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L’onda lunga del terremoto politico in Francia

Un Le Pen radioso, attoriniato dai suoi sostenitori Keystone

Dopo l'Austria e l'Italia, è la Francia a guardare all'estrema destra. Una tendenza che inquieta anche in Svizzera.

Colpo duro, quello degli elettori francesi ai partiti tradizionali: al ballottaggio del 5 maggio non saranno, come tutti prevedevano, i due leader di punta Jospin e Chirac a contendersi lo scranno del presidente della Repubblica.

Per la prima volta il presidente in carica, dovrà misurarsi con Jean-Marie Le Pen, capo carismatico del Fronte nazionale, l’estrema destra dello spettro partitico francese. Niente da fare dunque per il primo ministro uscente, il socialista Lionel Jospin, che ha mancato il passaggio al secondo turno elettorale.

Mentre il candidato sconfitto ha già dichiarato le sue dimissioni, abbandonando dunque la carriera politica, suona l’ora della rivincita per Le Pen. L’ultrasettantenne, fondatore del Fronte Nazionale, era dato per politicamente morto al momento della scissione del suo partito tre anni fa.

Adesso, additando “l’inefficienza politica della coabitazione” e la “decadenza del sistema politico attuale”, è riuscito a superare la miriade di canditati in corsa per l’Eliseo, anche appunto il favorito dai sondaggi e primo ministro Lionel Jospin.

Per la stampa è un risultato chock

La stampa di lunedì dà ampio spazio all’appuntamento elettorale d’oltre confine. E il “Bund” di Berna titola: “Shock per tutta l’Europa”. Malgrado il nome del vincitore del secondo turno sia già chiaro, continua il quotidiano della capitale, il successo di Le Pen, legittima posizioni estremiste nel discorso politico europeo.

Anche il quotidiano zurighese “Tages Anzeiger”, condivide i timori e annovera tra le cause la perdita di credibilità dei leader politici attuali che hanno portato ad un forte assenteismo. In particolare poi la focalizzazione sui temi della sicurezza ha portato acqua al mulino della destra.

Nel commento di “Blick”, prende la parola il consigliere nazionale socialista Ruedi Baumann, contadino biologico residente in Francia. Nelle poche righe il politico si lascia scappare un “povera Francia”, ma poi afferma: “La Francia profonda non si scompone e continua a lavorare”. Come dire: il risultato suscita l’attenzione, ma al secondo turno l’errore non si ripeterà.

Per “Le Temps” di Ginevra, quella di Le Pen è “una vittoria crudele”. Mai, registra il quotidiano, un risultato è stato così risicato nella quinta repubblica. E anche se Chirac otterrà una riconferma alla presidenza, l’interesse si sposta ora alle legislative. Anche lì gli equilibri politici potrebbero essere rimessi in discussione.

Reazioni in Svizzera

Le reazioni al terremoto politico non si sono fatte attendere neanche in Svizzera. Da Washington dove si trova per lavoro, il consigliere federale Pascal Couchepin ha definito «incredibile e inimmaginabile» l’esito del primo turno delle presidenziali francesi.

Per il portavoce del Partito socialista, Jaean-Philippe Jeannerat, il successo della destra xenofoba e razzista, indica la presenza incontrastata di una rete organizzativa efficiente ed ascoltata. Non solo in Francia le tendenze antidemocratiche sarebbero in avanzata.

Gerold Bührer, presidente del partito liberale radicale, vede nella vittoria intermedia della destra radicale un “segnale pericoloso”. Si tratterebbe di un indicatore di “grande frustrazione” presente nell’elettorato francese. Rispondendo ad un pericolo analogo per la Svizzera, Bührer ha ritenuto invece doveroso precisare che solo alcune fasce dell’UDC sono vicine per posizioni agli elettori del Fronte nazionale di Le Pen.

Per l’esponente democristiano Jean-Philippe Maître, il successo di Le Pen è da ricondurre ai molti voti di protesta. Sempre più elettori abbandonano i partiti tradizionali. Per il presidente del gruppo parlamentare PPD a Berna, la Caporetto di Jospin è anche da ricondurre alla politica disordinata condotta negli ultimi anni. Per Maître comunque la stessa tendenza è registrabile anche in Svizzera. Non è un caso, osserva, se anche da noi le posizioni radicali dell’UDC raccolgono tanti consensi.

Ma i responsabili del partito della destra governativa svizzera non hanno voluto commentare i paralleli con Le Pen, proposti dagli analisti degli altri partiti: “Le elezioni in Francia non ci riguardano”, ha tagliato corto il segretario generale dell’UDC, Gregor Rutz.

Francesi in Svizzera

Gli oltre tremila francesi residenti in Svizzera e iscritti alle liste elettorali – solo uno su quattro si è fatto registrare ad una delle rappresentaze consolari – non hanno votato come i compatrioti. Solo il primo posto per il presidente uscente Jaques Chirac è condiviso dai galli, residenti soprattutto nella Svizzera romanda, con il 22,6 per cento di voti.

Seguono il primo ministro Jospin con il 17,8, e il candidato dei verdi Noël Mamère con il 10,2 per cento. Jean-Marie Le Pen deve accontentarsi del quinto posto con circa l’otto per cento dei suffragi, preceduto anche dal liberale Alain Madelin.

swissinfo e agenzie

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