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La febbre dell’oro

Le riserve auree della Banca nazionale hanno risvegliato gli appetiti. Per soddisfare tutti il Parlamento propone una distribuzione allargata Keystone

La Camera bassa accetta un compromesso per salvare la Fondazione Svizzera solidale. Non solo l'AVS, ma anche i cantoni potranno fruire delle riserve auree in esubero.Ma i radicali non ci stanno.

Radicali mollano la Fondazione

Il Gruppo liberale radicale alle Camere è pronto a lasciar cadere la Fondazione Svizzera solidale. Con 23 voti a 22, e cinque astensioni, ha deciso martedì di respingere in votazione finale il controprogetto adottato lo stesso giorno al Nazionale sulla Fondazione.

E’ più importante combattere efficacemente l’iniziativa dell’UDC che mira ad assegnare all’AVS il provento dell’oro in eccedenza della Banca nazionale, piuttosto che voler a tutti i costi creare la Fondazione Svizzera solidale, come propone il controprogetto, ha dichiarato la presidente del gruppo del Partito liberale radicale (PLR), Christine Beerli, la quale però ha tenuto a precisare che lei personalmente è schierata con Kaspar Villiger nel sostenere l’idea della Fondazione.

Il PLR intende impegnarsi con ogni mezzo per far fallire l’iniziativa dell’UDC, che è «estremamente dannosa» e «saccheggia le riserve di oro», ha aggiunto la Beerli in una conferenza stampa al termine della riunione del Gruppo.

La discussione all’interno del Gruppo liberale-radicale si è concentrata sulla tattica più opportuna per far cadere in maniera certa l’iniziativa UDC. La Beerli ha tuttavia precisato che il voto di misura all’interno del Gruppo non codnanna in maniera definitiva la Fondazione, ma la pone in una difficile situazione.

Il compromesso al Nazionale

Lo stesso giorno il Consiglio nazionale, per salvare la Fondazione Svizzera solidale, ha compiuto un gesto in favore dei cantoni. Ha deciso di attribuire loro, dopo 30 anni, un terzo delle riserve di oro in esubero della Banca nazionale (BNS). I rimanenti due terzi dovrebbero andare all’AVS e alla Confederazione. Gli Stati avevano optato per 1/3 alla Confederazione e 2/3 ai cantoni, mentre finora il Nazionale voleva assegnare l’intero patrimonio al fondo AVS, lasciando i cantoni a bocca asciutta.

Questa soluzione di compromesso, sostenuta da una minoranza della commissione e presentata da Lucrezia Meier-Schatz (PPD/SG), è stata adottata con 148 voti contro 29. La «mano tesa» al Consiglio degli Stati è stata appoggiata anche del consigliere federale Kaspar Villiger.

“Il sostegno dei cantoni è necessario affinché il controprogetto all’iniziativa popolare dell’UDC (che vuole attribuire tutto l’oro all’AVS) riesca a spuntarla in votazione popolare”, ha sottolineato Charles Favre (PLR/VD). La maggioranza della commissione non ha però condiviso quest’analisi. La votazione popolare si terrà probabilmente in settembre.

I fronti della distribuzione

Secondo Rudolf Strahm (PS/BE) sarebbe più opportuno puntare sul modello 2/3 all’AVS e 1/3 alla Confederazione. Questa chiave di ripartizione, applicata dopo 30 anni, sempre che popolo e cantoni non decidano altrimenti, è però stata scartata con 96 voti contro 81. PS e UDC chiedono infatti che la maggior fetta possibile venga attribuita all’AVS. Si tratta di consolidare le sue finanze caratterizzate da deficit cronici, ha osservato Caspar Baader (UDC/BL).

Il dossier ritorna ora alla Camera dei cantoni che, per due volte, si è pronunciata per una ripartizione del ricavato della vendita delle 1300 tonnellate di oro in esubero della BNS tra Confederazione (1/3) e cantoni (2/3). Dapprima, e per un periodo di 30 anni, gli interessi maturati sui circa 20 miliardi di franchi ottenuti dalla vendita dell’oro, trasferiti su un fondo indipendente, sarebbero suddivisi in parti uguali tra Fondazione Svizzera solidale, AVS e cantoni.

Questo modello, messo a punto dagli Stati e al quale il Nazionale si è già allineato, garantirebbe al fondo un reddito di circa 750 milioni di franchi all’anno, di cui 1/3 (250 mio) andrebbe alla Fondazione Svizzera solidale. La legge che la istituisce è ora stata portata in porto.

Il Consiglio nazionale ha infatti eliminato l’ultima divergenza che l’opponeva agli Stati. Con 94 voti contro 42, ha rinunciato a citare esplicitamente l’uguaglianza dei sessi nei principi della Fondazione, come chiedeva Christine Goll (PS/ZH). Si tratta di un obiettivo implicito, ha rilevato Jean-Philippe Maitre (PPD/GE) a nome della commissione.

Fondazione vacillante?

Ma la Fondazione potrebbe ancora vacillare al momento della votazione finale in Parlamento, prevista il 22 marzo. Per bocca di Melchior Ehrler (AG), il PPD ha annunciato che procederà a un «riesame» del progetto alla luce dell’attuale situazione finanziaria della Confederazione e dei cantoni. Analoga riflessione è stata fatta in casa radicale.

La sinistra e Kaspar Villiger si sono preoccupati del rischio che la Fondazione possa essere silurata dall’allineamento di PPD e PLR all’UDC. Pur riconoscendo che la riduzione del debito della Confederazione (108 miliardi alla fine del 2000) è certo un obiettivo importante, il ministro delle finanze ha invitato i deputati a «far parlare il cuore» in favore di una «grande idea».

Dal canto suo, Regine Aeppli (PS/ZH) ha chiaramente messo in guardia lo schieramento borghese: in caso di «grounding» della Fondazione, i socialisti si schiereranno in favore dell’iniziativa dell’UDC, che vuole dare tutto all’AVS.

swissinfo e agenzie

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