Prospettive svizzere in 10 lingue

La Svizzera sostiene le elezioni palestinesi

Una giovane donna palestinese lascia il seggio elettorale di Nablus dopo aver votato Keystone

Per la prima volta da dieci anni a questa parte, i palestinesi eleggono il loro parlamento. La Svizzera sostiene attivamente questo atto democratico.

I seggi elettorali sono stati aperti mercoledì. Il gruppo militante Hamas dà vita ad una sfida accesa con il partito attualmente al potere, Al Fatah.

Il Dipartimento svizzero degli affari esteri (DFAE) ritiene di fondamentale importanza quanto sta accadendo in Palestina. È essenziale che l’Autorità palestinese riceva una nuova legittimazione attraverso le urne.

I seggi sono stati aperti mercoledì mattina alle 7 in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Ad eleggere il parlamento, composto di 132 deputati, sono chiamati 1,3 milioni di palestinesi. 13’500 poliziotti sono stati incaricati di proteggere i mille e più locali di voto. Dovranno far rispettare il divieto di porto d’armi durante le elezioni.

Israele ha fatto la sua parte

Esprimendosi dopo aver votato a Ramallah, in Cisgiordania, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha avuto parole di lode per i suoi concittadini che si recano alle urne nonostante gli ostacoli. «Siamo molto soddisfatti di come stanno andando le cose», ha dichiarato Abbas.

È stato difficile soprattutto fare in modo che gli abitanti di Gerusalemme – città contesa da palestinesi e israeliani – potessero recarsi alle urne, ha ricordato Abbas. Ma i problemi con Israele sono stati risolti.

La decisione israeliana di non ostacolare le elezioni è stata salutata positivamente dal DFAE. «Siamo soddisfatti che le elezioni palestinesi si svolgano nonostante i problemi di sicurezza», ha indicato a swissinfo il Dipartimento guidato da Micheline Calmy-Rey.

«Salutiamo inoltre il fatto che il presidente dell’Autorità palestinese non abbia ceduto alle pressioni interne che puntavano a rimandare le elezioni».

Osservatori svizzeri

La Svizzera sostiene attivamente il buon svolgimento delle elezioni. Ha messo a disposizione sette osservatori – due a lungo termine, cinque a breve termine – che collaborano alla missione dell’Unione europea. Inoltre, due parlamentari elvetici fanno parte del gruppo di monitoraggio del Consiglio d’Europa.

Accusato di corruzione, Al Fatah – il partito fondato da Yasser Arafat e di cui è membro Abbas – ha chiesto alla popolazione un’altra opportunità, affinché si continui sulla strada del processo di pace, un processo di pace, però, i cui contorni sono ancora poco chiari. Dal canto suo, Hamas promette un governo dalle mani pulite.

Entrambi i partiti sono sicuri della vittoria, ma in realtà corrono testa a testa ed è difficile dire chi la spunterà. Al Fatah e Hamas si sono però detti pronti a formare una coalizione, qualora dalle urne non dovesse uscire un risultato netto.

Mahmoud Abbas – eletto presidente un anno fa – continuerà a guidare l’Autorità palestinese indipendentemente dai risultati elettorali, ma il voto porterà quasi sicuramente alla formazione di un nuovo gabinetto di ministri.

Il ruolo di Hamas

Hamas aveva boicottato le ultime elezioni legislative, nel 1996. Ma questa volta ha deciso di partecipare e ha delle buone possibilità di entrare in parlamento e in governo. Per il DFAE, questa prospettiva esige da Hamas la rinuncia alla lotta armata.

«Salutiamo la dichiarazione del presidente palestinese Mahmoud Abbas secondo la quale i membri di Hamas saranno accettati in seno al governo palestinese solo se riconosceranno l’accordo di pace di Oslo con Israele», fa sapere il DFAE a swissinfo.

«Tanto tra i palestinesi quanto tra gli israeliani ci sono degli estremisti che non sono interessati ad una soluzione pacifica del conflitto. Questi elementi rappresentano una chiara minoranza nelle due comunità, e c’è da sperare che non riescano a sabotare il processo di pace in modo durevole. Naturalmente ci aspettiamo che gli attori politici coinvolti si conformino ai processi democratici e che rispettino il diritto internazionale», ha aggiunto il DFAE.

Israele ha già dichiarato di non voler trattare con i politici di Hamas. Ma se quest’ultimo dovesse dare vita ad una coalizione con Al Fatah, ci si aspetta che chieda dei ministeri come quello della sanità o dell’educazione e che lasci agli altri gli affari diplomatici.

swissinfo e agenzie

1,3 milioni di palestinesi sono chiamati alle urne.
132 parlamentari da eleggere
20’000 osservatori locali e 950 internazionali
Gli osservatori internazionali sono guidati dall’ex presidente USA Jimmy Carter.
I risultati ufficiali sono attesi nella notte tra il 25 e il 26 gennaio.

La presenza Svizzera in Israele e nei Territori occupati consiste principalmente in aiuto allo sviluppo per il popolo palestinese.

Sul territorio sono presenti organizzazioni governative e no. Non ci sono finanziamenti diretti per l’Autorità palestinese, se si esclude un sussidio concesso all’ufficio di statistica.

Sostenuto dalla Svizzera, il piano di pace «Iniziativa di Ginevra», nato due anni fa, non è riuscito ad ottenere il sostegno politico di Israele e Palestina.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR