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Lavoro nero in agricoltura: i contadini contrattaccano

La politica restrittiva del governo obbliga i contadini ad assumere manodopera in nero. Il Consiglio federale insorge.

Il mondo agricolo è nuovamente confrontato con una penuria di mano d’opera stagionale. I contadini sostengono di essere costretti ad assumere in nero, a causa di condizioni di reclutamento molto restrittive imposte dalla Confederazione. Berna rispedisce le accuse al mittente.

Nonostante il problema si riproponga ogni estate, il Consiglio federale ha deciso di mantenere un politica repressiva e restrittiva. Il reclutamento di mano d’opera non è pertanto autorizzata al di fuori della zona dell’UE e dell’AELS, a scapito dei contadini.

“Non c’è alcun motivo di assumere qualcuno in nero se si offre un salario decente e condizioni-quadro di lavoro”, sostiene l’Ufficio federale degli stranieri (UFDS). “Se pagati correttamente, i lavoratori portoghesi e spagnoli vengono senza problemi”, indica il suo portavoce Christoph Müller.

Reclutamento difficile

“Falso!”, ribattono l’Unione svizzera dei contadini (USC) e Prométerre. “C’è un problema di quantità e qualità. Portogallo e Spagna hanno già per conto loro poca mano d’opera e assumono lavoratori dell’est. E i volontari che vengono in Svizzera spesso non sono qualificati”, afferma Laurant Cochard, di Prométerre.

“È chiaro che offrendo salari di 5’000 franchi mensili si troverebbe del personale. Ma l’agricoltura non ne ha i mezzi”, aggiunge Fritz Schober, dell’USC.

Programma ufficiale di reclutamento

Confrontato con le critiche del mondo agricolo, l’UFDS rimanda al programma ufficiale di reclutamento in Spagna e Portogallo, che dovrebbe soddisfare la richiesta di personale. Se agiscono abbastanza presto, i contadini devono trovare mano d’opera, ritiene l’UFDS.

Questa campagna lascia già trasparire un bilancio insoddisfacente, sottolineano Prométerre e l’USC, partner del progetto. I risultati definitivi, con il numero di lavoratori reclutati, dovrebbero arrivare entro due settimane. “Contiamo di basarci su questi dati per rivendicare un allargamento del mercato del lavoro verso l’est”, annuncia Cochard.

Per l’UFDS è però escluso che l’agricoltura benefici di un trattamento di favore in materia di reclutamento fuori dalla zona dell’UE.
L’USC calcola comunque che questa stagione saranno tra i 2’000 e i 3’000 i lavoratori mancanti e assunti ‘in grigio’.

“Non si tratta di veri lavoratori clandestini, poiché sono dichiarati e quindi tassati e assicurati”, precisa Cochard, sottolineando quanto sia ridicola la situazione. “Si tratta di lavoratori stranieri che non dispongono di un permesso di soggiorno”.

Stagiaires provenienti dall’est

Accanto al programma di reclutamento, esiste un sistema di collocamento di lavoratori provenienti dall’est, in particolare di stagiaires. “Ma le procedure sono lunghe e le condizioni di collocamento sono restrittive”, afferma Cochard.

“Il problema con gli studenti assunti per ovviare alla penuria di mano d’opera è la loro mancanza di qualifica”, prosegue il responsabile di Prométerre. E una volta formati devono ripartire perché non hanno il diritto di restare più di quattro mesi. Inoltre, non essendo il loro permesso rinnovabile, non possono tornare nemmeno l’anno seguente.

Il lavoro di formazione da parte del contadino è quindi vano. Questa forma di reclutamento può tuttavia risolvere una parte del problema per i prossimi anni, ma a condizione che i lavoratori formati possano almeno tornare, conclude Cochard.

Lavoro nero “avallato ufficialmente”

Agli occhi dei sindacati, che considerano la loro assunzione un raggiro del regolamento camuffato come aiuto ai paesi dell’est, gli stagiaires non rappresentano una soluzione. Si tratta di “lavoro nero avallato ufficialmente”, afferma Pietro Cavadini dell’Unione sindacale svizzera (USS).

“I salari sono bassi” – aggiunge – “e nessuno controlla se la formazione prevista viene effettivamente svolta”. Inoltre, Cavadini non vede motivo per cui la mano d’opera dei paesi dell’est avrebbe bisogno di una “formazione” in Svizzera.

Esigenze e controlli cantonali

I cantoni non sono comunque interessati tutti allo steso modo dal problema del lavoro nero nell’agricoltura. La Svizzera romanda, in cui diversi cantoni sono già dotati di di organi di controllo, lotta più attivamente contro questo fenomeno che la Svizzera tedesca. Anche il Ticino non dispone di un organo specifico.

I cantoni di Vaud, Ginevra, Neuchâtel e Vallese hanno adottato istanze che praticano controlli severi. In cambio, il Giura, dove una base legale è però in fase di preparazione, e Friburgo, sono più arretrati.

In rappporto alla Romandia, i cantoni svizzero-tedeschi sono rimasti indietro, ma ci si sforza per organizzare la lotta. Basilea Campagna e Turgovia, ad esempio, si doteranno di una struttura ad hoc in autunno, mentre nel canton Zurigo un’interpellanza in questo senso è pendente in Gran Consiglio.

Berna, invece, ha già compiuto un primo passo creando una struttura incaricata di coordinare il lavoro tra diversi uffici. L’introduzione di una commissione di lavoro è prevista in una nuova legge attualmente in consultazione.

Il problema del lavoro nero si pone in modo meno grave in Svizzera centrale e nei Grigioni, dove le aziende, piccole e a conduzione famigliare, non ricorrono quasi mai a mano d’opera esterna.

Contravventori denunciati

Gli organi cantonali di sorveglianza si occupano solitamente di tutti i settori dell’economia. Intervengono in seguito a denunce effettuate da diverse istanze, ma procedono pure a controlli puntuali e informano ed aiutano i lavoratori. Nella maggioranza dei cantoni svizzerotedeschi, nonché in Ticino, tali verifiche sono effettuate dalla polizia cantonale o da quella degli stranieri.

In caso d’infrazione, i contravventori sono denunciati al Ministero pubblico o alle autorità competenti e le sanzioni vanno dalla multa alla pena detentiva.

È molto difficile stimare il numero di aziende interessate dal problema nonché il numero dei lavoratori in nero. I settori dell’agricoltura più toccati sono quelli che hanno periodi di punta molto brevi, come la raccolta del tabacco e della frutta e la viticoltura.

swissinfo e agenzie

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