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Un abbandono pianificato dell’atomo per evitare il caos in futuro

Redazione Swissinfo

Le centrali nucleari elvetiche sono tra le più vecchie al mondo e un incidente potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Grazie allo sviluppo delle energie rinnovabili, la Svizzera può procedere a un abbandono pianificato dell’atomo senza per questo andare incontro a problemi di approvvigionamento elettrico, afferma Nils Epprecht, esperto di energia nucleare presso la Fondazione svizzera per l’energia.

Chernobyl e Fukushima lo hanno dimostrato: gli incidenti nucleari succedono. In una Svizzera densamente popolata, gli effetti sarebbero catastrofici. Verrebbe colpito un milione di persone e ampie regioni dell’Altipiano svizzero diventerebbero inabitabili. La Svizzera che conosciamo oggi non esisterebbe più.

Ciononostante, disponiamo delle centrali nucleari più vecchie del mondo. Più gli impianti continuano a funzionare e più diventano insicuri: alcune componenti essenziali dei reattori invecchiano e non possono essere sostituite. Persino l’Ispettorato federale della sicurezza nucleare ha invitato a non sottovalutare quest’aspetto. Nel mondo, nessuna compagnia assicurativa assume i rischi di un incidente nucleare. Tutto il patrimonio dei proprietari di abitazioni e di terreni verrebbe perso per sempre, senza indennizzi.

Nils Epprecht, classe 1985, ha studiato scienze ambientali al Politecnico federale di Zurigo. È responsabile della sezione “Elettricità e atomo” della Fondazione svizzera per l’energia, un’organizzazione indipendente che s’impegna in favore di una politica energetica equa, ecologica e sostenibile. energiestiftung.ch

In seguito all’offerta eccessiva di elettricità in Europa, le costose centrali nucleari sono da tempo in situazione deficitaria e i loro gestori stanno andando in rovina. Tuttavia, non vogliono spegnere le centrali, riponendo invece le speranze in prezzi non realistici e nelle sovvenzioni dello Stato e dei contribuenti. Nel frattempo, le centrali nucleari continuano a generare scorie estremamente pericolose. Tenendo conto degli insufficienti contributi finanziari versati dai gestori, c’è inoltre da chiedersi come si finanzierà lo smaltimento delle scorie.

In tutto il mondo, la costruzione di nuove centrali è stata interrotta o rinviata poiché troppo costosa. Soltanto alcune potenze nucleari sono ancora disposte a finanziare le centrali atomiche, considerate un sottoprodotto della produzione di armi nucleari.

Ci vuole un piano

Dai sondaggi degli scorsi anni emerge che l’abbandono dell’atomo è condiviso dalla maggioranza dei cittadini, siano essi di sinistra o di destra. Il parlamento non ha tuttavia stabilito alcun piano. È qui che interviene l’iniziativa, che prevede lo spegnimento progressivo dei cinque impianti: i tre vecchi reattori di Beznau e di Mühleberg nel 2017, quello di Gösgen nel 2024 e quello di Leibstadt nel 2029. Per questioni di sicurezza, il reattore di Beznau I è stato disattivato temporaneamente già nel marzo 2015.

Il piano porta chiarezza in politica, crea spazio nella rete e garantisce la sicurezza degli investimenti per l’economia. La tempestiva sostituzione delle centrali nucleari darà una spinta alle energie rinnovabili e promuoverà l’efficienza energetica.

Le decrepite centrali nucleari diventano sempre più inaffidabili e sono un pericolo per la sicurezza dell’approvvigionamento. Negli ultimi anni, la quota di elettricità di origine nucleare nel mix elettrico della Svizzera è costantemente diminuita e oggi è del 33%. Se la rimpiazzassimo con le energie rinnovabili quali il sole, la biomassa (legno, rifiuti) e il vento, il nostro approvvigionamento elettrico diventerebbe più indipendente e, grazie a una produzione decentralizzata, più sicuro.

Le alternative già ci sono

Negli ultimi anni, le energie rinnovabili si sono sviluppate al punto tale che le tre centrali nucleari più vecchie possono essere spente. Entro il 2029 sarà possibile potenziare ulteriormente le fonti rinnovabili, come hanno già fatto paesi quali la Danimarca, il Portogallo e la Germania.

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A beneficiare di questo potenziamento saranno anche le centrali idroelettriche svizzere: il loro valore aumenterà siccome potranno immagazzinare gli eccedenti prodotti con le energie rinnovabili. Lo conferma anche il gestore della rete elettrica nazionale swissgrid: la Svizzera è in un’eccellente posizione per procedere alla svolta energetica. La lacuna nell’approvvigionamento elettrico paventata dagli oppositori è semplicemente infondata: nessun paese è così ottimamente integrato nella rete elettrica europea come la Svizzera. I prezzi bassi dell’elettricità lo dimostrano: sul mercato c’è troppa elettricità e non troppo poca!

Numerosi imprenditori stanno già costruendo l’energia del futuro. Comuni e privati sono pronti a offrire il loro contributo. Insieme creano posti di lavoro e di apprendistato, generando al contempo introiti in tutte le regioni del paese. Studi indipendenti stimano che la svolta energetica potrebbe creare 85‘000 posti di lavoro. Ma fino a quando le centrali nucleari che ricorrono a sovvenzioni incrociate inonderanno il mercato con la loro elettricità, nessuno sarà disposto a realizzare per davvero delle centrali sostitutive con fonti rinnovabili.

Chi vuole un approvvigionamento elettrico sicuro e affidabile anche in futuro deve togliere il freno a mano e dire “sì” il 27 novembre. L’abbandono del nucleare deve essere iscritto nella Costituzione.

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Traduzione dal tedesco di Luigi Jorio

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