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L’eccezione ticinese

A destra, Patrizia Pesenti parla accanto ad Anna Biscossa, presidente del PS Ticino alla conferenza stampa di venerdì 17 ottobre Keystone

Reazioni contrastanti alla decisione della maggioranza governativa del Canton Ticino di limitare fortemente alla socialista Patrizia Pesenti le competenze nel dipartimento della socialità.

La scelta, giudicata arrogante o comprensibile a seconda dei casi, inasprisce un clima già teso.

A poco meno di un anno dall’inizio della legislatura, la scelta della maggioranza governativa del Canton Ticino di limitare fortemente a Patrizia Pesenti le competenze nel dipartimento sanità e socialità viene accolta con opinioni molto contrastanti.

Una misura assolutamente sproporzionata e antidemocratica: questa la reazione del Partito socialista svizzero. In un duro comunicato la centrale del PS ha parlato di «colpo di stato effettuato da persone che vogliono smantellare lo stato sociale».

Secondo il PS la motivazione ufficiale – il fatto che Pesenti non avrebbe collaborato nell’ambito del preventivo – è solo una scusa. Il resto del governo l’ha esautorata perché rappresentava un’altra opinione.

Spaccatura

Di diverso tenore invece le reazioni da parte dei presidenti degli altri partiti in seno al governo ticinese. La decisione viene sostenuta dai presidenti dei partiti Liberale radicale (PLR), Popolare democratico (PPD) e Lega, che la considerano un segnale da parte del governo, che non intende più tollerare ostruzionismi.

Il colpo di scena politico è ampiamente commentato anche sulla stampa nazionale, in particolare sui giornali ticinesi. Per Il Corriere del Ticino, un Consigliere di Stato ha il diritto, anzi il dovere di far valere la propria opinione.

Ma nel sistema consociativo deve alla fine comunque adeguarsi alle decisioni della maggioranza. “Se non ci riesce…non gli resta che farsi da parte e lasciare il posto a qualcun altro, disposto a rispettare le regole”.

Questione anche di carattere e di personalità

Come il Corriere, anche Il Giornale del Popolo, oltre al fatto che bisogna ridiscutere le regole del gioco della concordanza, rintraccia un secondo elemento di riflessione. Il fatto che nella formazione di un indirizzo governativo comune, molto dipenda dalla personalità dei singoli.

Il giornale ricorda come in passato altri consiglieri di Stato si siano opposti alla maggioranza anche indicendo referendum, senza intaccare la collaborazione in seno al governo. Il giornale non crede che: “la decisione presa ieri … sia un attacco alla legittimità della presenza socialista in Governo”. Secondo il quotidiano: “dalla vicenda il PS potrà semmai trarne qualche vantaggio elettorale”.

La Regione invece, in accordo con Patrizia Pesenti, considera lo smembramento del dipartimento della socialità una vera e propria manovra politica, un gesto antidemocratico ed intimidatorio verso chi la pensa diversamente.

Più dalla parte di Pesenti la stampa confederata

Il commentatore del quotidiano romando Le Temps si dice da parte sua: “troppo sorpreso dall’eccezione ticinese” per non chiedersi se il disordine istituzionale (e il commentatore cita espressamente lo stile politico all’italiana), non stia facendo il suo ingresso anche in un Cantone.

Un Cantone già scosso da tanti scandali politico-finanziari, anche se fino ad oggi, sottolinea Daniel Audétat, il Gran Consiglio Ticinese, era rimasto al di sopra della mischia.

Così non si rispetta la volontà degli elettori

Lo scontro frontale vissuto dal Ticino, deve servire secondo il quotidiano svizzero tedesco Tages Anzeiger da avvertimento per tutto il Paese: “La lotta per dividersi casse sempre più vuote si farà più dura dappertutto”, avverte il Tagi.

Per la Neue Zürcher Zeitung l’esautorazione di Patrizia Pesenti è in contraddizione con i diritti degli elettori, che votano un membro del governo perché si occupi di un dipartimento “completo”.

Una brutta figura come questa il Canton Ticino poteva risparmiarsela, proprio prima delle elezioni, secondo il giornale di corrente borghese.

Dello stesso parere anche il Bund e la Basler Zeitung, che giudica la riduzione dei poteri per un membro del governo un atto di arroganza politica, cui si deve far ricorso solo come ultima ratio.


swissinfo

Patrizia Pesenti non si dimette, ma non avrà più competenze sull’istituto delle assicurazioni sociali. Mantiene la sanità e la politica famigliare.

Il terremoto nel governo ticinese è avvenuto al momento della presentazione di un disavanzo di circa 276 milioni di franchi nel preventivo del cantone, con limitazioni di spesa nei settori sociale, scolastico e dell’amministrazione.

I governi cantonali sono eletti direttamente dal popolo. L’elezione all’urna di ogni singolo membro porta ad una presenza di partiti diversi, in proporzione alla propria forza elettorale.

A difendere l’unità della compagine c’è il cosiddetto «sistema collegiale».

Il caso ticinese, che ha portato all’esclusione di un membro, è eccezionale, perché rappresenta una rottura con i principi di gestione politica dei cantoni.

Altri casi si erano verificati in passato, ma mai così repentinamente e senza passare prima da un lungo percorso di concertazione.

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