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La ricerca scientifica vuole più soldi

Anche gli studi sui ghiacciai potrebbero soffrire dell'insufficienza dei fondi pubblici per la ricerca. FNS

Per il periodo 2008-2011, il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica chiede un aumento annuo del suo budget del 10%.

La Svizzera non consacrerebbe infatti abbastanza denaro alla ricerca scientifica per mantenerla ad alti livelli.

Il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) non riesce più a finanziare tutti i progetti di grande qualità che richiedono fondi, si legge in una nota diramata lunedì.

L’anno scorso, sono stati accordati solamente 280 dei 620 milioni richiesti, per un totale di 2000 domande. Inoltre – sottolinea il FNS – la somma media accordata ogni anno al singolo progetto ammonta a circa 100mila franchi, una cifra rimasta immutata da dieci anni a questa parte, nonostante il rincaro delle tecniche adottate in ambito scientifico. E le recenti misure di risparmio adottate dal Parlamento non hanno fatto che peggiorare la situazione.

È una situazione preoccupante, che se dovesse continuare «rischia di colpire in modo duraturo la qualità del lavoro di ricerca svolto in Svizzera, da sempre frutto di investimenti a lungo termine», avverte il presidente del Consiglio nazionale della ricerca del FNS Dieter Imboden.

Grazie all’aumento annuale del 10% auspicato dal FNS, il suo budget dovrebbe passare dai 567 milioni del 2007 a quasi 800 milioni nel 2011.

Concorrenza internazionale

I fondi distribuiti dal FNS non sono più competitivi nemmeno a livello internazionale: i finanziamenti pubblici alla ricerca sono infatti inferiori alla media registrata nei paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) che assegna a questo settore lo 0,75% del Prodotto interno lordo contro lo 0,65% stanziato da Berna.

Il dato – si legge – è tanto più preoccupante in quanto l’Unione europea ha appena lanciato un programma di sostegno alla ricerca, invitando tutti gli stati membri a seguire l’esempio.

Anche la concorrenza internazionale tra le diverse piazze scientifiche si è intensificata negli ultimi anni. Una pressione accentuata dall’entrata in scena di nuovi attori asiatici.

«La volontà politica per migliorare la competitività della Svizzera esiste, ma non si è ancora concretizzata nei fatti. È indispensabile uno sforzo supplementare da parte dello Stato», afferma il direttore del FNS Daniel Höchli.

Gettare nuovi ponti

In un contesto mutato, il FNS intende quindi gettare nuovi ponti tra ricerca ed economia, sviluppare le modalità per il trasferimento di sapere e di tecnologie e soprattutto sostenere i lavori di ricerca svolti nelle Scuole universitarie professionali.

La divulgazione scientifica rientra pure tra gli obiettivi fissati nella strategia del Fondo.

La nuova rivendicazione del FNS (un aumento del budget del 10% era già stato chiesto per il quadriennio 2004-2007) s’iscrive nel quadro del suo programma pluriennale trasmesso al Segretariato di Stato alla ricerca, il quale preparerà un messaggio da sottoporre al Parlamento.

swissinfo e agenzie

Grazie al Fondo nazionale per la ricerca scientifica (FNS) e agli investimenti consentiti tra il 1960 e il 1985, la Svizzera è diventata uno dei poli mondiali per la ricerca.

A partire dagli anni ’90, i fondi per la ricerca sono invece mancati. Secondo gli esperti, è stato addirittura toccato il limite minimo di contributi.

I ricercatori hanno d’altronde tirato il campanello d’allarme nel 2002: se nulla sarà intrapreso, si rischia di assistere al declino della ricerca in Svizzera.

Nello stesso anno, il FNS ha chiesto al governo un sostanziale incremento del suo budget per il periodo 2004-2007.

Nel 2003, il Parlamento ha tuttavia deciso di aumentare il credito del 5% invece del 10% richiesto.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) raggruppa 30 Paesi, tra cui la Svizzera.
Tra i membri dell’OCSE, la parte di fondi pubblici consacrata alla ricerca scientifica è pari allo 0,75% del prodotto interno lordo (Pil); un ulteriore contributo del 1,51% è fornito dal settore privato.
In Svizzera, la proporzione è rispettivamente dello 0,65 (del Pil) e dell’1,92%.

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