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Incontro al vertice per concludere i bilaterali II

La Svizzera si riposiziona in Europa: da sinistra, Hans-Rudolf Merz, Joseph Deiss, Micheline Calmy-Rey e Romano Prodi Keystone

La Svizzera e l’Unione europea hanno ufficialmente concluso mercoledì a Bruxelles la seconda tornata di trattative bilaterali.

Per il presidente della Confederazione Joseph Deiss, come per il presidente della Commissione europea Romano Prodi, le relazioni fra Berna e l’UE hanno conquistato un «nuovo slancio».

«Oggi abbiamo fatto un passo molto importante per migliorare le relazioni tra l’Unione europea e la Svizzera», ha detto il presidente della Commissione UE Romano Prodi, dopo la conclusione della seconda tornata negoziale con la Svizzera.

Per l’occasione, ben tre consiglieri federali si sono recati alla sede dell’amministrazione europea per siglare i nove accordi tematici. Si tratta del ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, della ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey e del Presidente della Confederazione Joseph Deiss.

Per la controparte è presente, oltre al Presidente della Commissione, anche Mary Harney, la vice-premier della Repubblica irlandese, che detiene la presidenza di turno dell’Unione europea.

Risultati concreti

Nei tre anni di dibattiti, le difficoltà non sono mancate. Ma nella giornata di festa, Romano Prodi ha messo in evidenza i progressi fatti nell’applicazione degli accordi di Schengen (la Svizzera ne farà parte a partire dal 2007) nella lotta alla frode e alla criminalità e nelle relazioni commerciali.

«Risultati buoni – ha detto Prodi – sono stati raggiunti anche nel capitolo fiscale, con una cooperazione franca e un sereno accordo. L’obiettivo comune è di lottare contro l’evasione e i crimini correlati».

«In politica si fanno le cose possibili e non si inseguono i sogni, perché i sogni non si realizzano mai e allora ci si sveglia male»: così ha risposto il presidente della commissione Ue Romano Prodi ai giornalisti che chiedevano se l’accordo raggiunto oggi con la Svizzera sulla tassazione dei risparmi non rappresenta un consolidamento dei paradisi fiscali in Europa.

«Non è vero, è un passo in avanti», ha detto Prodi. «Ci sarà un forte progresso nel pagamento delle imposte. Non è la soluzione di tutti i problemi, ma in politica si fanno le cose possibili».

Un ruolo chiaro per la Svizzera

Per la delegazione svizzera è stata l’occasione per ribadire, come ha fatto il presidente elvetico, che «la Svizzera è nel cuore dell’Europa». Con gli accordi si è dunque cercato di trovare un posto che rispetti la volontà di una maggioranza della popolazione elvetica, notoriamente euroscettica, e le necessità di un avvicinamento all’Europa che si sviluppa.

Nella firma di questi accordi – che dovranno ancora passare alla ratifica dei singoli paesi e anche del popolo in Svizzera – Deiss vede inoltre «un nuovo slancio nelle relazioni bilaterali».

Una nuova dinamica che non piace a tutti: l’ASNI, l’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente, si fa subito paladina della protesta e affila i coltelli. Secondo un comunicato, uscito immediatamente dopo la firma degli accordi, il gruppo non mancherà di ricorrere al referendum popolare per bocciare l’avvicinamento all’Europa. Oggetto della critica sono in particolare gli accordi di Schengen che prevedono la mobilità delle persone.

Relazioni da approfondire

A segnalare il fatto che il dibattito acquista una nuova profondità, sta l’iniziativa europea di aprire un ufficio di rappresentanza a Berna nel primo semestre del 2005. Ancora tabù invece la questione di un’adesione completa della Svizzera all’Europa politica.

Alla domanda, Romano Prodi ha salomonicamente risposto che «la Svizzera deciderà quando il popolo avrà deciso». Implicitamente, il presidente ossequia la tradizione di democrazia diretta elvetica.

Il presidente della Confederazione Joseph Deiss ha invece precisato che, attualmente, «non esiste un sostegno politico interno per questo obbiettivo». La via delle relazioni bilaterali continua dunque.

La prossima tappa è la lettura da parte delle camere a Berna in autunno, seguirà un eventuale appuntamento alle urne. La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha riaffermato l’interesse della Svizzera ad un’entrata in vigore possibilmente prossima. Ma non ha osato un pronostico. Le relazioni Svizzera-Europa sono ancora un cantiere.

swissinfo e agenzie

Il secondo pacchetto di accordi concluso tra la Svizzera e l’Ue si divide in nove capitoli:
Fiscalità del risparmio; lotta alla frode doganale; cooperazione nei settori della giustizia, della polizia, dell’asilo e della migrazione (Schengen/Dublino); prodotti agricoli trasformati; ambiente; mass media; educazione, formazione professionale e gioventù; statistiche; pensioni.

Il pacchetto comprende pure l’ampliamento dell’accordo di libera circolazione delle persone ai dieci nuovi membri dell’Ue e il contributo svizzero al fondo per la coesione dell’Unione (un miliardo di franchi sull’arco di cinque anni).

La firma ufficiale degli accordi, dopo gli ultimi ritocchi, è prevista in autunno. Ma sui bilaterali grava ancora la minaccia di un referendum in Svizzera, che potrebbe compromettere uno o più accordi.

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