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Incertezze aleggiano sul vertice di Ginevra

Marc Furrer, capo della delegazione svizzera, spera che il vertice ginevrino sia un successo Keystone Archive

Il terzo incontro preparatorio del summit mondiale sulla società dell’informazione ha portato alla luce numerose divergenze.

La Svizzera continua a sperare di trovare un accordo sull’idea di società dell’informazione e sulle misure da adottare concretamente per realizzarla.

«Quindici giorni fa, quando ha inaugurato i lavori preparatori per il vertice sulla società dell’informazione, Moritz Leuenberger ha invitato tutti i partecipanti a non nascondere delle eventuali divergenze», ricorda Marc Furrer, direttore dell’Ufficio federale della comunicazione. «Ebbene», conclude il capo della delegazione elvetica, «il nostro ministro è stato ascoltato».

Adama Sammassékou, presidente della conferenza preparatoria, ritiene dal canto suo che il fatto stesso d’aver individuato i punti di disaccordo permette ai negoziati politici veri e propri di cominciare seriamente.

«Ci troviamo all’inizio di un processo che non contempla solo la tappa ginevrina del 2003, ma anche l’incontro che si svolgerà a Tunisi nel 2005», fa notare Sammassékou. «E poi», insiste l’uomo venuto dal Mali, «il metodo di lavoro adottato per questo summit e le sue conferenze preparatorie è inedito».

Un partenariato balbettante

Nel corso delle ultime due settimane Ginevra ha assistito ai primi difficili passi del partenariato voluto da Kofi Annan, il segretario generale delle Nazioni unite (ONU). «In precedenza l’ONU trattava solo con i governi» ricorda Annan.

«Oggi invece», prosegue il segretario generale dell’ONU «sappiamo che la pace e la prosperità non possono essere raggiunte senza un partenariato che riunisca i governi, le organizzazioni internazionali, il mondo degli affari e la società civile».

Il summit mondiale della società dell’informazione (SMSI) è il primo nel suo genere a tentare di mettere in pratica questo tipo di collaborazione allargata.

«La società civile partecipa direttamente ai lavori preparatori per il vertice. Ma il suo statuto resta consultativo», afferma Chantal Peyer, dell’organizzazione non governativa «Pane per i fratelli». «Le promesse di un nuovo partenariato fatte da Kofi Annan sono ancora lontane dall’essere state soddisfacentemente mantenute», aggiunge la Peyer, membro della delegazione svizzera.

Stesso tenore di commenti per Pap Diouf, dell’Istituto universitario di studi sullo sviluppo basato a Ginevra. «Non possiamo ancora parlare di reali negoziati tra la società civile, il settore privato, le organizzazioni internazionali e i governi» afferma Diouf, fondatore di «Association Etic Nord-Sud».

Divergenze naturali

Per Wolfgang Kleinwächter, rappresentante delle associazioni caritative presso lo SMSI, questa situazione è tutt’altro che sorprendente.

«È la prima volta che una conferenza dell’ONU apre le porte alle organizzazioni non governative. È normale che ci siano dei problemi e che la società civile non sia pienamente soddisfatta», sottolinea Kleinswächter, olandese, che di mestiere fa il professore di comunicazione.

Maurice Strong, consigliere del governo elvetico per quanto riguarda questo vertice, è dello stesso parere. «Quando si tratta di preparare questo tipo d’incontri nascono sempre delle divergenze» fa notare l’uomo che ha organizzato il summit di Rio sullo sviluppo sostenibile. «Ma gli ingredienti per il vertice che si terrà in dicembre ci sono tutti e sono buoni».

swissinfo, Anna Nelson e Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione: Doris Lucini)

Vertice mondiale sulla società dell’informazione (SMSI), Ginevra 10-12 dicembre 2003.
Seconda fase prevista a Tunisi (2005).
Obiettivo: facilitare l’accesso dei paesi in via di sviluppo alle tecnologie dell’informazione.

I pareri sul vertice inerente alla società dell’informazione divergono già su un punto basilare: deve trattarsi di una conferenza tecnologica o di una discussione di problemi sociali?

Marc Furrer, capo della delegazione svizzera, ha individuato nella definizione di «libertà d’espressione», di «accesso all’informazione» e nella regolamentazione di internet tre dei principali oggetti della discordia.

Altro punto dolente: il finanziamento del programma d’azione. Molti sono dell’opinione che gli operatori del settore delle telecomunicazioni dovrebbero, nel nome di un servizio pubblico universale, contribuire ai finanziamenti e non solo attendersi dei profitti dai loro investimenti nei paesi poveri.

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