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L’Europa unita sulla via del federalismo

L'Europa si dà una nuova struttura per chiarire il rapporto fra centro e stati membri Keystone

Dopo il vertice di Roma, la nuova costituzione europea è ormai in dirittura d’arrivo. Il progetto avvicina l’Unione ad un’ideale Stato federale continentale.

Non mancano alcune analogie con il sistema federale svizzero.

Lo scorso finesettimana, i capi di Stato dei quindici membri dell’Unione e dei dieci paesi candidati all’adesione hanno discusso sulla forma futura dell’Europa politica. Primo risultato dell’incontro di Roma: il progetto presentato dalla Convenzione preparatoria sembra tenere; la lotta vera è su singoli punti.

Non si sa ancora se l’esecutivo conterà 15 o 25 commissari con diritto di voto, non c’è accordo sul principio di maggioranza necessario per prendere le decisioni e non si sa se il testo avrà un incipit che evoca le radici cristiane del vecchio continente. Ma una cosa è chiara: l’Europa sarà più unita.

Repubblica Europa

Thomas Fleiner, direttore dell’Istituto del federalismo dell’Università di Friburgo, sottolinea il carattere di svolta del testo: «Questa costituzione è la base per creare uno Stato. Fin ora, l’Unione aveva uno statuto vicino a quello di un’organizzazione internazionale».

Infatti l’Europa futura avrà un vero parlamento che scriverà le leggi, una commissione con funzione di esecutivo e un tribunale con potere di controllo. I 25 paesi, che dal 2004 costituiranno l’Europa politica, faranno parte di un’entità con cui il mondo intero dovrà misurarsi.

«Si passa infatti da un’organizzazione di stati ad uno Stato federale. Certo il modello è molto speciale, ma non ci sono dubbi: sarà uno Stato di tipo federativo», sintetizza Thomas Fleiner. Più cauto Lorenzo Allio, ricercatore presso l’European Policy Center di Bruxelles: «La direzione è questa, ma il cammino è ancora lungo».

Modello Elvezia?

Federativo è anche il sistema elvetico. Nel 1848 i cantoni si sono dati una costituzione unitaria e un governo centrale, creando la Svizzera moderna. Ci sono dunque dei paralleli? Il modello del piccolo stato delle Alpi ha lasciato il suo segno sull’Europa che nasce?

«Così non si può dire – relativizza Fleiner – ma certamente la soluzione proposta dalla Convenzione che ha preparato la bozza ha attinto a modelli conosciuti, alcuni dei quali sono applicati da oltre 150 anni in Svizzera». Il testo fissa, inoltre, il principio di rispetto delle minoranze e delle diversità, «un elemento fondante della Svizzera», commenta Fleiner.

Simile al sistema elvetico è anche il funzionamento del governo (le decisioni sono prese collegialmente da tutti i commissari). Ma la Svizzera non conosce un sistema presidenziale pronunciato, come quello proposto dalla Carta per l’Europa.

Partecipazione e equilibrio

Rivoluzionario per molti paesi è invece il previsto diritto di iniziativa che permette la partecipazione diretta degli oltre 450 milioni di abitanti. «Ma chiaramente siamo lontani dalla realtà svizzera che si definisce anche per la democrazia diretta», precisa Fleiner.

Molti paesi europei conoscono solo la democrazia rappresentativa. Il popolo si reca alle urne solo per eleggere, non per votare su temi specifici: «Questo nuovo elemento è minimo, ma una rivoluzione per i paesi che non prevedono una partecipazione del popolo al processo legislativo», ricorda Lorenzo Allio.

Per garantire l’equilibrio necessario fra governo centrale e governi nazionali, la commissione otterrebbe inoltre un peso importante, ma il parlamento potrà destituire i singoli commissari. Dunque – diversamente dalla Svizzera – il primato non è dei rappresentanti del popolo, ma questi ottengono gli strumenti che permettono di esercitare una certa pressione sull’esecutivo.

Affaire à suivre

L’Europa del futuro prossimo avrà dunque sicuramente un presidente e un ministro degli esteri, una difesa coordinata e la banca centrale definirà le linee di sviluppo con maggiore incisività. Inoltre tutti i processi decisionali saranno accompagnati dal controllo dei giudici della corte costituzionale.

Ma non sarà ancora uno Stato unitario e tanto meno un paese federalista. Anzi, precisa Allio: «Nel testo presentato dalla Convenzione, il termine federalismo non c’è, anche perché molti, fra cui francesi e britannici, lo ritengono tabù».

I dibattiti non sono finiti, c’è ancora molto da limare al progetto della nuova Unione europea. Per il momento, ognuno cerca ancora di difendere le proprie posizioni, ma – con le parole del tedesco Schroeder – si confida nel «potere della ragione».

A Roma, il calendario è stato confermato: nel maggio 2004 l’Europa avrà una sua costituzione unitaria. Ma non sarà l’anno prossimo che l’Unione si trasformerà in «Stati Uniti d’Europa» o forse «Confederazione europea».

swissinfo, Daniele Papacella

In oltre un anno di dibattiti, una commissione preparatoria, chiamata «Convenzione», ha elaborato un progetto di costituzione per l’Europa unita. Il traguardo è creare delle strutture centrali e unitarie che preparino l’Unione all’allargamento a est, previsto per il 2004.

Si è trattato di una prima a livello europeo: la Convenzione ha unito i rappresentanti dei governi nazionali, delle regioni e del Parlamento europeo in un dibattito volutamente trasparente.

Con il progetto, l’Unione ottiene un vero governo e l’Europa assume pian piano la forma di Confederazione di Stati.

I dettagli sono ancora da chiarire, ma si prevede che per il maggio dell’anno prossimo, in concomitanza con l’arrivo dei 10 nuovi paesi membri, il compromesso sia siglato.

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