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Il partito più conservatore fa le campagne più moderne

Gli sconfitti di questo scrutinio sono chiamati a ripensare la loro campagna per le elezioni del 2011 Keystone

L'Unione democratica di centro (UDC) ha impiegato molto denaro e i soliti temi populistici per vincere le elezioni del 21 ottobre. Ma le ragioni del suo successo sono da ricercare soprattutto nella sua campagna elettorale.

Lo schieramento di Christoph Blocher è finora l’unico partito che utilizza metodi moderni ed efficaci di marketing politico.

“Invece di sviluppare i loro temi, i nostri avversari hanno parlato continuamente della nostra campagna. Per finire le hanno dato un’enorme visibilità. Oggi non possiamo che ringraziarli”. Il sarcasmo di Claude-Alain Voiblet, coordinatore della campagna elettorale dell’UDC nella Svizzera francese, dovrebbero far riflettere gli avversari.

Certo, per questa campagna, il maggiore partito svizzero ha speso molto più denaro degli altri partiti e ha fatto leva su temi populistici e xenofobi. Ma tutto questo non basta per spiegare il suo successo elettorale.

“L’UDC ha proposto una campagna elettorale concepita con grande anticipo rispetto agli altri partiti e organizzata in modo molto più professionale. Strumenti, scadenze, interventi e messaggi provocatori sono stati pianificati e studiati attentamente, allo scopo di ottenere il massimo effetto”, osserva Georg Lutz, politologo dell’Università di Berna.

Tre temi e mille variazioni

In altre parole, il partito più conservatore ha inscenato la campagna più moderna. Gli avversari, che non sono riusciti a porre in evidenza i loro temi per più di un giorno, lavorano con metodi di propaganda che sembrano risalire ad almeno 20 anni fa. Ad esempio con piattaforme elettorali troppo complesse per attirare l’attenzione.

“Oggi un partito non può più presentarsi con 15 temi diversi, cercando di dimostrare di essere competente in ogni ambito. È molto più efficace far passare anche solo uno o due messaggi, ma in modo chiaro. Ed è quello che fa l’UDC: da una quindicina d’anni batte il chiodo sempre gli stessi due o tre temi, nemmeno molto originali. Li propone però in mille variazioni diverse”, afferma Georg Lutz.

“La comunicazione politica funziona ormai come la pubblicità convenzionale. Per vendere un prodotto occorre puntare costantemente sugli stessi vantaggi, sullo stesso messaggio di base”, spiega Mark Balsiger, consulente politico ed autore di un libro sulle campagne elettorali in Svizzera.

“L’UDC si concentra soltanto su tre temi: la questione europea, gli stranieri e la riduzione delle imposte. E lo fa in modo cosciente, sistematico, praticamente in ogni frase pronunciata dai suoi politici. Ciò può sembrare monotono. Ma oggi perfino allievi di scuole secondarie sono in grado di associare l’UDC a questi tre temi”, aggiunge Balsiger.

Organizzazione quasi aziendale

A detta dello specialista di comunicazione politica, questa capacità di martellare gli stessi messaggi in ogni occasione e in ogni angolo del paese è legata alla struttura dell’UDC, l’unico partito ad essere “organizzato in modo gerarchico, quasi come un’azienda”.

“L’UDC nazionale dispone di una chiara leadership rispetto alle sezioni cantonali. È lei a decidere cosa si fa e come. Questa organizzazione è dovuta in buona parte al fatto che l’UDC si è sviluppata solo pochi anni fa in molti cantoni. Per gestire la loro rapida crescita, le sezioni cantonali si sono appoggiate sulle conoscenze e la guida della segreteria centrale”.

Per ragioni soprattutto storiche, gli altri partiti hanno invece ancora oggi una struttura piuttosto federalistica. Un vero e proprio ostacolo per un marketing efficace, secondo Mark Balsiger.

“Lavorando come consulente per alcune sezioni cantonali, mi è capitato più volte di sentir dire: ‘quello che fa il partito nazionale non ci interessa, noi ce la caviamo da soli’. È un atteggiamento fatale. In questo modo si produce una grande cacofonia. Oggi, per avere successo, un partito deve avere una propria ‘unità di dottrina’ e promuovere campagne nazionali”.

Ripensamenti necessari

Per non ripetere gli stessi errori tra 4 anni, il Partito socialista, il Partito liberale radicale e il Partito popolare democratico sono chiamati a ripensare non solo le loro campagne, ma anche la loro organizzazione interna.

“La debolezza della comunicazione politica in Svizzera è legata tra l’altro al sistema di milizia ai vertici dei partiti. Presso le segreterie centrali lavorano 10 o 15 persone a tempo pieno. Troppo poco per condurre campagne efficaci e moderne, ritiene Mark Balsiger.

Gli avversari dell’UDC devono inoltre imparare ad impiegare anche loro l’arma della provocazione. “La provocazione non deve essere necessariamente negativa. I socialisti lo hanno già dimostrato ai tempi della presidenza di Peter Bodenmann: le sue dichiarazioni occupavano regolarmente le pagine dei giornali”.

Per Mark Balsiger, socialisti, radicali e popolari democratici devono infine “cominciare già oggi a definire le grandi linee della loro campagna per le elezioni del 2011 e le persone che la condurranno. Il principio della campagna elettorale permanente è ormai una realtà anche in Svizzera”.

swissinfo, Armando Mombelli

Risultati nel Consiglio nazionale 1995, 1999 e 2003 e 2007:

Unione democratica di centro: 14,9%, 22,5%, 26,7%, 29,0%

Partito socialista: 21,8%, 22,5%, 23,3%, 19,5%

Partito liberale radicale: 20,2%, 19,9%, 17,3%, 15,6%

Partito popolare democratico: 17,0%, 15,8%, 14,4%, 14,6%

Partito ecologista svizzero: 5,0%, 5,0%, 7,4%, 9,6%.

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