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In Kenya regna una calma relativa, ma la tensione è sempre alta

Le violenze sono diminuite d'intensità, ma la calma è relativa (nella foto disordini mercoledì in una bidonville di Nairobi) Keystone

Dopo le violenze post elettorali costate la vita ad almeno 300 persone, nel paese africano è tornata una certa calma. Giovedì dovrebbe tenersi una manifestazione indetta dal leader dell'opposizione Raila Odinga.

Intanto il Dipartimento federale degli esteri ha sconsigliato ai viaggiatori di recarsi in Kenya. I circa 1’000 turisti svizzeri che si trovano nel paese sono per ora al sicuro.

La notte tra martedì e mercoledì è stata caratterizzata da una diminuzione delle violenze in Kenya, anche se almeno otto persone sono rimaste uccise in scontri a Kisumu, nell’ovest del paese, mentre due poliziotti sono morti a Kericho, nel sud-ovest, a causa delle ferite riportate.

Complessivamente sono più di 300 le vittime delle violenze scoppiate dopo la contestata vittoria elettorale del presidente uscente Mwai Kibaki, annunciata domenica.

Arsi vivi

Il più grave fatto di sangue è avvenuto martedì a Eldoret (ovest). Tra 30 e 50 persone sono morte nell’incendio della chiesa nella quale si erano rifugiate.

Secondo alcuni testimoni, il luogo di culto è stato dato alle fiamme da una banda di giovani giunti sul posto con alcune taniche di benzina.

Intanto, tutti attendono col fiato sospeso la giornata di giovedì, quando il leader dell’opposizione, Raila Odinga, ha convocato una manifestazione a Nairobi che la polizia ha proibito.

Si teme una prova di forza: Odinga aveva detto due giorni fa di attendere un milione di persone. Lo stallo politico appare totale. Odinga dice che l’elezione di Kibaki è frutto di un gigantesco broglio elettorale, mentre il presidente uscente non dà segni di voler far marcia indietro.

Dubbi sullo scrutinio

Forti dubbi sulla correttezza dello scrutinio sono avanzati peraltro da tutte le cancellerie mondiali: Usa, Gran Bretagna, Unione europea, Canada, Norvegia, Giappone…

Anche la commissione elettorale keniana ha espresso qualche dubbio.

Il governo del presidente keniano Mwai Kibaki ha dal canto suo accusato il leader dell’opposizione Raila Odinga di incoraggiare la ‘pulizia etnica’ contro i kikuyo, principale gruppo etnico keniano, di cui fa parte lo stesso Kibaki, e che lo ha appoggiato in massa. Accuse che l’entourage di Odinga, di etnia Luo, la terza del paese, ha rispedito al mittente.

Viaggi sconsigliati

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha intanto preso la decisione mercoledì di sconsigliare ai turisti di recarsi in Kenya.

“Fino al chiarimento della situazione si sconsigliano i viaggi turistici o non assolutamente necessari a destinazione del Kenya”, si legge sul sito del DFAE.

Altri paesi europei, in particolare, la Francia, l’Italia e l’Austria, avevano già preso la medesima decisione.

Il DFAE ha pure espresso la sua preoccupazione e ha lanciato un appello agli attori politici affinché facciano tutto il possibile per cercare il dialogo sul futuro politico del paese.

In Kenya vi sono attualmente circa un migliaio di turisti svizzeri. Gli alberghi dove si trovano sono molto lontani dai focolai di violenza.

Secondo quanto indicato alla Radio della Svizzera romanda da Fabrizio Barile, responsabile di Hotelplan basato a Mombasa, i turisti “sono calmi e non hanno molte notizie su quanto sta succedendo”.

A Nairobi e a Mombasa la situazione è relativamente tranquilla. Le violenze si concentrano soprattutto nelle regioni di Kisimu e Eldoret, che non sono visitate dai turisti.

swissinfo e agenzie

In Kenya vivono 36 milioni di persone, suddivise in più di 40 etnie.

I Kikuyu sono l’etnia principale (22%), seguiti dai Luya (14%), dai Luo (13%), dai Kalenjin (12%) e dai Kamba (11%).

Il presidente uscente Mwai Kibaki, eletto per la prima volta cinque anni fa, fa parte dell’etnia Kikuyu, che si concentra soprattutto nell’altopiano al centro del paese e nelle regioni economicamente più forti.

Il capo dell’opposizione Raila Odigna è di etnia Luo. Questo gruppo vive soprattutto nell’ovest del paese, nella regione del Lago Vittoria, ai confini con l’Uganda.

Dal 1978 al 2002 è stato al potere Daniel Arap Moi, membro dell’etnia Kalenjin.

Finora il Kenya era considerato il paese più stabile di tutta l’Africa nera, dopo il Sudafrica. Dall’indipendenza nel 1963 non ha infatti mai conosciuto colpi di Stato, tranne uno abortito sul nascere nel 1982.

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