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La Svizzera saluta la democrazia liberiana

Ellen Johnson-Sirleaf, la prima donna proclamata ufficialmente presidente di uno Stato africano Keystone

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione traccia un bilancio positivo delle recenti elezioni in Liberia. Molto lavoro rimane però ancora da fare.

Per l’agenzia federale preposta alla cooperazione internazionale le forze di pace delle Nazioni Unite devono rimanere nel Paese africano finché le tensioni civili saranno allentate.

Ellen Johnson-Sirleaf, ex-ministro delle finanze liberiano, è la prima donna eletta capo di uno Stato africano.

Secondo i risultati ufficiali dello scrutinio, avvenuto lo scorso 8 novembre, l’economista laureata ad Harvard e cresciuta all’ombra della Banca mondiale e dell’ONU ha ottenuto il 59,4% dei voti, contro il 40,6% del suo avversario, il calciatore milionario George Weah.

«Indipendentemente dal risultato delle elezioni, ciò che importa è che esse si siano svolte in modo corretto e non come le precedenti», ha detto a swissinfo Daniel Rychner, capo dell’ufficio regionale di coordinazione della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) nella vicina Sierra Leone.

Rychner, che visita la Liberia almeno una volta al mese, ha però anche sottolineato che la 67enne Ellen Johnson-Sirleaf sarà ora confrontata a difficili sfide.

«Nel Paese sussistono problemi molto grandi, perché vi è stato un lungo periodo di instabilità», ha affermato. «Basta recarsi nella capitale Monrovia per rendersi conto delle lacune delle autorità. Manca l’acqua potabile, numerosi edifici sono stati distrutti e lo stato delle strade è pessimo. Ci vorrà molto tempo per ripristinare la situazione».

Aiuti mirati

In Liberia, il tasso di disoccupazione si aggira attorno all’80%. Gran parte dei suoi 3,5 milioni di abitanti sono illetterati, centinaia di migliaia di persone vivono in campi d’assistenza e molte persone agiate vivono all’estero.

Durante la guerra civile, che fra il 1989 e il 2003 ha causato circa 250’000 morti, le infrastrutture statali sono state distrutte un po’ ovunque nel Paese. Non è questa però la maggior preoccupazione della DSC.

«Concentriamo le nostre forze soprattutto sulle frange più vulnerabili della popolazione, inclusi donne e bambini», ha affermato Rychner.

Sul posto, la DSC lavora in collaborazione con organizzazioni non governative: «Sosteniamo ad esempio un centro della Croce Rossa a favore di giovani donne e bambini colpiti dalla guerra».

Sfide

Le elezioni che hanno portato al successo Ellen Johnson-Sirleaf erano le prime dalla fine della guerra civile. Secondo gli osservatori internazionali, si sono svolte in modo libero e prevalentemente corretto.

I circa 15’000 membri delle forze di pace dell’ONU presenti il Liberia sono finalmente riusciti ad assicurare la calma nella regione dopo le manifestazioni e le proteste inscenate dai sostenitori di Weah, uscito sconfitto dallo scrutinio.

Secondo Rychner, non dovrebbero esserci altre reazioni particolarmente violente: «In generale, la sicurezza del Paese è sotto controllo dell’ONU».

Sussiste tuttavia il pericolo che gli Stati che finanziano l’attività delle forze dell’ONU, vedendo che in Liberia sta tornando la calma, decidano di concentrare le loro prestazioni altrove. Per il membro della DSC, sarebbe un errore: «È ancora troppo presto per partire. Ma, secondo il modo d’agire del Consiglio di sicurezza, la situazione sarà riesaminata ogni sei mesi».

Per quanto riguarda la situazione della Liberia a medio-lungo termine, Rychner sostiene che, per avere una pace duratura, sia necessario risolvere i problemi di fondo: «Si deve vincere la corruzione, affrontare i problemi di governo».

È inoltre importante incrementare la fiducia nel Paese: «Dobbiamo creare un ambiente tale da attrarre investitori privati. Senza i loro fondi non si potrà sviluppare il Paese. Molto rimane quindi da fare».

swissinfo

Tra il 1997 e il 2001, la DSC ha stanziato 9,1 milioni di franchi per l’assistenza umanitaria in Liberia, insistendo particolarmente sugli aiuti ai bambini.

Il budget 2004-2005 della DSC per la Liberia è di circa 6 milioni di franchi.

La DSC coordina i suoi programmi nella regione tramite un Ufficio di Cooperazione aperto a Freetown (Sierra Leone).

Parte dei contributi della DSC alla Liberia va alle agenzie dell’ONU e al Comitato Internazionale della Croce Rossa.

La Liberia ha 3,5 milioni di abitanti.
500 000 persone sono profughi interni.
320 000 persone hanno cercato rifugio in Paesi limitrofi.
Il Paese è ricco di minerali di ferro e di oro.
Esporta inoltre molta gomma, legname, caffè e cacao.

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