dal 1997 al 2005 sono state attirate dall’estero più di 100 imprese, di cui 70 dall’Italia, 6 dalla Germania e 4 dagli Stati Uniti

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