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I «nuovi italiani» giunti dall’est

Keystone

Grazie ai numerosi venditori di kebap e alle serate animate dalle danzatrici del ventre, gli immigrati turchi hanno portato uno spicchio d'Oriente in Svizzera.

Come gli italiani, gli espatriati di nazionalità turca si distinguono per lo spirito imprenditoriale. I giovani sono però ancora discriminati sul mondo del lavoro.

I passaggi illuminanti di Hakan Yakin. Gli interventi decisivi in area di rigore del fratello Murat. O l’estro di Kubilay Turkylmaz, che con i suoi goal ha trascinato la Nazionale elvetica ai Mondiali di calcio del 1994.

Il contributo turco alla “causa” svizzera non si limita però al solo mondo del pallone. Su scala nazionale e regionale, sono numerosi i residenti di nazionalità turca che si distinguono sul palcoscenico elvetico.

Come lo scrittore di origine curda e residente a Winterthur Yusuf Yesilöz, autore di libri e articoli in tedesco. O Alpaslan Korkmaz, al quale il canton Neuchâtel ha affidato la promozione internazionale della propria economia. O ancora Akin Altintren, presidente del Consiglio degli stranieri della città di Zurigo.

Fuga dal regime militare

Storicamente, i primi turchi giungono in Svizzera all’inizio degli anni ’60 in qualità di lavoratori immigrati. La manodopera si concentra in particolare nel settore industriale, nella ristorazione e nel ramo tessile.

«Contrariamente a quanto avvenuto in Germania, Belgio e Francia, questa migrazione si realizza al di fuori degli accordi ufficiali tra i due Paesi e la maggior parte dei turchi si sposta su iniziativa individuale», spiega a swissinfo Bülent Kaya del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni (Fsm).

Dopo il colpo di stato militare del settembre 1980 però, l’emigrazione dalla Turchia non si spiega più esclusivamente con ragioni di ordine socioeconomico, ma subentrano fattori di natura politica. Gli oppositori al nuovo regime – soprattutto studenti e giovani militanti di sinistra – sono infatti costretti all’esilio.

A partire dal 1986, la repressione della comunità curda da parte del governo turco alimenta ulteriormente il flusso di rifugiati. Si calcola che in quasi 20 anni (dal 1981 al 2000) oltre 60’000 cittadini di nazionalità turca abbiano avanzato una richiesta d’asilo in Svizzera.

Dopo le riforme applicate da Ankara – indica Kaya – la migrazione di rifugiati è oggi estremamente ridotta e i nuovi arrivi, peraltro limitati, rientrano principalmente nel quadro di un ricongiungimento familiare.

Discriminazione professionale

Riunita per oltre il 90% nei cantoni germanofoni, la comunità turca in Svizzera è attualmente composta da circa 77’000 persone, concentrate in particolare nelle città di Zurigo, Basilea e Aarau (canton Argovia).

«Direi che l’integrazione dei turchi nella realtà elvetica è riuscita, sebbene in ambito professionale si registri ancora una certa discriminazione», ci dice il collaboratore del Fsm, il quale cita a questo proposito uno studio realizzato nel quadro di un Programma nazionale di ricerca.

L’indagine evidenzia infatti che i turchi della seconda generazione, a parità di formazione scolastica e di diplomi, hanno un terzo di possibilità in meno di accedere al mercato del lavoro di un giovane con il passaporto elvetico.

Peri Even, ex redattrice di “Treffpunkt Schweiz” (un’emissione della Radio svizzera di lingua tedesca rivolta agli immigrati turchi), ritiene tuttavia che a livello sociale «la comunità turca non è sempre ben integrata e a volte si ritrova un po’ isolata».

Associazioni di compaesani

Forse per sfuggire a questo isolamento, ma più probabilmente per mantenere vive abitudini e tradizioni, i cittadini turchi manifestano un carattere fortemente associativo.

Società a scopo culturale, sportivo (soprattutto squadre di calcio) e organizzazioni religiose sono così presenti in praticamente tutte le grandi località elvetiche.

«In passato è capitato che una buona parte degli abitanti di un dato villaggio turco immigrasse nella stessa regione o comune della Svizzera. Queste persone si sono così riunite in associazioni che portano il nome del paese di origine», fa notare Peri Even.

Sapori e costumi d’Oriente

Attivi in vari settori dell’industria metallurgica, tessile e alimentare, i lavoratori turchi si distinguono per il loro spirito imprenditoriale. «Numerosi sono coloro che seguono la “via italiana”, affermandosi come commercianti», osserva Bülent Kaya.

Non c’è quindi motivo di stupirsi per l’odore di carne di agnello, cipolle e dolci al miele che si sprigiona dai negozietti di kebap e falafel. Il loro numero è in forte crescita e il cartello “Doner Kebap” è presente nelle stazioni ferroviarie, nei centri commerciali e nelle vie del centro da Ginevra a San Gallo.

Assieme alle serate animate dalle danzatrici dal ventre ondeggiante e ai locali dove si può provare l’esperienza del narghilè (la lunga pipa ad acqua utilizzata per fumare tabacco aromatizzato), i sapori speziati della Turchia contribuiscono così a condire con uno spicchio d’Oriente la società elvetica.

swissinfo, Luigi Jorio

L’etichetta “Turchi” con la quale le statistiche ufficiali designano gli immigrati di nazionalità turca, raggruppa in realtà un’ampia varietà di profili. Tra questi vi sono ad esempio i curdi e gli aleviti.

La comunità turca celebra le proprie feste nazionali (come il Cumhuriyet Bayrami del 29 ottobre, la festa della proclamazione della Repubblica) e religiose, in particolare quelle islamiche.

La diaspora in Svizzera è molto attiva a livello di associazioni e società sportive, oltre ad organizzare spesso eventi culturali (cinema e musica).

L’associazione «L’écho du silence», creata da giovani turchi della seconda generazione, ha ad esempio ricevuto uno speciale premio dal canton Neuchâtel per il suo impegno a favore dell’integrazione.

76’797 cittadini turchi (senza doppia nazionalità) risiedevano in Svizzera alla fine del 2006.
38’626 nel 1980.
12’215 nel 1970.
Oltre il 90% della comunità turca si concentra nei cantoni svizzero tedeschi.
In Ticino, i turchi sono circa 1’300.

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