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La Svizzera vuole vendere il suo simbolo milanese

Keystone

Il Centro svizzero di Milano sarà forse messo in vendita. Berna vuole disfarsi del più grande edificio della Confederazione all'estero poiché finanziariamente poco redditizio.

L’idea sta suscitando sconcerto non solo tra la comunità elvetica in Italia ma anche a livello politico in Svizzera.

Il grattacielo “svizzero” che da più di 50 anni svetta su uno dei cuori pulsanti di Milano, la centralissima Piazza Cavour, potrebbe presto non avere più nulla di elvetico.

La Confederazione – o meglio l’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL), competente per tutto ciò che concerne il parco immobiliare civile di proprietà federale – vorrebbe infatti vendere il complesso di cui è proprietaria.

Nei circa 15’000 metri quadrati dei due edifici (il complesso è costituito dalla cosiddetta “Casa Bassa” e dalla torre) hanno oggi sede il Consolato generale di Svizzera a Milano, la Camera di commercio svizzera in Italia, il Centro culturale svizzero (antenna dell’Istituto svizzero di Roma), Svizzera turismo, la Società Svizzera di Milano, la Scuola Svizzera e uno studio della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana.

Nella torre si trovano principalmente uffici affittati a diverse imprese, tra cui l’UBS, che occupa il 40% della superficie e che secondo alcune voci sarebbe interessata all’acquisto.

Utili troppo bassi

La principale ragione invocata per giustificare la vendita è che l’edificio non rende abbastanza: “Il complesso genera sì dei profitti, ma l’UFCL li stima nettamente troppo modesti”, sottolinea senza comunicare cifre il portavoce del Dipartimento federale delle finanze (DFF) Dieter Leutwyler, da cui dipende l’UFCL.

L’edificio “costituisce inoltre un corpo estraneo nel portafoglio immobiliare della Confederazione”, spiega Leutwyler, un portafoglio composto quasi esclusivamente da ambasciate, cancellerie e residenze diplomatiche.

La vendita potrebbe fruttare diverse decine di milioni di franchi. Luca Minoli, presidente della commissione d’amministrazione del centro, stima il valore del complesso in almeno 200 milioni di franchi.

Riunitisi alcuni giorni fa, i responsabili delle 10 istituzioni elvetiche attive a Milano e il presidente del Collegamento svizzero in Italia si sono espressi all’unanimità contro quello che ritengono un progetto sbagliato. Tanto più che secondo le loro stime negli ultimi anni, dopo essere stato rinnovato, l’edificio rende.

Un punto di “cristallizzazione”

“Il Centro svizzero di Milano ha prima di tutto un alto valore simbolico”, sottolinea Roberto Engeler, presidente del Collegamento svizzero in Italia.

“Questo complesso è il punto di cristallizzazione della Svizzera a Milano . Chiunque vuole entrare in contatto con la Confederazione, sa che deve andare in Piazza Cavour, poiché lì trova la Svizzera”.

Inoltre, afferma ancora il presidente del Collegamento svizzero in Italia, una vendita rappresenterebbe “un’offesa nei confronti della Società svizzera di Milano, che a suo tempo aveva acquistato il terreno e aveva partecipato con una certa somma alla costruzione del complesso”.

Se l’edificio dovesse passare in altre mani, immancabilmente – osserva Engeler – le istituzioni elvetiche “si sparpaglierebbero ai quattro venti”.

Un caso politico

Anche in Svizzera, l’ipotizzata vendita del centro suscita sconcerto. “Vendere è una decisione assurda ed è in linea con la totale mancanza di sensibilità che ancora una volta Berna dimostra su temi non secondari”, ha ad esempio dichiarato al giornale La Regione il parlamentare ticinese del Partito liberale radicale Dick Marty.

Un punto di vista condiviso anche da altri membri del parlamento, come ad esempio il socialista Alain Berset, presidente della Commissione delle costruzioni pubbliche, che interpellato dal quotidiano Tages Anzeiger ha parlato di un segnale politico dalle conseguenze negative.

L’Unione democratica di centro – pur avendo spesso sottolineato la necessità di disfarsi di edifici inutili o deficitari – si è detta sorpresa dal modo d’agire dell’UFCL, che non ha neppure avvertito il console generale svizzero a Milano. “Vi sono luoghi dove non solo è giudizioso, bensì indispensabile curare dei contatti e rappresentare la Svizzera”, scrive inoltre il segretario generale del partito Gregor Rutz in un comunicato.

Giuridicamente l’UFCL è libero di decidere autonomamente – quindi senza l’avallo del ministro delle finanze – quali edifici civili vendere. Solo in determinati casi, quando ad esempio una vendita suscita dei conflitti tra dipartimenti diversi, tocca al ministro delle finanze deliberare.

E di conflitto in questo caso si tratta, poiché il Dipartimento degli esteri si è già detto opposto, almeno nello stato attuale delle cose, a qualunque progetto di vendita.

“Evidentemente è diventata una questione politica, ma per il momento – conclude Dieter Leuwyler – siamo ancora solo allo stadio delle discussioni preliminari”.

swissinfo, Daniele Mariani

Il complesso che ospita il Centro svizzero di Milano è stato progettato dall’architetto Armin Meili, già direttore dell’Esposizione nazionale del 1939 di Zurigo, ed è stato inaugurato nel 1951.

La costruzione del primo dei due edifici, la cosiddetta “Casa Bassa”, iniziò nel 1949, sul terreno dell’antico albergo Cavour, l’hotel di Gabriele d’Annunzio.

Nel 1952 seguì l’inaugurazione della “torre”, che con i suoi 20 piani e 80 metri d’altezza fu il grattacielo più alto di Milano fino al 1960, quandò fu portato a termine il “Pirellone”.

Fin dall’inizio, nel nuovo complesso si installarono le principali istituzioni elvetiche. Tra di esse anche la Società svizzera di Milano, all’origine del progetto, che ritrovò così una sede, dopo che nel 1943 il suo edificio in via Disciplini andò distrutto in un bombardamento aereo.

All’estero, la Confederazione dispone di 600 edifici ripartiti in 100 paesi. È proprietaria di circa la metà degli immobili, mentre l’altra metà sono in affitto.

Gli stabili di proprietà della Confederazione hanno un valore di circa 800 milioni di franchi.

Si tratta principalmente di cancellerie delle rappresentanze elvetiche, delle ambasciate o delle residenze diplomatiche.

Il Centro svizzero di Milano è l’unico immobile all’estero di proprietà della Confederazione che Berna sta pensando di mettere in vendita.

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