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I banchieri per il segreto bancario

Membri dell'associazione dei banchieri privati svizzeri hanno espresso i loro pareri in una conferenza stampa giovedì a Berna Keystone

I banchieri privati svizzeri sono contrari a concessioni sul segreto bancario nei nuovi negoziati bilaterali con l'UE e criticano le misure antiterrorismo USA.

Subordinare il passaggio allo scambio di informazioni nell’UE entro sette anni all’applicazione di misure equivalenti da parte dei paesi terzi, in particolare la Svizzera, nasconde divergenze profonde, ha detto giovedì a Berna Jean Bonna, associato presso la Lombard Odier & Cie, in una conferenza stampa dell’Associazione dei banchieri privati svizzeri (ABPS).

In difesa del segreto bancario

«Il segreto bancario non è negoziabile», ha ribadito Bonna, ricordando che la collaborazione tra Berna e l’UE nel campo della lotta al contrabbando e alla truffa ha già compiuto notevoli progressi.

Si è praticamente riusciti a bloccare il contrabbando di sigarette attraverso la Svizzera, ha proseguito l’associato della Lombard Odier. Dovranno seguire altri passi, tuttavia Bruxelles ha respinto proposte concrete di Berna, ha aggiunto.

A tutela della sfera privata

Per Bonna la richiesta di scambi obbligatori di informazioni proveniente dall’UE è incompatibile con il concetto svizzero di sfera privata. Le banche private invitano quindi i negoziatori elvetici a non accettare disposizioni che potrebbero pregiudicare il segreto bancario. «La Svizzera non deve diventare uno Stato satellite dell’UE», ha dichiarato Jean Bonna. «In ultima analisi ne va della nostra credibilità», ha proseguito.

Critica alle misure anti-terrorismo degli USA

Ma le difficoltà delle banche private non riguardano solo il Vecchio continente, bensì anche gli Stati Uniti. L’ABPS ha menzionato due dossier. Da un lato le liste dei nominativi di presunti terroristi trasmesse alle banche si prestano a confusioni, in particolare per quanto riguarda i nomi arabi.

Concretamente gli istituti non vogliono bloccare per errore i fondi di clienti integri. Il secondo problema deriva dal cosiddetto «Patriot Act», una legge USA relativa alla lotta contro il finanziamento del terrorismo, adottata dal Congresso americano in sei settimane.

Tale legge è stata elaborata troppo in fretta e potrebbe perfino contenere norme contrarie a disposizioni giuridiche americane vigenti, ha rilevato dal canto suo Niklaus Baumann, presidente della ABPS e associato della Baumann & Cie.

Per Jacques Rossier, associato presso la Darier Hentsch & Cie, alcune norme contengono «disposizioni con effetti extraterritoriali». Tale legge costringe le banche straniere ad avere negli USA un domicilio di notifica per gli atti giudiziari. Le conseguenze di tale decisione, che non è diretta specificatamente contro la Svizzera, «non possono ancora essere valutate», ha rilevato Rossier.

USA seguono una politica di potenza

L’associato della Darier giudica tuttavia perlomeno «discutibile» che gli americani non cerchino di lottare contro il terrorismo tramite l’assistenza giudiziaria internazionale. Rossier, che è anche presidente della Fondazione Ginevra Piazza finanziaria, stima che gli Stati Uniti seguano «una politica di potenza» con «la loro sequenza di minacce di blocchi e di boicottaggi». Si tratta di un’evoluzione che rischia d’altro canto di sfavorire gli stessi americani.

Importanti clienti del Medio Oriente hanno trasferito una parte dei loro patrimoni dagli Stati Uniti alla Svizzera, ha detto Rossier senza fornire cifre.

Il mercato finanziario americano è diventato estremamente burocratico e quindi meno attraente, ha indicato Niklaus Baumann, aggiungendo che ciò per la piazza finanziaria svizzera rappresenta una chance per rafforzare la propria quota di mercato.

swissinfo e agenzie

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