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La mobilitazione della diaspora francese

La residenza dell'ambasciata di Francia a Berna

Oltre 76 mila francesi residenti in Svizzera sono iscritti nei cataloghi elettorali dei consolati per eleggere il nuovo o la nuova presidente. Tre volte di più rispetto al 2002.

Alla vigilia del primo turno, il 22 aprile, viaggio nella comunità francese con Jean-Pierre Capelli, presidente dell’Associazione dei francesi di Svizzera (AFS).

Nel nostro Paese, o altrove nel mondo, il numero degli espatriati francesi registrati nei cataloghi elettorali consolari è praticamente triplicato rispetto alle ultime elezioni presidenziali francesi.

Un fenomeno, tuttavia, che non è riconducibile unicamente al carisma dei candidati in corsa all’Eliseo, bensì ad un rimaneggiamento amministrativo, ad un’informatizzazione più diffusa ed efficace e ad una vera e propria mobilitazione del Ministero francese degli affari esteri.

Il peso elettorale della diaspora francese riveste infatti un’importanza di primo piano: potrebbe addirittura rivelarsi decisivo in caso di risultato sul filo di lana. Basti pensare a quanto si è prodotto recentemente in Italia: la comunità degli italiani all’estero, e principalmente quella in Svizzera, ha fatto pendere il piatto della bilancia in favore di Romano Prodi, attuale presidente del Consiglio per la coalizione di centro-sinistra.

“Per quanto riguarda la Svizzera – spiega Jean-Pierre Capelli, presidente dell’AFS e consigliere all’Assemblea dei francesi all’estero (AFE) – ci sono circa 92 mila francesi iscritti. Circa 76 mila voteranno in Svizzera nei 59 uffici elettorali. Si tratta di una grande sfida”!

Un afflusso in costante crescita

In Svizzera l’evoluzione del numero degli iscritti si spiega anche in termine di demografia: “A partire dagli anni Novanta – constata Jean-Pierre Capelli – si è verificata una progressione costante dell’afflusso di francesi. Un afflusso cresciuto ulteriormente dal 2002, con l’entrata in vigore degli accordi bilaterali”.

Oggi la comunità francese residente in Svizzera è la più grande comunità recensita all’estero. E da chi è composta? E’ possibile tracciarne un ritratto socio-professionale? “In Svizzera si rispecchia, a priori, esattamente la situazione sociologica della Francia. Certe zone, come per esempio la Riviera Lemanica, è abitata prevalentemente da pensionati”.

Impossibile non fare allusione ai famosi esiliati fiscali che, secondo un recente sondaggio, in Svizzera sarebbero più di 4’000, di cui circa 1’500 francesi. “E’ comunque vero che i francesi di Francia attribuiscono ai francesi di Svizzera le caratteristiche di persone ricche, preferibilmente banchieri. Ma la realtà è diversa”.

Se Jean-Pierre Capelli è un socialista della prima ora, i francesi di Svizzera sono tradizionalmente di destra. Ma le cifre, anche in questo caso, sono in piena evoluzione.

“All’epoca della mia elezione all’Assemblea dei francesi all’estero, nel 1984, in Svizzera la percentuale politica era favorevole alla destra (75% contro 25% di rappresentanti della sinistra). Nel 1995 – precisa Capelli – la destra contava su un proprio elettorato nella misura del 58%, mentre la sinistra nella misura del 42%. Impossibile fornire i dati del 2002, perché la sinistra non era presente al secondo turno delle presidenziali. Per il 2007, vedremo…”

Come un certo malessere

Jean-Pierre Capelli ammette che, per molto tempo, la comunità dei francesi all’estero non era sempre tenuta in considerazione. La situazione dovrebbe cambiare proprio in occasione delle presidenziali 2007. Lui non ha dubbi: le proposte più concrete e innovative provengono da Ségolène Royal.

Sono del resto proposte che l’Associazione democratica dei francesi all’estero porta avanti da molto tempo. E sono pertanto vicine a Capelli, presidente dell’Associazione dei francesi di Svizzera di fede, lo ricordiamo, socialista.

