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Frontiere più permeabili anche per la salute

Gli ospedali svizzeri potrebbero presto essere confrontati alla concorrenza tedesca, in particolare per le cure di riabilitazione Keystone

Farsi curare all'estero a spese delle casse malati? In Svizzera il principio secondo cui solo le cure fornite in patria sono rimborsate sarà allentato.

Presto, grazie ad un progetto pilota, nella regione di Basilea i pazienti svizzeri e tedeschi potranno farsi curare oltre frontiera.

Contenere l’aumento dei costi della salute: da anni ormai questo obiettivo è uno dei leitmotiv della politica sanitaria svizzera, confrontata a una lievitazione inarrestabile delle spese.

Le soluzioni allo studio sono molte. Una di queste è l’intensificazione della concorrenza transfrontaliera. In Germania, ad esempio, i costi sono infatti ben più bassi: «Un’operazione dell’anca», spiega Celine Reymond, portavoce dell’assicurazione malattia CSS, «costa in media 17’000 franchi, in Svizzera 26’000».

Attualmente, però, una persona residente in Svizzera che si fa curare all’estero lo fa a proprie spese. L’assicurazione malattia di base – obbligatoria – rimborsa infatti solo le prestazioni fornite in Svizzera, ad eccezioni dei casi d’urgenza.

Impatto sui costi

La situazione sta però cambiando. Le autorità sanitarie federale vogliono allentare il principio di territorialità che regge questa assicurazione. In sostanza, l’intenzione è di permettere a dei pazienti, nell’ambito di progetti pilota limitati ad alcune zone frontaliere, di farsi curare nella regione di confine.

Nei semicantoni di Basilea Città e di Basilea Campagna e nel distretto di Lörrach, nel sud della Germania, un progetto è già sulla rampa di lancio ed inizierà nei prossimi mesi, appena la modifica legislativa entrerà in vigore.

«L’obiettivo è prima di tutto di analizzare l’impatto sui costi. Inoltre si tratterà di valutare l’interesse dei pazienti svizzeri – e di quelli tedeschi – di farsi curare oltre frontiera», spiega Daniel Dauwalder, responsabile della comunicazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica.

Oltre al fattore costi, il comitato di esperti incaricato di esaminare il progetto dovrà pure valutare la qualità delle cure.

In un futuro prossimo simili progetti potrebbero venir estesi anche da altre zone di frontiera, ad esempio nella regione ginevrina.

A sud delle Alpi, invece, «non c’è nulla di concreto in vista», afferma Bruno Cereghetti, responsabile dell’Ufficio assicurazione malattia del canton Ticino. Le differenze tra il sistema sanitario svizzero e quello italiano sono ancora troppo marcate.

Un’apertura che è già realtà

Per alcune assicurazioni e per alcune categorie di pazienti l’apertura delle frontiere è comunque già una realtà.

Da ormai un paio d’anni, due delle principali casse malati elvetiche – la CSS e la Helsana – propongono a chi dispone di un’assicurazione «privata» o «semi-privata» (due assicurazioni malattia facoltative complementari alla polizza di base) di optare per delle cure di riabilitazione o delle operazioni in alcune cliniche nel sud della Germania.

Visti i costi inferiori notevoli, la CSS non esita a offrire agli assicurati che scelgono di farsi curare oltre frontiera un premio compreso tra 300 e 500 franchi e la possibilità di farsi accompagnare da un famigliare.

Recentemente, dopo il segnale politico giunto da Berna, le due assicurazioni si sono però spinte oltre. Malgrado la legge non sia ancora stata modificata, dall’autunno del 2005 la Helsana propone anche a chi è in possesso solo di un’assicurazione di base di optare per delle terapie in Germania. La CSS, dal canto suo, ha varcato il Rubicone ad inizio marzo di quest’anno.

Per ora la Confederazione ha deciso di non intervenire. «Il ministro della sanità Pascal Couchepin ha una posizione pragmatica: singoli casi verranno tollerati, ma se ciò diventerà sistematico interverremo», ha dichiarato il direttore dell’Ufficio della sanità pubblica Thomas Zeltner, in un’intervista al giornale Tages Anzeiger.

Ospedali svizzeri critici


L’apertura delle frontiere in materia sanitaria non fa però l’unanimità. Gli ospedali svizzeri, pur dicendosi d’accordo sulla necessità di condurre un esperimento pilota sul modello di quello basilese, sono assai critici.

«In Svizzera le condizioni sono diverse rispetto all’estero. I salari sono più elevati e gli ospedali svizzeri devono sottostare ad una serie di prescrizioni a cui non sono assoggettate le cliniche tedesche», osserva Reinhard Voegele, di H+, l’associazione mantello dei nosocomi elvetici.

In un recente comunicato, H+ non aveva esitato a parlare di «concorrenza sleale» e aveva posto alcune condizioni all’apertura delle frontiere. Ad esempio, chiedendo che gli ospedali svizzeri possano acquistare liberamente dei medicinali all’estero. Attualmente, infatti, i nosocomi elvetici sono obbligati a comperare i farmaci in Svizzera, a un prezzo spesso superiore a quello in vigore in altri paesi.

Per ora, la concorrenza straniera è comunque ancora aneddotica. Su 10’000 trattamenti di riabilitazione finanziati dall’Helsana, solo un centinaio riguardavano soggiorni in cliniche oltre frontiera. Gli ospedali elvetici, insomma, possono per il momento dormire sonni relativamente tranquilli.

swissinfo, Daniele Mariani

In Svizzera il settore sanitario rappresenta un fatturato annuo di circa 50 miliardi di franchi.
Questa cifra corrisponde a circa il 13% del prodotto interno lordo.
Circa 1/3 di questa somma, ossia 18 miliardi, è coperta dall’assicurazione obbligatoria di base.
L’11% della popolazione attiva lavora nel settore della sanità.
Il 6% negli ospedali.

Dall’entrata in vigore nel 1996 della Legge sull’assicurazione malattia (LAMal), ogni persona residente in Svizzera deve stipulare un’assicurazione malattia obbligatoria di base, che copre un certo numero di prestazioni sanitarie, a patto che siano fornite nel paese.

È possibile stipulare anche altre polizze facoltative, denominate in gergo «private» o «semi-private», che danno diritto a una gamma più ampia di cure mediche, in particolare la possibilità di essere ricoverati in una camera singola e in alcuni casi di effettuare terapie all’estero.

Per cercare di contenere l’aumento dei costi della salute, le autorità federali vogliono aprire parzialmente il settore alla concorrenza estera. Una modifica legislativa prevede che nell’ambito di alcuni progetti pilota un paziente svizzero che dispone unicamente dell’assicurazione di base possa farsi curare anche all’estero.

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