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I nuovi orizzonti della diplomazia svizzera

In materia di politica estera, lo sguardo di Micheline Calmy-Rey è rivolto oltre il continente europeo Keystone

Secondo il Governo, l'Unione europea resta la priorità della politica estera, ma si devono rafforzare i legami con altri paesi come gli Stati Uniti.

Il Governo svizzero prevede invece più moderazione nell’aiuto allo sviluppo.

L’Unione europea (UE) non è la sola priorità della politica estera svizzera: occorre progredire anche su altri fronti, in particolare nelle relazioni con gli Stati Uniti. Questo il parere del Consiglio federale, che ha incaricato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di formulare proposte.

Nel corso della seduta speciale di mercoledì pomeriggio, il Governo ha proceduto a un’analisi generale della politica estera svizzera, sulla base di un documento preparato dal DFAE. La consigliera federale Micheline Calmy-Rey, nella conferenza stampa di giovedì, ha sottolineato gli importanti cambiamenti del contesto internazionale (attentati 11 settembre, predominanza degli Stati Uniti, allargamento dell’Unione europea) intervenuto dopo l’ultimo rapporto dell’Esecutivo, che data del 2000.

La Svizzera non può dunque restare indifferente a queste evoluzioni, ha sottolineato la ministra degli esteri. Il documento che ha sottoposto ai colleghi di governo prevede quindi un nuovo approccio: rafforzare e ancorare sistematicamente le relazioni con le aree che non fanno parte dell’Unione europea, nella prospettiva di promuovere gli interessi elvetici.

L’importanza degli Stati Uniti

Tra gli obbiettivi prioritari, il rafforzamento degli scambi con gli Stati Uniti. La scelta non è casuale, visto che gli USA sono il secondo partner commerciale della Svizzera (il 10% delle esportazioni per un valore di 15 miliardi) dopo la Germania. Accennando alle relazioni «fredde» tra Berna e Washington in occasione della guerra in Iraq, Micheline Calmy-Rey ha ribadito di «non essere anti-americana per natura».

Per quel che concerne l’attuale rapporto con Washington, il Consiglio federale sottolinea che le relazioni politiche sono «buone» e quelle economiche «strette». Tuttavia, le condizioni generali sono «favorevoli a nuovi miglioramenti della collaborazione a livello bilaterale». Tra i settori indicati, la lotta al terrorismo e alla corruzione, eventuali negoziati su accordi di libero scambio, assistenza amministrativa in materia doganale, scienza e tecnologia nonché una revisione dell’accordo aereo.

A livello internazionale, una collaborazione tra Berna e Washington potrebbe essere prevista in nuovi campi: Medio Oriente, promozione della pace e della democrazia. Il DFAE è stato incaricato di presentare opzioni e proposte sulle vie da seguire. Il segretario di Stato Michael Ambühl avrà discussioni in tal senso a Washington nelle prossime settimane

Dal canto loro, l’Unione democratica di centro (UDC-destra populista) e gli ambienti economici hanno espresso soddisfazione per la prevista intensificazione delle relazioni oltre Atlantico, ritenuta inoltre un freno alle ambizioni di Micheline Calmy-Rey, che ha replicato di «non sentirsi le ali tarpate!».

Aiuto allo sviluppo calcolato diversamente

L’altro aspetto significativo del documento riguarda l’aiuto allo sviluppo. La Svizzera ha infatti deciso di conteggiare nel computo della somma impiegata per scopi umanitari anche i costi legati all’accoglienza ai richiedenti l’asilo. Tale decisione, già messa in atto da altri paesi, fa salire allo 0,41% la percentuale del Prodotto interno lordo (PIL) destinata alle zone più povere del pianeta.

La destra ha salutato questa scelta, sottolineando che la solidarietà deve essere considerata globalmente. Il Partito socialista e le opere di assistenza hanno dal canto loro criticato questo orientamento, affermando che il Consiglio federale utilizza «artifici contabili» invece di aumentare i mezzi destinati agli aiuti.

swissinfo e agenzie

L’UE e l’ONU chiedono di aumentare allo 0,56% entro il 2010 e allo 0,7% per il 2015 la percentuale del Prodotto interno lordo (PIL) destinata all’aiuto allo sviluppo.
Attualmente, la Svizzera impiega lo 0,37% del PIL.
Considerando le spese per l’accoglienza ai rifugiati, questo tasso sale allo 0,41%.
La Svizzera prevede di destinare 1,46 miliardi nel 2006, 1,52 l’anno seguente e 1,56 nel 2008.

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