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La chimica e la “metafisica” di Ferrara

La guida turistica che il comune di Ferrara mi ha gentilmente messo a disposizione mi accompagna in una delle parti più belle della città, quella rinascimentale. Progettata dall’architetto Biagio Rossetti all’epoca di maggior splendore della corte estense, l’Addizione Erculea è un itinerario pieno di fascino che comprende anche il famoso palazzo dei Diamanti.

Alla fine del lungo Corso Ercole I, la porta nord delle mura. Iniziata nel 1492, la cinta muraria fu completata in un decennio: è molto interessante notare il cambiamento della forma delle mura durante quel periodo, a causa dell’invenzione dei cannoni e le mutate tecniche belliche.

L’acqua del Po arrivava in quell’epoca fino alla porta nord, grazie ad una complessa rete di canali. La porta serviva non solo da barriera difensiva, ma anche da dogana e attracco commerciale per le mercanzie trasportate sul fiume.

Oltre quella barriera ora si estende il parco urbano, attrezzato di piscine, campi da golf, prati e alberi ancora giovani. Nel parco la gente ci va, come me, in bicicletta o a correre. In estate vi si svolgono numerose feste e spettacoli.

All’interno di questa addizione verde opera anche un’azienda agricola biodinamica. Mentre la fotografo, scorgo sullo sfondo le ciminiere dell’immenso petrolchimico di Ferrara, grande 240 chilometri quadrati. Oggi sono rimaste attive solo le aziende chimiche, di cui solo un paio a grande impatto. Ma la discussione sul destino di queste aree è molto fervida, non solo a Ferrara ma in tutta Italia.

L’industria chimica che si è sviluppata a partire dagli anni ’30 proprio in vicinanza dei grandi fiumi o bacini idrici, da risorsa industriale è diventata con il tempo un problema, che oggi si cerca di risolvere pensando alla bonifica e alla riconversione in attività industriali diverse dalla chimica.

L’azienda agricola biodinamica e le ciminiere del petrolchimico sullo sfondo: De Chirico, che si ispirò direttamente a Ferrara per uno dei suoi quadri metafisici in cui una piazza è popolata da inquietanti manichini, troverebbe forse interessante questo scorcio.

Nei suoi quadri le ciminiere rappresentavano il nuovo, mentre ora, confrontate alla rivalutazione della cultura contadina e allo sfruttamento a scopi turistici delle risorse paesaggistiche, sembrerebbero quasi il simbolo del passato. L’industria chimica le ha portato ricchezza, ma è diventata più che mai una musa inquietante per Ferrara.

swissinfo, Raffaella Rossello, Ferrara

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