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Il profumo delle Alpi

Un'immagine classica della realtà alpina (Foto: Forum della storia svizzera) Un'immagine classica della realtà alpina (Foto: Forum della storia svizzera)

Che profumo hanno le Alpi svizzere? Quello caldo del fieno tagliato in estate? O quello piccante del formaggio prodotto dagli alpigiani? O forse quello tipico di mucche e capre?

Il Forum della storia svizzera di Svitto propone una carellata di odori tipici delle Alpi.

Un’esposizione itinerante, all’interno del museo, alla quale è abbinato un percorso “profumato” di 20 tappe, lungo il Lago dei Quattro Cantoni.

Le Alpi hanno molti profumi e odori: profumano d’incenso, di melone, di fragranze femminili, ma odorano anche di rancido, di sudore, di gas di scappamento.

Un mondo tutto da scoprire grazie all’esposizione organizzata al Forum della storia svizzera di Svitto. Cinque spazi tematici ripercorrono la storia delle Alpi in un modo fuori dal comune.

Gli spiriti maligni

“Abbiamo voluto presentare la storia attraverso gli odori”, spiega a swissinfo Alexandra Strobel, responsabile del progetto. Un ritratto storico-sociale delle regioni alpine del tutto particolare.

La visita inizia in una sala dedicata alla religione e alla magia. Su un tavolo, in un ambiente scuro e austero, una ventina di ciotole ripiene di erbe e spezie invitano a guardare, toccare e soprattutto annusare.

Il profumo dell’incenso usato nelle chiese della regione si mischia all’odore penetrante delle spezie impiegate per scacciare gli spiriti maligni: ginepro, timo e origano, ricchi di oli eterici.

Venivano usati anche vari tipi di resina che, bruciati, diffondevano nell’aria fumi giudicati efficaci contro le forze del male.

“Una tradizione ritenuta pagana dalla Chiesa, che non la vedeva di buon occhio”, dice Alexandra Strobel, “ma che in Europa si è mantenuta fin nel 19esimo secolo”.

Il sudore del lavoro

Ma la vita quotidiana di quel tempo era fatta anche di duro lavoro. Lo testimoniano gli utensili di lavoro degli alpigiani, i contenitori per il burro, il latte, il formaggio, perfino i vestiti.

Oggetti esposti nella capanna ricostruita nel museo. Uno spazio dove l’odore di sudore si mescola a quello rancido degli oggetti in legno e il vecchio cappello dell’alpigiano è impregnato dell’odore di animale.

Nel 18esimo secolo si comincia ad associare gli odori malsani con le malattie. I nasi si raffinano e la gente benestante non vuole più saperne degli odori “naturali” delle Alpi.

L’arco alpino viene idealizzato. Nelle case patrizie si moltiplicano i quadri che raffigurano paesaggi idilliaci e fioriti, dove l’aria è buona e pura.

Contemporaneamente inizia a svilupparsi quella che diventerà una delle industrie più fiorenti dei nostri tempi: quella dei profumi.

La seduzione del profumo

Nelle case dei ricchi ogni signora ha il suo “boudoir” dove fa ampio uso di bottigliette e flaconcini che racchiudono essenze inebrianti: i profumi.

Il museo espone in una vetrina 60 cosiddetti “flaconcini della seduzione”: vere opere d’arte in porcellana, oro o cristallo dalle forme più disparate e variopinte, destinate alla conservazione di profumi.

“Non è stato facile far venire questi oggetti dalla Francia”, spiega Alexandra Strobel, “perché fanno parte di un’importante collezione nazionale francese”.

Ma le dame di mondo non solo si profumavano; spesso svenivano a causa dei corsetti troppo stretti che impedivano loro di respirare.

Il rimedio per queste occasioni è contenuto in una bottiglietta e esposto al…naso dei visitatori: un miscuglio di ammoniaca e lavanda dai poteri miracolosi.

L’odore dell’inquinamento

Dai tempi dei boudoir la società ne ha fatta di strada. Con l’avvento della ferrovia e la costruzione delle grandi gallerie ferroviarie, arriva anche l’inquinamento.

Una sezione del museo si occupa degli odori sgradevoli e malsani della società moderna.

“Già nel 18esimo secolo, verso la fine del ‘700, il fisico italiano Felice Fontana sviluppa l’eudiometria, la scienza che si occupa della salubrità dell’aria”, ci dice Alexandra Strobel. Il suo apparecchio è esposto al museo.

Nel 19esimo secolo si comincia a scoprire il legame fra aria inquinata e malattie respiratorie. I pazienti vanno a farsi curare nei sanatori e nei grandi alberghi delle Alpi svizzere, dove l’aria è pura e ha un profumo aspro e pungente.

Più in alto, a 3’500 metri, i ghiacciai sono ricoperti di uno strato rosato di alghe di neve. Anche queste alghe hanno un profumo: sanno di melone!

swissinfo, Elena Altenburger, Svitto

Dal profumo del fieno a quello dell’incenso. Dagli odori degli animali alle essenze francesi.

Profumi e odori che caratterizzano una regione, quella alpina, e che il visitatore può imparare a conoscere al Forum della storia svizzera di Svitto, annusando di persona.

Alcuni profumi sono naturali. Altri sono stati ricreati artificialmente per motivi pratici. “Per ottenere 1 dl di acqua di rose ci vorrebbe una tonnellata di petali di rosa”, spiega la responsabile del progetto.

L’esposizione è abbinata ad un “percorso olfattivo” all’aperto, che si snoda lungo il Lago di Uri, la parte inferiore del Lago dei Quattro Cantoni, nelle vicinanze di siti storici per la Svizzera.

Comprende venti “postazioni olfattive” ed è intitolato “A lume di naso”.

Forum della storia svizzera, a Svitto, aperto da martedì a domenica, dalle ore 10 alle ore 17
L’esposizione “Profumi delle Alpi” dura fino al 26 ottobre
Il percorso all’aperto “A lume di naso” dura fino al 14 settembre

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