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La spirale di violenza in Kenya preoccupa il CICR

Gli scontri in Kenya sono costati la vita ad almeno 800 persone nel giro di un mese Keystone

Il Comitato internazionale della Croce rossa (CICR) ha espresso grande preoccupazione per la nuova ondata di violenza in Kenya, costata la vita a centinaia di persone.

Assieme al CICR diverse altre organizzazioni umanitarie svizzere stanno intensificando i loro sforzi per assistere le vittime del conflitto che insanguina il paese africano.

“Siamo entrati in una nuova fase. Le violenze scoppiate il mese scorso in seguito alle elezioni si sono ormai trasformate in scontri interetnici”, osserva Pascal Cuttat, capo della delegazione regionale del CICR a Nairobi, in un comunicato pubblicato mercoledì dall’organizzazione umanitaria.

Gli episodi di violenza, scatenati dalla contestata proclamazione dei risultati delle elezioni presidenziali del 27 dicembre scorso, hanno già causato la morte di almeno 800 persone. Il clima di minacce e insicurezza ha spinto inoltre circa 300mila persone a lasciare le loro case per cercare rifugio in altre regioni del paese.

L’ex segretario generale dell’ONU Kofi Annan si trova da alcuni giorni a Nairobi per tentare di convincere governo e forze di opposizione a risolvere pacificamente la vertenza in corso. Il dramma kenyano sarà inoltre al centro del vertice dell’Unione africana, che si apre giovedì ad Addis Abeba, in Etiopia.

Spirale di rappresaglie

“Le sofferenze subite da una comunità o dall’altra stanno provocando una spirale di rappresaglie e controrappresaglie. Più la situazione si prolunga e più sarà difficile ristabilire l’ordine e favorire il processo di riconciliazione tra le varie etnie, ritiene Pascal Cuttat.

Il CICR ha chiesto a tutti i dirigenti del paese di fare il possibile per assicurare il rispetto della vita e della dignità umana in Kenya. Il Comitato ha inoltre chiesto alle autorità e alle parti in conflitto di non ostacolare in alcun modo l’intervento delle organizzazioni umanitarie in favore delle persone che necessitano di assistenza.

Assieme alla Società della Croce rossa del Kenya, il CICR si sta impegnando attualmente per garantire rifornimenti di viveri e altri aiuti urgenti, come pure per aiutare le persone sfollate a ristabilire un contatto con le loro famiglie.

Progetti rallentati

Oltre al CICR, diverse altre organizzazioni umanitarie svizzere attive in Kenya si vedono confrontate al conflitto politico ed interetnico in Kenya.

“Questo conflitto sta avendo anche gravi ripercussioni economiche per tutto il paese. Sta diventando ad esempio molto difficile trovare benzina”, sottolinea Andreas Schriber, direttore esecutivo di BioVision.

L’organizzazione elvetica conduce da anni in Kenya progetti di agricoltura biologica e di lotta biologica alle zanzare.

“Le persone che viaggiano devono far fronte ad una situazione instabile e pericolosa. Questo frena gli spostamenti e sta rallentando anche i lavori dei nostri progetti”, aggiunge Schriber.

Programma di emergenza

“Finora la realizzazione dei nostri progetti è proseguita normalmente. I nostri uffici a Nairobi sono rimasti inoltre aperti”, dichiara invece Stefan Gribi, portavoce della Caritas.

“Congiuntamente alla sezione kenyana di Caritas, abbiamo lanciato in questi giorni un programma di emergenza per fornire acqua, cibo e altri beni di prima necessità a circa 25’000 persone sfollate”.

swissinfo e agenzie

In Kenya vivono 36 milioni di persone, suddivise in più di 40 etnie. I Kikuyu sono l’etnia principale (22%), davanti ai Luya (14%), Luo (13%), i Kalenjin (12%) e Kamba (11%).

Il presidente uscente Mwai Kibaki, eletto per la prima volta cinque anni fa, fa parte dell’etnia Kikuyu, che si concentra soprattutto nell’altopiano al centro del paese e nelle regioni economicamente più forti.

Il capo dell’opposizione Raila Odinga è di etnia Luo. Questo gruppo vive soprattutto nell’ovest del paese, nella regione del Lago Vittoria, ai confini con l’Uganda.

Finora il Kenya era considerato il paese più stabile di tutta l’Africa nera, dopo il Sudafrica. I gravi episodi di violenza delle ultime settimane sono scoppiati in seguito alle elezioni tenute alla fine di dicembre.

Mentre il presidente Kibaki si è proclamato vincitore al termine dello scrutinio, i sostenitori di Odinga hanno contestato con manifestazioni e proteste l’esito delle elezioni.

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