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Lanciata la campagna anti ONU

Per Christoph Blocher e il suo comitato d'opposizione, aderendo all'ONU la Svizzera sarebbe costretta a servire gli interessi dei grandi paesi swissinfo.ch

Gli oppositori sostengono che un sì in votazione popolare comprometterebbe neutralità, sovranità e libertà della Svizzera.

Una messa sotto tutela del nostro paese che, per di più, quale membro a tutti gli effetti sarebbe tenuto a pagare in futuro altri milioni di franchi per finanziare le attività di un’organizzazione dominata dagli interessi delle grandi potenze. Questo sarebbe il risultato di una partecipazione all’Organizzazione delle Nazioni Unite secondo il leader dell’UDC Christoph Blocher, presidente del comitato contro l’adesione all’ONU che, con un’abile mossa tattica, ha deciso di inaugurare la campagna proprio il giorno prima del Consiglio federale.

Già contrario nel 1986 all’adesione, in occasione della prima votazione (rifiutata a schiacciante maggioranza dal popolo e da tutti i cantoni), il tribuno zurighese ha sottolineato che il prossimo 3 marzo si tratterà di rispondere alla stessa identica domanda di 16 anni fa, ovvero sulla partecipazione politica della Svizzera all’ONU.

Oggi come allora una tale prospettiva metterebbe in pericolo la neutralità elvetica, poiché nel frattempo, ha osservato Blocher, l’organizzazione non è cambiata: “Le grandi potenze con diritto di veto del consiglio di sicurezza potrebbero imporre alla Svizzera misure, boicottaggi o sanzioni nei confronti di stati terzi, misure incompatibili con il principio di neutralità della Confederazione”.

Svizzera pura esecutrice di interessi altrui

Agli occhi del comitato anti-ONU, una partecipazione anche a livello politico della Svizzera – che, occorre ricordarlo, attualmente collabora a molti programmi delle sotto-agenzie finanziandole ogni anno con oltre 400 milioni – verrebbe degradata a semplice esecutrice degli interessi dei grandi paesi che controllano l’istituzione. Un’istituzione che esigerebbe inoltre che il diritto nazionale venga sacrificato al diritto internazionale e che richiederebbe contributi speciali sempre più esosi. Un’adesione completa comporterebbe una maggiore spesa in contributi normali di 75 milioni.

Per guadagnare consensi tra l’elettorato di centro-destra, Blocher ha cooptato due ex parlamentari degli altri partiti borghesi, partiti che nelle prossime settimane si esprimeranno invece a favore dell’adesione. Il già senatore PLR Hans Letsch ha criticato la sempre minore attenzione manifestata negli ultimi anni da governo e parlamento per la neutralità elvetica, mentre secondo l’ex deputato PPD Paul Eisenring, presidente nel 1986 del comitato anti-ONU, un’adesione metterebbe in discussione la tradizione umanitaria della Svizzera e il ruolo della sua diplomazia.

Coinvolta anche la Svizzera romanda

Nel lanciare il suo appello isolazionista, il leader UDC non ha voluto trascurare nemmeno la Romandia, regione dove i fautori dell’adesione sono più numerosi. Il consigliere nazionale liberale vodese Serge Beck ha messo sotto accusa la struttura antidemocratica dell’ONU, che impedirebbe di fatto di realizzare gli obiettivi di pace e di rispetto dei diritti umani che si prefigge sulla carta.

Nelle prossime settimane si profila una campagna intensa. La posta in gioco è infatti alta e l’esito del voto avrà conseguenze importanti. Sia per l’immagine della Svizzera nel mondo, sia a livello di politica interna. Già con il vento in poppa nei sondaggi, l’UDC potrebbe rafforzarsi ulteriormente in caso di un no popolare, un consolidamento molto utile in vista delle elezioni federali del 2003.

Luca Hoderas

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