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Il settore alberghiero resiste alla crisi

Gli alberghi cinque stelle hanno registrato un calo superiore alla media, con una diminuzione del 5,9% Keystone

Dopo un 2008 di tutti i superlativi e tre anni consecutivi di crescita, gli alberghi svizzeri hanno dovuto fare i conti con la crisi lo scorso anno: i pernottamenti sono infatti scesi del 4,7%.

“Per il momento ce la siamo cavata relativamente bene”, ha osservato Guglielmo Brentel, presidente di hotelleriesuisse, in occasione della conferenza stampa organizzata martedì a Berna.

Il numero di pernottamenti è sì calato, ma il settore ha saputo resistere nettamente meglio che nelle precedenti recessioni, soffrendo meno di altri rami orientati alle esportazioni. “L’industria delle macchine e il settore orologiero, ad esempio, hanno registrato una diminuzione di circa il 22%”, ha sottolineato Brentel.

Complessivamente, i pernottamenti sono stati 35,6 milioni, 1,7 milioni in meno rispetto all’anno prima.

Un calo non drammatico

La flessione maggiore è stata registrata nel corso dei primi tre mesi, con un calo del 9,5%. In seguito il settore ha potuto beneficiare di una certa ripresa.

Le cause sono da imputare in primis alla crisi. Ma anche l’influenza A e il franco forte hanno inciso sul ribasso.

“Se si analizzano questi dati su un periodo più lungo, ci si rende conto che si tratta pur sempre del terzo miglior risultato dal 1994; il calo perciò non è drammatico, soprattutto se paragonato a quello degli altri paesi europei [-9% secondo la commissione europea del turismo, ndr]”, indica Daniela Bär, responsabile della comunicazione di hotelleriesuisse.

“Negli scorsi anni è stato effettuato un buon lavoro, poiché si è investito nella qualità degli edifici e dei servizi. Agli occhi degli ospiti stranieri, la Svizzera ha un buon rapporto qualità-prezzo”, aggiunge Guglielmo Brentel, precisando però che naturalmente “nessuno viene da noi per vacanze a buon mercato”.

Secondo hotelleriesuisse, il settore poggia su basi sane: negli scorsi anni molti albergatori hanno potuto rimborsare dei debiti per poi tornare ad investire. Il volume degli investimenti immobiliari o per opere di restauro è così cresciuto del 10,9% a oltre 1 miliardo di franchi nel 2009.

Crolla la domanda dalla Gran Bretagna

Gli albergatori elvetici devono in primo luogo dire grazie ai turisti svizzeri: la domanda indigena è infatti scesa solo del 2,5% a 15,4 milioni di pernottamenti, mentre quella estera è diminuita del 6,2% a 20,2 milioni.

A disertare la Svizzera sono stati soprattutto i turisti britannici, mercato importante per il turismo svizzero, poiché rappresenta il secondo paese di provenienza degli ospiti dopo la Germania. La domanda da oltre Manica è scesa di quasi il 19% a 1,8 milioni.

La nota positiva viene invece dalla Cina (esclusa Hong Kong), che ha fatto registrare la crescita più marcata, con 57’000 pernottamenti supplementari (+27%).

I turisti provenienti dalla vicina Penisola (quinto paese in ordine d’importanza per il numero di pernottamenti) è invece rimasto più o meno stabile, con una perdita di 20’000 notti (-1,8%).

I Grigioni piangono

A livello regionale, è stata registrata una flessione in tutte le zone, ad eccezione di Basilea (+18’000 notti, +1,4%), che ha probabilmente potuto approfittare delle ricadute legate all’esposizione dedicata a Van Gogh.

Se Basilea ride, i Grigioni invece piangono: in questa regione il calo è infatti stato il più elevato di tutto il paese in valori assoluti, con 354’000 pernottamenti in meno (-5,7%).

In Ticino la diminuzione è per contro stata più contenuta, con una variazione negativa di 59’500 notti (-2,2%).

Prudente ottimismo

Per il 2010, gli attori del settore si dicono fiduciosi: negli ultimi mesi si è assistito a una ripresa, in particolare nelle città. Inoltre il potenziale di crescita è rimasto intatto in mercati strategici come la Cina, i paesi del Golfo, l’India o la Russia.

Permangono però anche diverse incognite. Prima di tutto per quanto concerne l’evoluzione del tasso di cambio franco-euro, osserva Daniela Bär.

Se non si scenderà troppo sotto la soglia psicologica di un franco e cinquanta per un euro, le prospettive sono buone. In caso contrario, l’estate del 2010 rischia di essere difficile per gli albergatori.

Secondo Guglielmo Brentel, il 2010 sarà sinonimo di una certa stagnazione. La ripresa dovrebbe partire dalle città: i soggiorni urbani brevi, grazie anche ai biglietti aerei ‘low cost’, sono infatti una delle grandi tendenze nel settore turistico.

“In ogni caso verso la fine dell’anno sono convinto che assisteremo a una ripresa e sono quasi sicuro che il 2011 sarà migliore rispetto al 2009 e a al 2010.

Daniele Mariani con la collaborazione di Isobel Leybold-Johnson, swissinfo.ch

Negli ultimi 75 anni il settore alberghiero svizzero è stato confrontato a profondi mutamenti.

Dai dati dell’Ufficio federale di statistica emerge che il numero di alberghi è diminuito del 29%, ossia da 7’756 a 5’533. Nello stesso tempo, però, il numero di letti è cresciuto del 35% a 273’974.

Nel 1934 i pernottamenti erano stati 14,3 milioni e gli arrivi 3,4 milioni. Nel 2009, queste cifre si sono moltiplicate rispettivamente per 2,5 e 4,6: le notti sono state 35,6 milioni e gli arrivi 15,6.

Settantacinque anni fa i turisti soggiornavano però più a lungo: in media ogni ospite trascorreva in albergo 4,2 notti, contro 2,3 oggi.

Nel 1934 il 57% dei turisti erano persone residenti in Svizzera e il 43% stranieri. Oggi questa percentuale è esattamente inversa.

Attualmente il settore alberghiero dà lavoro a circa 70’000 persone e ha un giro d’affari di 9 miliardi di franchi.

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