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Un «rompicapo» agricolo per l’OMC a Hong Kong

Manifestati anti-OMC nelle strade di Hong Kong Keystone

La 6. Conferenza ministeriale dell'OMC si è aperta martedì a Hong Kong. La Svizzera seguirà con attenzione i negoziati attorno allo spigoloso dossier agricolo.

La delegazione elvetica, guidata dal ministro dell’economia Joseph Deiss, intende, così come i rappresentanti degli altri 148 Paesi, rilanciare la possibilità di un accordo globale sulla liberalizzazione degli scambi.

Fino al 18 dicembre, Hong Kong accoglie la più alta istanza dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e 11’000 partecipanti (6’000 delegati, 3’000 giornalisti e 2’000 rappresentanti di organizzazioni non governative).

Scopo della 6. Conferenza ministeriale dell’OMC: evitare di veder precipitare il sistema commerciale multilaterale dell’organizzazione internazionale e, più precisamente, preparare la strada (con tanto di «road map») in vista di un accordo finale a conclusione del ciclo di Doha.

Un accordo che deve ad ogni costo essere concluso entro metà 2007, ovvero prima che scada il Trade Promotion Authority, il provvedimento che permette al presidente americano di stipulare trattati commerciali senza eventuali emendamenti da parte del Congresso.

Liberalizzazione e sviluppo

Ufficialmente, il ciclo dei negoziati di Doha – che avrebbe dovuto concludersi nel 2004 – ha lo scopo di sostenere lo sviluppo dei Paesi poveri con la liberalizzazione degli scambi.

Secondo le organizzazioni non governative, in Svizzera come altrove, questo obiettivo è però stato perso di vista e reclamano quindi che il tema dello sviluppo sia rilanciato e posto al centro dell’agenda politica.

Come primo passo significativo, i Paesi membri dell’OMC hanno recentemente confermato un accordo provvisorio che consente agli Stati più poveri di importare medicinali generici.

A suscitare maggiori dissensi è però il dossier agricolo, che rappresenta meno del 10% del commercio mondiale.

Braccio di ferro agricolo

Da una parte, i Paesi come il Brasile (che compone assieme ad altre nazioni emergenti il G20) o l’Australia (Gruppo di Cairns) vogliono intensificare il libero scambio e ampliare l’accesso ai mercati (riducendo le sovvenzioni ai contadini e i dazi sulle importazioni agricole).

Dall’altra, il G10 (gruppo dei Paesi importatori di prodotti agricoli) capeggiato dalla Svizzera, il quale intende invece proteggere un’agricoltura composta da piccole aziende.

Molto schematicamente si può inoltre aggiungere che l’Unione europea è vicina alla posizione della Svizzera, mentre gli Stati Uniti puntano apertamente sul libero scambio.

Sul piano interno, il mondo agricolo elvetico, preoccupato per la sua stessa sopravvivenza, esige che i negoziatori rossocrociati a Hong Kong non li sacrifichino accettando una riforma troppo profonda.

Avanzare in tutti i dossier

Il ministro dell’economia ricorda comunque che sebbene l’agricoltura sarà al centro delle discussioni, «vogliamo intavolare dibattiti anche in altri settori».

Senza progressi negli altri dossier (prodotti non agricoli, servizi,…) – precisa Joseph Deiss – la Svizzera non scenderà a compromessi in campo agricolo.

La principale federazione delle imprese svizzere, economiesuisse, chiede dal canto suo ai negoziatori elvetici di scegliere le «vere» priorità per il paese: la liberalizzazione nel settore dei servizi e dell’industria.

La paura dei disordini

Le preoccupazioni che aleggiano attorno alla conferenza di Hong Kong non riguardano solamente l’esito delle trattative che si svolgeranno all’interno. All’esterno, per le strade della città, le autorità cinesi temono infatti che la situazione possa degenerare, come fu il caso a Seattle (1999) o a Cancun (2003).

Oltre 10’000 manifestanti anti-OMC sono attesi a Hong Kong e a diverse centinaia di altermondialisti qualificati come radicali è stato proibito l’accesso sull’isola.

Tra loro anche dei contadini sud coreani, già noti per essersi immolati durante i precedenti appuntamenti internazionali.

swissinfo, Pierre-François Besson
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Il dossier più problematico dell’ambizioso ciclo di Doha è attualmente l’agricoltura.

A suscitare maggiori dissensi, la questione della riduzione dei dazi doganali (una modifica che metterebbe la Svizzera in una posizione difficile).

Tra gli altri dossier figurano le regolamentazioni in seno all’OMC, la facilitazione degli scambi, le indicazioni geografiche o l’aiuto ai Paesi meno avanzati.

Per la Banca mondiale (favorevole alla liberalizzazione degli scambi), una conclusione positiva del ciclo di Doha farebbe guadagnare all’economia mondiale 300 miliardi di dollari all’anno.

La 6. Conferenza ministeriale dell’OMC si svolge a Hong Kong dal 13 al 18 dicembre.
L’istanza suprema dell’organizzazione internazionale dovrebbe aprire la strada verso la conclusione del ciclo di negoziati detto “di Doha”, lanciato nel 2001.
I rappresentanti dei 149 Paesi membri parteciperanno al grosso evento, le cui ambizioni sono state ridimensionate data la lentezza dei negoziati.
La delegazione elvetica sarà guidata dal ministro dell’economia Joseph Deiss.

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