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L’aerodromo militare di Payerne potrebbe diventare il nuovo aeroporto internazionale

Tra i vantaggi dell'aeroporto di Payerne, vi è anche quello di trovarsi in una zona poco popolata Keystone

Collegato attraverso Swissmetro alle principali città del Paese, Payerne diventerebbe il principale aeroporto svizzero: è l'idea lanciata sulla stampa domenicale dal capo dell'Ufficio d'inchiesta sugli infortuni aeronautici (UIIA) Jean Overney.

Ritornando sulle conseguenze del crash del Concorde a Parigi, Overney sottolinea come la regione vodese si presterebbe perfettamente alla creazione di uno scalo che serva contemporaneamente Zurigo, Basilea e Ginevra. Anche perché sorge in una zona scarsamente popolata: un fattore questo che dopo il disastro del Concorde, che avrebbe potuto avere conseguenze ancora più gravi se l’aereo si fosse schiantato sui sobborghi di Parigi, comincia ad essere analizzato con più attenzione.

«Quando un aeroporto come Zurigo-Kloten si trova direttamente vicino ad una città automaticamente cresce il pericolo», afferma Overney in un’intervista pubblicata dal «SonntagsBlick» e da «dimanche.ch». Proprio sotto questo aspetto, Payerne si troverebbe invece in una posizione ideale e potrebbe essere dotato di tre piste parallele.

Stando alle reazioni raccolte dal «SonntagsBlick», l’idea sembra trovare ampio sostegno. «Una proposta interessante: se il Consiglio federale dovesse dire che si costruisce un aeroporto a Payerne, noi daremmo il nostro contributo», afferma Josef Felder, direttore dello scalo di Zurigo.

Dello stesso avviso SAir Gruop. «L’idea è seducente: le piste parallele sono estremamente efficienti», sostiene la responsabile della comunicazione Beatrice Tschanz. E per una volta si trova sulla stessa linea anche «sbfz», l’associazione che difende gli interessi degli abitanti dei comuni limitrofi allo scalo di Kloten e che da mesi sta conducendo un duro braccio di ferro per limitare il rumore provocato dai jet in arrivo e in partenza. Per bocca del suo presidente, Peter Staub, la «sbfz» chiede però che venga impedita la costruzione di nuovi insediamenti in un raggio di venti chilometri dal nuovo aeroporto.

Lo stesso Overney prende posizione anche su altri quesiti controversi relativi alla sicurezza aerea in Svizzera. Il «SonntagsBlick» pubblica alcune risposte in due versioni: la prima sarebbe quella fornita – e in seguito approvata – dal capo dell’UIIA, mentre la seconda, pubblicata nella versione definitiva, sarebbe il frutto dell’intervento di Claudine Godat Saladin, portavoce del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni.

Alla domanda, «Vi sono piloti Swissair che hanno una giornata lavorativa di 15 ore e piloti Crossair che effettuano sei voli al giorno. È responsabile tutto ciò?», nella versione definitiva Overney risponde che esistono disposizioni legali chiare, che in Svizzera vengono rispettate. Nella versione «non censurata» le sue affermazioni sarebbero state più incisive: «Sei decolli e atterraggi sono il massimo assoluto. Ciò significa stress. A mio avviso già cinque voli sono al limite».

Interrogato su una presunta «mafietta» che regnerebbe tra rappresentanti degli aeroporti, delle compagnie aeree, dell’Ufficio federale dell’aviazione civile e dell’UIIA, Overney dà una risposta categorica: «Non si può assolutamente parlare di mafietta». Più sfumata sarebbe stata invece la prima versione del colloquio: «È un tema su cui discutiamo regolarmente. A volte anch’io mi chiedo perché la Swissair siede al nostro stesso tavolo quando stiamo indagando su un incidente aereo».

swissinfo e agenzie

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