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I contadini ritornano in piazza

Campanacci e costumi tradizionali: 10'000 contadini hanno manifestato sulla Piazza federale Keystone

Circa 10'000 contadini svizzeri sono scesi in piazza mercoledì a Berna per una manifestazione nazionale contro la politica agricola della Confederazione.

I contadini si battono contro il pacchetto di misure annunciate dal governo per il periodo 2008-2011, che provocherebbe un forte calo dei redditi agricoli.

«Le nostre prospettive per il futuro sono nere!», ha dichiarato Hansjörg Walter, presidente dell’Unione svizzera dei contadini (USC), in una conferenza stampa tenuta poco prima nella manifestazione.

Gli agricoltori temono in particolare ulteriori riduzioni dei prezzi, in seguito alle misure previste dal programma Politica agricola 2011 o alla progressiva liberalizzazione degli scambi internazionali, in discussione presso l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC).

«La situazione è già molto testa attualmente. Noi contadini guadagniamo talmente poco che numerose aziende sono costrette a vivere facendo capo alle loro riserve», ha aggiunto Walter.

Lista di rivendicazioni

Peter Gfeller, presidente della Federazione dei produttori di latte (PSL), ha ricordato che la pressione sarà particolarmente alta nei prossimi anni per i produttori di latte. Dovranno vendere per prezzi inferiori, mentre le spese di produzione aumentano costantemente.

Dopo la manifestazione, i contadini hanno consegnato una lista di rivendicazioni ai rappresentanti di governo e parlamento.

Chiedono in particolare che la Svizzera adotti una posizione decisa nei negoziati in corso all’Organizzazione mondiale del commercio, la rinuncia ad un accordo di libero scambio con gli Stati uniti e un credito quadro identico a quello sbloccato per la Politica agricola 2007.

Conseguenze per tutta la popolazione

Già nell’agosto del 2002, 7000 contadini avevano inscenato manifestazioni di protesta a Morges (Vaud), Beromünster (Lucerna), Sissach (Basilea campagna) e Fehraltdorf (Zurigo).

Nel mirino dei manifestanti si trovava il programma di riforma agricola 2007 che, a detta dei contadini, avrebbe portato entro 10 anni alla chiusura di un’azienda su due.

Tre anni dopo, il pomo della discordia non è cambiato: i contadini continuano a battersi contro i progetti di riforma dell’agricoltura nazionale, presentati in febbraio dal governo.

“400’000 svizzeri sono toccati dalla Politica agricola 2011”, ricorda Jacques Bourgeois, direttore dell’USC.

Prima o poi finirà però per farne le spese tutta la popolazione, ritiene l’organizzazione, che ha posto la manifestazione sotto il motto: “Oggi i contadini e domani voi”.

Contributi ridotti

Secondo l’USC, la Politica agricola 2011 comporterà una riduzione del 20% del reddito dei contadini.

Per il periodo 2008-2011 la Confederazione intende sostenere l’agricoltura con 13,5 miliardi di franchi, ossia 600 milioni in meno rispetto ai contributi concessi nel periodo attuale.

Anche se il numero delle aziende agricole è diminuito del 10% in questo periodo, i contadini chiedono che il governo mantenga i fondi attuali e rivendicano inoltre un adattamento al rincaro.

“La prestazione che l’agricoltura offre alla società non è destinata a diminuire. Non deve quindi diminuire neppure la retribuzione accordata a questa prestazione”, sottolinea Jacques Bourgeois.

Liberalizzazione troppo rapida

A minacciare i redditi del mondo agricolo svizzero vi sono inoltre la graduale liberalizzazione del commercio mondiale e l’accordo di libero scambio che il Consiglio federale intende concludere nei prossimi anni con gli Stati uniti.

“Un terzo della nostra produzione rischia di venir compromessa dagli accordi previsti in seno all’Organizzazione mondiale del commercio”, afferma Jacques Bourgeois.

“Da parte nostra, non ci opponiamo ad un trasferimento verso i pagamenti diretti dei fondi impiegati attualmente per sostenere i prodotti svizzeri sul mercato. Ma non è il caso di avanzare ancora più in fretta dell’OMC”.

Il direttore dell’USC auspica un segnale forte da parte del governo: “Non si può esigere che l’agricoltura svizzera sia concorrenziale e in grado di allineare i suoi prezzi sul livello dell’Unione europea, senza dargli i mezzi per lottare ad armi pari”.

Misure insufficienti

“Le misure della Politica agricola 2011 non sono sufficienti. Permettono di tenere in vita le piccole aziende. Bisogna invece tagliare le sovvenzioni, in modo da conservare soltanto strutture più grandi e competitive”, ritiene invece Beat Kappeler, giornalista economico indipendente.

A detta dell’ex-segretario dell’Unione sindacale svizzera, la strategia dell’USC danneggia i contadini, piuttosto che rendere loro un sevizio.

“L’USC dovrebbe elaborare un piano per aiutare le piccole aziende a cessare la loro attività. Invece si ostina difendere una politica agricola basata sulle sovvenzioni, lasciando sparire queste aziende senza nessun aiuto”.

Per Kappeler, il mondo contadino svizzero dovrebbe prendere esempio dall’Unione europea: “L’UE ha risanato in modo radicale le sue strutture agricole. E oggi questa politica sta dando i suoi frutti: le aziende agricole riescono a sopravvivere”.

swissinfo e agenzie

Nel 2005 circa 65’000 aziende agricole sono state censite in Svizzera
Nel 1980 se ne contavano ancora 80’000
Ogni giorno, cinque aziende chiudono i battenti
Il reddito mensile medio dei contadini è di 3’300 franchi

La strategia della Politica agricola 2011 si basa su cinque pilastri:

Migliorare la competitività a livello di produzione e trasformazione trasferendo i fondi destinati al sostegno del mercato ai pagamenti diretti.

Garantire le prestazioni fornite dall’agricoltura nell’interesse della collettività attraverso la gestione dei fondi trasferiti in un sistema di pagamenti diretti semplificato.

Promuovere il valore aggiunto e lo sviluppo sostenibile delle aree rurali ampliando le possibilità di differenziazione della produzione, ottimizzando la promozione dello smercio e sostenendo le iniziative di progetti agricoli.

Agevolare il mutamento strutturale, allentando in particolare le disposizioni del diritto fondiario rurale e degli affitti agricoli, nonché attutirne le conseguenze sul piano sociale.

Semplificare l’amministrazione e coordinare maggiormente i controlli.

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