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I negoziati dell’OMC deludono le ONG

I neogoziati dell'OMC sono attualmente dominati dal settore agricolo. swissinfo/L. Schäublin

Il ciclo di Doha avrebbe dovuto essere quello dello sviluppo. Invece eccolo tramutarsi in un incontro classico, dedicato all'accesso ai mercati.

Meglio comunque nessun accordo, osservano le ONG alla vigilia della Conferenza ministeriale dell’OMC a Hong Kong, piuttosto che un cattivo accordo.

A meno di una sorpresa, la prossima conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) sarà come la classica montagna che partorirà il classico topolino.

Uno scenario che rallegra un’ampia parte delle Organizzazioni non governative (ONG) svizzere, quella cioè che non vede di buon occhio il movimento di liberalizzazione sostenuto dall’OMC.

Molti rappresentanti delle ONG – la maggior parte (una trentina) sotto l’egida del “Coordinamento Svizzera-OMC” – non mancheranno l’appuntamento di Hong Kong. In programma: lobbying, diversi atelier e, per alcuni di loro, manifestazioni di piazza.

“La nostra paura – conferma Marianne Hochuli, della Dichiarazione di Berna – è che i paesi industrializzati discutano di sviluppo unicamente sulla base di contropartite da parte dei Paesi in via di sviluppo”.

Eppure il ciclo dei negoziati di “Doha”, ricordano le ONG, era stato pensato proprio per occuparsi dello sviluppo. Quindi, secondo Marianne Hochuli, occorre rilanciare il tema e porlo al cento dell’agenda politica.

Rimettere lo sviluppo al centro significa, per esempio, evitare le compensazioni nel campo dei servizi e dei prodotti industriali per salvare la situazione nel settore agricolo. Un’osservazione, quella di Hochuli, che tocca direttamente la Svizzera.

Un legame spesso illusorio

Il discorso di base dell’OMC riposa, del resto, sull’idea che la liberalizzazione produrrà sviluppo, come sottolinea Michel Egger, di Alliance du Sud. Ma per lui questo legame non è affatto automatico, al contrario.

“E’ davvero illusorio – osserva – pensare di avviare dei veri processi di sviluppo al Sud attraverso l’apertura dei mercati”.

Impoverimento, deindustrializzazione, destrutturazione delle reti di scambio: ecco, secondo le ONG, che cosa produce anche l’apertura dei mercati. Le ONG sottolineano inoltre la diversità delle condizioni e dei bisogni locali dei Paesi in via di sviluppo.

Per Michel Egger le regole dell’OMC tendono a chiudere i paesi in una sorta di trappola, anche per la questione delle tariffe. “Non può esserci sviluppo – aggiunge Egger – senza permettere ai paesi di beneficiare di uno spazio politico per definire il dosaggio tra protezionismo e liberalizzazione”.

Dunque il governo svizzero, insistono le ONG, deve smetterla di esigere un’ampia liberalizzazione nel settore industriale e dei servizi.

Salvare le risorse naturali

E’ sul dossier agricolo che le ONG si avvicinano maggiormente alla posizione ufficiale della Svizzera (e del G10, che presiede, dei paesi importatori agricoli).

Piccoli contadini svizzeri e piccoli contadini del Sud sono infatti uniti da simili preoccupazioni nei confronti dei grossi esportatori agro-alimentari (Brasile, India, Australia, ecc…)

Le ONG sostengono piuttosto l’eliminazione delle sovvenzioni all’esportazione e la riduzione degli aiuti interni. Il responsabile delle relazioni esterne dell’Unione svizzera dei contadini ritiene tuttavia che l’agricoltura svizzera “non possa sopravvivere senza protezioni alle frontiere” (diritti doganali).

“Siamo per la continuazione dei negoziati – precisa Heidi Bravo – ma su un piano che tenga effettivamente conto delle realtà locali”.

Ma c’è un’altra questione che rode le ONG: l’ambiente. Nel settore dei prodotti non agricoli, la liberalizzazione aspetta al varco prodotti come il legno, la pesca e i loro derivati.

“Una situazione allarmante – spiega Sonja Ribi di Pro Natura – poiché queste risorse sono già esposte ad enormi pressioni, come l’eccessivo sfruttamento. Pertanto proponiamo che queste beni naturali vengano esclusi dai negoziati”.

Un appello internazionale alla moratoria

Molto più radicale, ATTAC Svizzera ritiene che la Conferenza di Hong Kong non deve, semplicemente, avere luogo. “Questo ciclo – sottolinea il portavoce Alessandro Polizzari – non porterà nessun vantaggio né ai poveri del Sud, né ai salariati, né ai contadini del Nord”.

“Essi andranno unicamente a beneficio – continua – ad una piccola élite”. Ecco perché ATTAC Svizzera si unisce all’appello internazionale che esige una moratoria su questi negoziati.

swissinfo, Pierre-François Besson
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

La sesta Conferenza ministeriale dell’OMC si terrà dal 13 al 18 dicembre a Hong Kong
Deve fare da apripista alla conclusione del ciclo dei negoziati commerciali di “Doha”, avviati nel 2001
Saranno presenti i rappresentanti dei 148 paesi membri
Il consigliere federale Joseph Deiss guiderà la delegazione elvetica

Sono una trentina le organizzazioni raggruppate nel “Coordinamento Svizzera.-OMC”; esse rappresentano i contadini, le associazioni ambientaliste e consumeriste, i sindacati e le organizzazioni umanitarie e di aiuto allo sviluppo.

“Alliance Sud” è la Comunità di lavoro delle sei organizzazioni svizzere di cooperazione internazionale: Comunità di lavoro, Swissaid, Sacrificio Quaresimale, Pane per Tutti, Helvetas, Caritas, Aces.

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