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Fine del tabù sul segreto bancario?

Il segreto bancario in Svizzera non esista già più per ciò che concerne i casi di frode fiscale Keystone Archive

Un sondaggio rivela che la maggioranza degli svizzeri è per l'allentamento o la soppressione del segreto bancario. Il presidente di UBS reagisce.

Solo il 28% dei 601 interrogati nell’inchiesta pubblicata da “Sonntagsblick” e “Dimanche.ch” vuole mantenere il segreto bancario svizzero nella sua forma attuale. Una maggioranza del 53% auspicherebbe un allentamento del principio nei casi che concernono l’evasione fiscale da parte di persone residenti all’estero, e una piccola minoranza (12%) vorrebbe disfarsi in modo definitivo del segreto.

L’inchiesta rivela inoltre che il 55% degli svizzeri vorrebbe veder punita penalmente l’evasione fiscale, mentre il 37% vorrebbe mantenerne l’attuale carattere di infrazione amministrativa. Attualmente in Svizzera il segreto bancario è soppresso solo nei casi di frode fiscale.

Abbandonare i bilaterali…

In un’intervista del “SonntagsBlick”, pubblicata a lato dei risultati del sondaggio, il presidente del consiglio di amministrazione dell’UBS Marcel Ospel dice di essere convinto che “i fautori di un allentamento sarebbero molto meno numerosi quanto più si spiegasse loro il nesso” tra il segreto bancario e «il liberale ed efficiente sistema fiscale» svizzero.

In un suo articolo apparso domenica sulla “NZZ am Sonntag”, Ospel respinge con fermezza qualsiasi concessione svizzera in questo dossier: se necessario, scrive, Berna deve avere il coraggio di interrompere i negoziati con Bruxelles riguardo alla frode doganale o agli accordi di Schengen.

E sul “SonntagsBlick” precisa: “grazie al fatto che non siamo membri dell’Unione europea possiamo trattare da una posizione di forza”. Se la Confederazione avesse aderito all’UE “saremmo marginalizzati: su questo Christoph Blocher ha ragione”.

Il modello svizzero

Nuovi negoziati hanno senso solo se sono condotti per fare gli interessi delle due parti, scrive sulla versione domenicale della NZZ. E stigmatizza l’UE nella sua volontà di raggiungere un’armonizzazione fiscale attraverso i negoziati con la Svizzera.

Ma proprio la concorrenza fiscale ha dato alla Svizzera “un’infrastruttura e una socialità di prim’ordine”, afferma sul “SonntagsBlick”: “perciò sarebbe bello se altri Stati e l’UE copiassero il nostro modello”.

Una proposta “irrinunciabile”

Comunque “siamo pronti a svolgere il ruolo di esattore fiscale per le autorità estere”, ha aggiunto. Con la ritenuta alla fonte, un’imposta sugli interessi dei capitali esteri, Berna ha “fatto un’offerta unica a livello mondiale che l’UE non può rifiutare e che la costringe a controproposte sostanziali».

Con questa iniziativa negoziale non è ammissibile accusare la Svizzera di favorire l’evasione fiscale.

La brama europea

L’intransigenza della posizione europea persegue obiettivi diversi da quelli proclamati: “è una durissima lotta per soddisfare interessi economici. Le piazze finanziarie europee guardano alla Svizzera con rispetto e gelosia: ad esempio, sarebbe particolarmente attrattivo per Londra ritagliarsi una parte del nostro mercato», ha dichiarato il numero uno dell’UBS.

In conclusione Ospel invita il governo a non giocare con il fuoco allentando il segreto bancario: “non voglio rivolgere minacce di perdite di posti di lavoro: le banche però sono il settore economico più importante della Svizzera con il 14% del PIL; il 15% degli introiti fiscali della Confederazione, cantoni e comuni; e il 6% dei posti di lavoro», ha affermato.

swissinfo e agenzie

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