Per quanto riguarda le novità che interessano gli espatriati, bisogna rivolgere lo sguardo verso il candidato centrista François Bayrou. E’ da lui che i francesi residenti in Svizzera hanno ricevuto una mail il 28 marzo scorso. Messaggio seguito a ruota, il giorno dopo, da una missiva firmata Nicolas Sarkozy, il candidato dell’UMP che aveva promesso di fare un salto in Svizzera per la sua campagna elettorale… Per ora nessuno l’ha visto.

“Effettivamente a Neuchâtel si era parlato dell’arrivo di Sarkozy. Poi c’è stato l’affare Johnny Hallyday… E per quanto riguarda Ségolène Royal – evidenzia Capelli – ci sono state le maldestre dichiarazioni di Arnaud Montebourg, che lo stesso ha cercato di stemperare ed addolcire sulle colonne di “Le Temps”, alludendo all’importanza di un chiarimento con la Svizzera”. Questa situazione ha però creato un clima di gelo tra i politici francesi e la Svizzera.

Il terzo uomo sul campo

Clima di freddezza, dunque, che Capelli cerca di spiegare. “Molti politici si spingono fino alla frontiera, ma pochi vengono davvero in Svizzera. Direi che rispetto ad altri paesi in cui è presente una comunità di francesi – sottolinea il presidente dell’AFS – in Svizzera si può senza dubbio parlare di caso particolare”.

“Una situazione dovuta ai negoziati con l’Unione europea? alla controversa questione fiscale? Non posso dare risposte definitive. Certo è – aggiunge ancora Capelli – che questa situazione tiene lontano i politici francesi dal suolo elvetico, per paura di compiere passi falsi”.

Intanto, nell’eterno confronto in salsa francese tra destra e sinistra, che dire del terzo uomo? François Bayrou, il candidato che si presenta con il motto “né a destra, né a sinistra”, ha possibilità di conquistare i francesi residenti in Svizzera con il suo stile che fa del consenso una vera strategia politica che ricorda la concordanza elvetica?

“Ho l’impressione – annota Jean-Pierre Capelli – che François Bayrou è forse il candidato degli svizzeri, ma non dei francesi residenti in Svizzera. E’ vero che Bayrou, volendo cucire gli estremi tra destra e sinistra per tessere un discorso di collaborazione, corrisponde bene al sistema politico svizzero. Ma non a quello francese”.

“I francesi lo sceglieranno per obbligare i politici ad una maggiore mediazione nelle scelte politiche? Non lo so, non ho la sfera di cristallo per leggere il futuro” conclude Jean-Pierre Capelli che ripone tutte le sue speranze in Ségolène Royal.

swissinfo, Bernard Léchot, Losanna
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

In margine alle elezioni presidenziali francesi, swissinfo propone una serie di articoli a cavallo della frontiera, ponendo l’accento sui punti di convergenza e di divergenza tra Svizzera e Francia.

Sui 2,3 milioni di francesi espatriati, la metà sono recensiti dai consolati, di cui 160 mila circa in Svizzera.

A livello mondiale, nei cataloghi elettorali dei consolati sono registrati circa 940 mila francesi. 820 mila voteranno dal loro paese di residenza e 120 mila voteranno in Francia, direttamente o per procura.

La circoscrizione di Ginevra conta 63 mila 592 iscritti sui 135 mila 779 residenti francesi recensiti, mentre quella di Zurigo ne conta 12 mila 856 su 22 mila 389 immatricolati.

Nei sei cantoni romandi saranno aperti 50 uffici elettorali. A Ginevra ce ne saranno 20, nell’agglomerato di Losanna 10 e a Neuchâtel, Nyon, Montreux e Friburgo 3. Sarà pure possibile votare nelle località di La Chaux-de-Fonds, Yverdon, Delémont, Porrentruy e Sion.

Lugano avrà il proprio ufficio elettorale, mentre in Svizzera tedesca ne saranno aperti 8: a Zurigo, Basilea, Berna e Lucerna.

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