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Le banche svizzere finanziano Obama e McCain

Il colore dei soldi per McCain e Obama è anche rossocrociato Reuters

UBS e Credito svizzero figurano tra i venti più grandi donatori dei due principali pretendenti alla Casa Bianca. Finanziano, come altri, anche i congressi dei partiti e alcuni candidati alle elezioni legislative, concomitanti con le presidenziali.

Mentre Barack Obama e John McCain si apprestano ad ottenere l’investitura ufficiale dei loro rispettivi partiti durante i congressi – ultimo rettilineo che li separa dalla Casa Bianca – molti record sono già stati battuti: primo fra tutti quello dei finanziamenti, un’abbondante pioggia di monete sonanti.

Il repubblicano John McCain, per esempio, soltanto nel mese di luglio ha raccolto la bellezza di 27 milioni di dollari.

Un sicuro record per il candidato del partito di George W. Bush, che è stato però eclissato da Barack Obama: nel medesimo mese il candidato democratico ha fatto suo un bottino di 52 milioni di dollari. Cifre da capogiro, mai viste prima nella storia degli Stati Uniti, un paese in cui denaro e politica sono tuttavia inseparabile ormai da tempo.

Tra i finanziatori dei veri pesi massimi

Se gran parte di questi fondi provengono da individui, il denaro è però versato anche da diversi gruppi di pressione, quali i sindacati, le grandi università, le associazioni professionali o di categoria e le aziende.

La stragrande maggioranza delle aziende che prendono attivamente parte al processo elettorale, è americana. I due colossi bancari svizzeri UBS e Credit Suisse sono le uniche società elvetiche di origine straniera a figurare tra i venti più grandi donatori dei due principali candidati alla presidenza degli Stati Uniti d’America.

Secondo il “Center for Responsive Politics”, un’organizzazione non governativa che spulcia accuratamente i rapporti finanziari che i candidati trasmettono alla Commissione elettorale federale, l’istituto di credito UBS occupa il quinto posto nella classifica dei venti più grandi donatori di Barack Obama. Credit Suisse e UBS occupano, rispettivamente, il nono e il decimo posto nel TOP 20 delle società più generose nei confronti di John McCain.

“Il Credit Suisse – dichiara a swissinfo Sheila Krumholz, direttrice del “Center for Responsive Politics” – è considerato dalla nostra organizzazione come un ‘heavy hitter’, ossia un peso massimo nel finanziamento delle campagne elettorali. E’ pertanto uno dei gruppi più influenti nel campo della politica americana su scala federale”.

Denaro anche nelle tasche di altri

Le due grandi banche svizzere non si limitano tuttavia ad assicurare il proprio contributo finanziario unicamente ai protagonisti della corsa alla Casa Bianca. Riempiono anche le tasche di numerosi candidati alle elezioni legislative.

Il Credit Suisse, per esempio, è la sola società straniera a figurare tra i venti più grandi donatori di Hillary Clinton, la senatrice dello Stato di New York che briga un terzo mandato dopo che il suo tentativo di espugnare il bastione maschile della Casa Bianca è fallito. UBS spicca per essere uno dei più grandi donatori di un altro senatore democratico di New York, Charles Schumer, e del capo della minoranza repubblicana al Senato, Mitch McConnel.

Ci sono però altre aziende svizzere che si danno da fare per le imminenti presidenziali americane. La società farmaceutica Roche ha già versato 240 mila franchi ai candidati alle legislative e alle presidenziali. La multinazionale elvetica Novartis assicura il padrinato dei due congressi e ha versato oltre 220 mila dollari ai candidati.

Bocche rigorosamente cucite a doppio filo

UBS e Credit Suisse si distinguono indubbiamente per l’entità delle somme consacrate al finanziamento delle campagne elettorali. Dall’inizio dell’anno UBS ha versato 587 mila dollari, mentre il Credit Suisse circa due milioni di dollari.

“Per le società – sottolinea nuovamente Sheila Krumholz – si tratta di poter creare delle corsie preferenziali con i candidati una volta eletti, in modo tale da poter sviluppare una relazione ed esprimere i propri punti di vista”.

swissinfo ha contattato le sedi di UBS, di Credit Suisse e di altre aziende di origine svizzera, attive nelle operazioni di “lobbing” a Washington e che rappresentano pertanto gli interessi di tali società in seno alla Casa Bianca e al Congresso. Ma nessuna delle società interpellate ha accettato di rispondere alle domande.

Novartis, è vero, non ha fatto scena muta. Attenendosi scrupolosamente ad un comunicato pre-esistente, ha spiegato che la “sua partecipazione ai congressi manifesta il proprio impegno nei confronti delle città organizzatrici” e “il proprio appoggio al processo democratico negli USA”.

Novartis discreta sugli aiuti elargiti

La somma versata da Novartis ai due congressi non è nota. Ma le ragioni che spingono un’azienda a finanziare il congresso di un partito sono le medesime di quelle che motivano i donatori de candidati.

“Le aziende desiderano avere un’influenza politica ed evitare che i politici nuocciano ai loro interessi”, sottolinea Steve Weissman, della “Campaign Finance Institute”, un centro di ricerca affiliato all’Università George Washingon.

Generalmente le aziende insistono sul fatto di non versare il denaro direttamente ai candidati, ma di dirottarlo sui cosiddetti PAC (“Political Action Committee”, Comitati di azione politica), gruppi di cui i fondi provengono da alcuni dei loro impiegati e che decidono a chi devolverli

Il denaro corrompe la democrazia

Sheila Krumholz evidenzia tuttavia che “gli impiegati che assicurano i finanziamenti ai candidati, non sono dei semplici impiegati: si tratta in realtà dell’élite stessa dell’azienda, quadri superiori, compreso il Presidente della direzione generale, che può versare il denaro, a titolo individuale e in veste di membro di un PAC”.

Per la direttrice del “Center for Responsive Politics”, tutto questo denaro corrompe la democrazia americana. “Raccogliere informazioni su questo o quel problema presso i gruppi di pressione, per un eletto è una buona cosa, poiché le aziende conoscono bene i dossier e hanno delle idee. Ma è la democrazia ad essere minacciata”.

“Il pericolo per la democrazia – conclude Sheila Krumholz – è rappresentato dal fatto che i politici non ottengono o non cercano neppure il punto di vista opposto, prima di avere una completa idea del problema, di definire un approccio o di prendere delle misure”.

swissinfo, Marie-Christine Bonzom, Washington
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

Alla vigilia delle elezioni presidenziali americane, swissinfo pubblica una serie di articoli di approfondimento, in particolare legate alle relazioni tra la Svizzera e gli Stati Uniti d’America.

Secondo la legge americana un’azienda può partecipare direttamente al finanziamento di un candidato solo e unicamente attraverso i PAC (“Political Action Committee”, Comitati di azione politica). I doni sono limitati a 2300 dollari per candidato e per elezione.

Se esistono limitazioni legali alla quantità di fondi che i PAC possono versare direttamente, non ci sono tuttavia restrizioni sull’ammontare che i PAC possono spendere indipendentemente per difendere un punto di vista o per convincere la comunità ad eleggere un candidato.

Per poter finanziare un candidato o la campagna, le società estere devono agire attraverso le rispettive filiali basate negli USA. Le aziende straniere possono però finanziare direttamente i congressi dei partiti, rispettando i limiti che valgono anche per le aziende americane.

L’ammontare del denaro versato è comunicato pubblicamente solo sessanta giorni dopo la conclusione del congresso. Secondo il “Campaign Finance Institute” ciascun congresso spera di racimolare un bottino di circa 60 milioni di dollari.

Partito democratico: il congresso si tiene a Denver, nel Colorado, dal 25 al 28 agosto.

Partito repubblicano: il congresso si terrà dal 1. al 4 settembre a Minneapolis-Saint Paul, Minnesota.

UBS e Novartis sono le uniche aziende estere a finanziare i due congressi, con 47 aziende americane.

Barack Obama: UBS ha versato 378 mila 400 dollari, una cifra che colloca la banca elvetica tra i venti donatori più generosi nei confronti del candidato democratico alla Casa Bianca. Considerando l’entità della somma, UBS è la sola società straniera ad appoggiare Barack Obama, dietro alcuni concorrenti americani: Goldman Sachs, JP Morgan Chase e Citigroup.

John McCain: UBS e Credit Suisse figurano tra i venti più grandi donatori del candidato repubblicano, con rispettivamente 127 mila 315 dollari e 133 mila 125 dollari. Sono le uniche due società estere a fare parte del ristretto club, precedute dai concorrenti americani Merril Lynch e Morgan Stanley.

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