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La guerra del pesto

La Liguria vuole proteggere uno dei suoi prodotti tipici. www.kwcucina.kataweb.it

Toccata e fuga per la Nestlé nel mercato del pesto in Liguria.

La multinazionale è costretta a cambiare nome a prodotti a base di basilico francese e tedesco.

Dopo un vero e proprio conflitto lampo, la multinazionale elvetica Nestlé decide di cambiare la denominazione a due prodotti con basilico tedesco e francese.

Regione Liguria e Ministero dell’agricoltura, erano insorti, denunciando lo scippo di un prodotto tipicamente italiano.

La Coop ligure aveva addirittura ritirato negli scorsi giorni, i prodotti dai propri negozi.

Ora finalmente una schiarita: la Nestlé fa un passo indietro ma la questione è tutt’altro che risolta.

Basilico tedesco e francese

“Pesto” e “Sanremo”. Ecco le due qualità di pesto alla genovese incriminate. La Nestlé le ha fatte registrare partendo da due varietà di basilico coltivate e lavorate -pensate- in Germania e Francia.

La multinazionale elvetica pensava di aver fatto le cose per bene. Le due sorti di basilico sono infatti particolarmente resistenti, si ossidano poco con la lavorazione e soprattutto hanno un aroma molto persistente.

Nulla di meglio per realizzare il famoso pesto alla genovese e offrirlo ai consumatori italiani. Ma qui casca l’asino.

La reazione dei palati liguri

I palati fini liguri, troppo abituati ai loro sapori, si sono accorti dell’ inganno. E’ insorto il presidente della Regione, Pietro Biasotti. E’ intervenuto anche il ministero delle politiche agricole.

Dopo una guerra lampo durata pochissimi giorni, la multinazionale svizzera, si è scusata con le autorità liguri e ha promesso di far derubricare le due denominazioni presso gli uffici competenti di Bruxelles.

Nei giorni scorsi, mentre infuocava la polemica, la Coop ligure ha disposto il ritiro di “San Remo” e “Pesto” dai suoi scaffali. Un atto senza precedenti.

Tuttavia, in molti grandi magazzini italiani i due prodotti sono ancora presenti. Difficile che tutti si decidano a seguire l’esempio della Coop. I costi potrebbero essere altissimi.

Pesto non protetto

Ma il problema è molto più complesso. Non esiste infatti una ancora la denominazione dop, (denominazione di origine protetta) registrata per salvaguardare la qualità del basilico ligure, né tantomeno la tipica ricetta del pesto.

Se nel caso specifico la Nestlé ha deciso di fare un passo indietro, le multinazionali dell’ agro-alimentare hanno infatti fatto incetta di genotipi (caretteristiche genetiche di un organismo vegetale o animale) brevettandoli presso gli enti internazionali preposti.

I pomodori italiani d’Australia

“L’esempio più eclatante sulle colture tipiche italiane è quello dei pomodori afferma Carlo Petrini, dell’ associazione slow-food.

“Le diverse specie del “Bel paese” sono infatti state brevettate da industrie agro-alimentari australiane che detengono in modo esclusivo il diritto sul prodotto”.

Insomma un vero scippo del patrimonio tradizionale agricolo e culinario italiano a cui è difficile opporsi.

Per il momento sembra che l’unico sistema sia il boicottaggio decretato dai consumatori, -o come nel caso del pesto- da parte di grosse catene di distribuzione. Ma non sempre le multinazionali sono concilianti, come la Nestlé.

Paolo Bertossa, Roma

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