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La destra anti-Schengen attacca il governo

Pirmin Schwander, presidente dell'ASNI dall'anno scorso dopo il ritiro di Christoph Blocher Keystone

A cinque settimane dalla votazione sugli accordi di Schengen e Dublino, l'Azione per una Svizzera neutrale e indipendente si scaglia contro il Consiglio federale.

Riuniti sabato a Berna, i delegati dell’organizzazione di destra accusano il governo di abusare dei suoi poteri con una «scandalosa» propaganda pro-europea.

In una risoluzione adottata sabato dall’assemblea annuale dei suoi membri, l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) se la prende contro il governo svizzero, accusandolo di condurre una «scandalosa» campagna in favore dell’adesione della Svizzera ai trattati di Schengen e Dublino.

L’organizzazione promotrice del referendum, sul quale di voterà il prossimo 5 giugno in Svizzera, ingiunge inoltre al consiglio federale di «cessare immediatamente questo abuso di potere che viola la democrazia».

Secondo l’ASNI, nella campagna in vista della votazione federale, il governo si sta comportando come un «becchino della democrazia».

Con «mezze verità e bugie», i consiglieri federali e i funzionari della Confederazione darebbero un’immagine falsata di Schengen al fine di forzare la mano dei cittadini.

Museruola agli oppositori

La risoluzione va oltre e sostiene che a poliziotti, guardie di confine, doganieri e altri funzionari contrari all’accordo è stata messa la museruola: in sintesi si è creata «una situazione degna dell’ex DDR».

Tramite Schengen, il Consiglio federale vuole entrare «ad ogni costo nell’Unione europea», ha affermato il presidente dell’ASNI Pirmin Schwander.

Il consigliere nazionale svittese UDC ha quindi messo in guardia contro la perdita di sovranità della Confederazione e la «criminalità senza frontiere» che comporterebbero l’adesione ai trattati di Schengen e Dublino.

L’abolizione dei controlli doganali permetterebbe alle 140mila persone, che ogni anno vengono respinte ai posti di confine elvetici, di entrare in Svizzera senza problemi.

A detta invece del governo e della maggioranza del Parlamento, gli accordi di Schengen e Dublino permetterebbero di rafforzare la cooperazione con i paesi dell’Unione europea in materia di sicurezza ed asilo, armonizzando le legislazioni e gli strumenti d’intervento.

«Eunuchi dell’internazionalismo»

L’assemblea ha d’altra parte eletto il consigliere nazionale vallesano Oskar Freysinger nel comitato.

Nel suo discorso, il parlamentare dell’UDC ha ironizzato sui «consiglieri federali euroturbo» e gli «eunuchi dell’internazionalismo di sinistra e neoliberali».

Dichiarandosi sostenitore dello «Schengen light» proposto dal consigliere federale Christoph Blocher, che voleva mantenere i controlli alle frontiere, Freysinger ha messo in guardia contro il trasferimento di poteri decisionali da Berna a Bruxelles per numerose questioni che deriverà dall’adesione a Schengen.

Ma dal coro degli avversari degli accordi in votazione il 5 giugno non si sono levate solo voci UDC. Anche il consigliere nazionale Geri Müller, del Partito ecologista argoviese, ha espresso la propria opposizione all’adesione.

Pure fermamente contrario si è detto il presidente onorario della Federazione sportiva svizzera di tiro David Glatz, secondo il quale Schengen porrebbe forti restrizioni alla legge sulle armi svizzera, attualmente molto liberale.

Aumentano i membri

L’ASNI ha registrato una crescita degli effettivi l’anno scorso: nel giro di un anno i membri sono aumentati di 1’800 raggiungendo quota 46’000, si è rallegrato il presidente.

Fondata nel 1986, l’organizzazione di destra ha cominciato ad essere ad attiva politicamente in occasione della votazione sullo Spazio economico europeo nel 1992, vinta dagli oppositori al progetto di apertura europea.

Questa volta gli anti-europeisti rischiano invece di perdere la loro battaglia: secondo l’ultimo sondaggio pubblicato venerdì dall’istituto gfs.bern e dalla SRG SSR idée suisse, i trattati di Schengen e Dublino sarebbero sostenuti attualmente dal 62% degli svizzeri.

Gli europeisti difendono Schengen

Sul fronte opposto dell’ASNI si è schierato sabato il Nuovo movimento europeo svizzero (nomes).

Riuniti in assemblea ordinaria a Berna, i membri dell’organizzazione hanno invitato la popolazione a sostenere sia gli accordi di Schengen e Dublino, che l’estensione della libera circolazione delle persone ai dieci nuovi Paesi membri dell’Unione europea, sulla quale si voterà in settembre.

«Non ci sono no costruttivi», ha sottolineato il vicepresidente François Cherix, facendo riferimento ai rappresentanti dell’estrema sinistra che sostengono il referendum contro l’estensione della libera circolazione.

Anche diversi altri oratori hanno messo in guardia contro le conseguenze negative di un rifiuto all’allargamento.

L’obiettivo del movimento, che conta circa 4000 membri, resta l’adesione della Svizzera all’Ue: occorre quindi fare tutto il possibile per evitare che la Confederazione si isoli ulteriormente dal resto dell’Europa, hanno ricordato numerosi delegati.

swissinfo e agenzie

L’ASNI è stata fondata il 19.06.1986.
L’associazione conta attualmente 46’000 membri, con un aumento di 1’800 nel corso del 2004.
Fino all’anno scorso, l’ASNI era guidata dall’attuale consigliere federale Christoph Blocher, considerato il padre di questa organizzazione politica.
Nel 2004 è subentrato alla presidenza il consigliere nazionale Pirmin Schwander.

L’ASNI è diventata un attore importante della scena politica svizzera dal 1992, quando assieme all’Unione democratica di centro era riuscita a strappare un no popolare al progetto di adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo.

L’organizzazione di destra figura, sempre assieme all’UDC, anche al centro dell’attuale campagna contro gli accordi di Schengen e Dublino, sostenuti dal governo e dalla maggioranza del Parlamento.

Gli oppositori ai due trattati europei hanno consegnato nel febbraio scorso un referendum, corredato di 86’000 firme.

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