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Gli affari argentini del Credit Suisse

Una brutta gatta da pelare per Lukas Mühlemann, presidente del CSG Keystone Archive

La commissione delle banche chiede chiarimenti al Credit Suisse Group per il suo coinvolgimento nell'argentino Banco General de Negocios.

Il Credit Suisse Group (CSG), indirettamente coinvolto nello scandalo del Banco General de Negocios (BGN), la banca argentina accusata di esportazione illegale di capitali e di riciclaggio di denaro sporco, dovrà spiegare ogni cosa alla Commissione federale delle banche. La CFB chiede infatti un rapporto dettagliato sulla vicenda.

La Commissione esige tra l’altro chiarimenti sui partner finanziari del CSG in Argentina, Uruguay e Panama e sulle attività di questi istituti. Andreas Bühlmann, vicedirettore e responsabile della divisione delle ‘grandi banche’ presso la CFB, ha confermato domenica notizie in tal senso del settimanale «SonntagsZeitung» e della trasmissione della Televisione della Svizzera tedesca «10 vor 10» di giovedì.

Il rapporto dovrà permettere di stabilire se il colosso bancario svizzero abbia violato la normativa vigente e se l’organo di controllo debba o meno intervenire. La stessa CFB precisa però che non si tratta di un’inchiesta preliminare.

Fuga di capitali e riciclaggio di denaro sporco

I giudici argentini accusano i principali dirigenti del Banco General de Negocios (BGN), i fratelli José e Carlos Rohm, di aver agevolato la ‘fuga’ di 70 milioni di dollari dal Paese sudamericano, malgrado le restrizioni bancarie in vigore, nonché di aver riciclato denaro sporco. Carlos è già stato arrestato il 23 gennaio a Buenos Aires mentre José, sfuggito alla cattura, è tuttora latitante.

La vicenda è molto imbarazzante per il CSG e per il suo presidente Lukas Mühlemann, il quale fa anche parte del Consiglio di amministrazione della BGN. Grazie alla sua filiale americana,il Credit Suisse First Boston (CSFB), la seconda banca elvetica detiene oltre un quarto del capitale della BGN. La sua quota era esattamente del 26,4 per cento il 31 gennaio del 2000.

swissinfo e agenzie

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