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I retroscena del rimpasto

Dipartimento dell'economia troppo stretto

Come già avvenuto spesso negli ultimi decenni, il Consiglio federale ha approfittato di una partenza e di un nuovo arrivo per procedere ad uno scambio di poltrone. La socialista Micheline Calmy-Rey non erediterà quindi il Dipartimento dell’interno, lasciato vacante dalla dimissionaria Ruth Dreifuss.

Le redini dell’importante e complesso ministero verranno assunte invece dall’attuale responsabile dell’economia, Pascal Couchepin. Il rappresentante del Partito liberale radicale è stato “l’elemento scatenante” del rimpasto.

Il suo dipartimento passerà nelle mani del ministro degli esteri Joseph Deiss. Il Partito popolare democratico abbandona quindi ai socialisti il compito di dirigere gli affari esteri: la neoeletta Micheline Calmy-Rey diventa responsabile della diplomazia svizzera.

All’origine del rimpasto sembrano esservi soprattutto gli interessi o le ambizioni personali di Pascal Couchepin. Non vanno comunque esclusi neppure i calcoli strategici del suo partito che, dal 1934, aveva praticamente “disdegnato” il dipartimento dell’interno.

Pascal Couchepin ha manifestato già negli ultimi anni una spiccata volontà di assumere un ruolo guida nel governo svizzero. Intraprendente o ambizioso, in ogni caso estroverso, il ministro radicale non ha esitato, in diverse occasioni, a immischiarsi negli affari dei suoi colleghi di governo.

Il dipartimento dell’economia, feudo tradizionale dei radicali, sembrava quasi andare troppo stretto alla statura imponente del vallesano. La liberalizzazione dell’economia prosegue a ritmi piuttosto lenti e dal mondo contadino giungono molte lamentele per i contraccolpi dovuti alla graduale apertura del mercato.

Dipartimento dell’interno in netta crescita

Il dipartimento dell’interno sta invece guadagnando una notevole importanza. Nell’ultimo decennio, il suo budget ha approfittato più degli altri dei tagli imposti al settore della difesa e ha fatto registrare la crescita maggiore.

Numerosi dossier di questo ministero sono passati al centro della vita politica e delle preoccupazioni della popolazione. Basti pensare all’esplosione dei costi della salute, alla crisi finanziaria delle assicurazioni sociali o alle nuove sfide della ricerca scientifica, a cominciare dalla genetica.

In forte calo di popolarità, a Pascal Couchepin va in ogni caso attestato il coraggio di prendere in mano una serie di dossier alquanto spinosi. Una scelta che inquieta la sinistra: questo convinto sostenitore del liberismo, potrebbe attaccare i diritti acquisiti in campo sociale, difesi strenuamente finora dalla socialista Ruth Dreifuss.

Radicali all’offensiva

Il Partito liberale radicale sta subendo da alcuni anni una preoccupante emorragia di voti, dopo aver dominato per decenni la politica ed economica svizzera. Proprio questi legami con il mondo economico – e soprattutto una serie di rovesci aziendali e finanziari – figurano tra le ragioni della crisi attuale dello storico schieramento.

I radicali potrebbero quindi rilanciare nuovamente le loro quotazioni, se riuscissero a rimettere ordine nel marasma delle casse malati o a consolidare le basi finanziarie delle assicurazioni sociali. Potrebbero inoltre sbarazzarsi, almeno in parte, dell’immagine di partito dell’economia, un’immagine che sta diventando quasi un peso.

Socialisti perdenti?

I socialisti perdono invece un dipartimento che detenevano da quasi una decina d’anni e che sembravano voler conservare per vocazione. Micheline Calmy-Rey si ritrova alla guida di un ministero che si distingue più per il suo prestigio che non per le sue ricadute reali.

Probabilmente, la nuova arrivata in Consiglio federale sarà meno esposta ai riflettori nazionali e potrà assolvere più tranquillamente il suo rodaggio nell’esecutivo nazionale. In attesa, magari, di assumere compiti più importanti nel caso di nuove dimissioni – si pensa innanzitutto a Villiger e alle finanze.

Il Partito popolare democratico, pure in calo di consensi come il Partito liberale radicale, potrebbe profilarsi maggiormente con un Deiss all’economia. L’attuale ministro degli esteri rappresenta in ogni caso la persona giusta per questo dipartimento. È l’unico tra i suoi colleghi ad aver studiato e insegnato scienze economiche.

Armando Mombelli, swissinfo

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