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Ginevra capitale dei profughi

Ruth Metzler con l'alto commissario per i rifugiati, Ruud Lubbers, e una giovanissima profuga Keystone

Per due giorni, i delegati di 123 paesi partecipano alla conferenza dell'ONU sui rifugiati, aperta dalla ministra svizzera di giustizia.

La conferenza dell’ONU per il cinquantenario della Convenzione sui rifugiati è stata aperta mercoledì a Ginevra dalla consigliera federale Ruth Metzler, con l’auspicio che la riunione dia nuovo impulso alla protezione dei profughi. «Stiamo vivendo un momento storico: dall’adozione della convenzione sui rifugiati, 50 anni or sono, gli stati membri adotteranno per la prima volta domani una dichiarazione sull’applicazione. La convenzione prenderà così un nuovo impulso», ha detto la consigliera federale di fronte ai delegati di 123 stati, fra cui oltre 70 ministri, riuniti al Palazzo delle Nazioni.

La convenzione, adottata nel luglio 1951 a Ginevra e ratificata da 143 stati, «non ha perso niente della propria attualità», ma la sua applicazione esige oggi soluzioni globali che tengano conto di un numero di rifugiati purtroppo in costante aumento, ha ricordato la ministra elvetica di giustizia e polizia. I paesi industrializzati devono affrontare sia il flusso degli immigrati economici che quello dei rifugiati. Ma – ha continuato – l’abuso del diritto d’asilo per cercare un migliore futuro economico non deve farci interpretare la convenzione in maniera più restrittiva di quanto l’abbiano concepita i loro autori».

La Metzler ha pure auspicato una maggiore partecipazione dei paesi donatori all’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati (UNHCR), sottolineando che i paesi del Sud non dispongono delle risorse necessarie e che si fanno carico di un fardello che gli altri spesso non vogliono condividere.

Critiche ai paesi che non si impegnano per i profughi

Il concetto è stato rilanciato dall’alto commissario per i profughi Ruud Lubbers, il quale ha criticato i governi che non rispettano i loro impegni verso i 22 milioni di rifugiati, sfollati e richiedenti l’asilo nel mondo. Il diritto di chiedere e ottenere asilo deve essere confermato e sostenuto, ha detto Lubbers, criticando severamente «i dirigenti politici che non sono degni di questo nome quando alimentano l’odio verso stranieri o rifugiati, contribuendo così al ciclo di paura e diffidenza».

Il responsabile dell’UNHCR ha pure ricordato i casi in cui «vediamo governi rifiutare i profughi, perché sono troppo numerosi, perché si confondono con i migranti economici, o perché il fardello dell’accoglienza non è condiviso fra i diversi paesi». In quest’ambito, Lubbers ha chiamato la comunità internazionale a sostenere il governo di Kabul per instaurare pace e democrazie in Afghanistan e permettere il ritorno di milioni di rifugiati, evitando il perdurare di situazioni nelle quali le persone languiscono per decenni in campi d’accoglienza, come in Pakistan e in Iran.

Profughi, emigranti e passatori

Un altro sviluppo «particolarmente inquietante» poi è l’aumento del traffico di clandestini. Quando le vie legali per giungere in un paese sono chiuse – ha detto – molti profughi si rivolgono ai passatori illegali, malgrado gli alti costi e pericoli. Altri emigranti si fanno invece passare per rifugiati. Ne segue una confusione fra il rifugiato e il migrante economico e «una messa in questione del profugo percepito come qualcuno che ha infranto la legge».

Chi alimenta il crimine? I profughi che fuggono dai loro paesi o gli stati che si sottraggono alle loro responsabilità ?» ha chiesto l’Alto commissario. Bisogna sviluppare nuovi approcci e strumenti per rafforzare la protezione legale e fisica dei rifugiati e distinguerli dai migranti, ha suggerito.

ONG scettiche sulle intenzioni dei governi

In margine alla conferenza organizzata congiuntamente dalla Svizzera e dal’UNHCR, anche diverse organizzazioni non governative (ONG) hanno denunciato le pratiche sempre più restrittive nei confronti dei rifugiati, con la chiusura delle frontiere, la detenzione dei richiedenti l’asilo e il loro respingimento. Molti governi, in particolare Australia e Gran Bretagna, hanno sostenuto che è necessario aggiornare la convenzione del 1951: ma è un eufemismo per esprimere il desiderio di ridurre i loro obblIghi legali nei confronti dei rifugiati, sottolineano le ONG in un comunicato congiunto.

Il direttore del Consiglio internazionale delle associazioni di volontariato (ICVA), Ed Schenkenberg, ha tenuto a sottolineare che «è molto reale il rischio di vedere che la retorica usata dai governi qui a Ginevra non sia poi seguita dagli effetti nei loro paesi».


swissinfo e agenzie

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